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Venerdì 05 MAGGIO 2017
Psoriasi. Scacco alle lesioni con il nuovo anticorpo monoclonale

Grazie a Ixekizumab, è possibile raggiungere un miglioramento del 90 e 100% dell’indice Pasi già nelle prime settimane di trattamento. Presto la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. I risultati dell’efficacia della nuova opzione terapeutica sono stati illustrati al 92° Congresso nazionale della Sidemast in corso a Sorrento

Una patologia vissuta dai pazienti come un vero e proprio stigma, che spesso li spinge verso un autoisolamento sentendosi valutati sulla base della malattia della pelle. È la psoriasi, malattia cronico recidivante con un importante impatto epidemiologico, secondo le stime più recenti ne soffrono circa 2milioni e mezzo di italiani, di cui almeno un milione con una forma severa.
 
Avere una pelle pulita, priva di lesioni è quindi il sogno di quanti ne sono colpiti. Ma ora grazie a Ixekizumab, anticorpo monoclonale per la psoriasi moderata grave, questo sogno sta per diventare realtà. Le sue caratteristiche? Rapidità d’azione già nelle prime settimane, un profilo di sicurezza tra i più elevati oggi disponibili e un miglioramento del 90 e 100% dell’indice Pasi, che valuta appunto la gravità delle lesioni psoriasiche e la loro estensione.
Insomma, una risposta veloce ed efficace che allontana anche il rischio di abbandono e di non aderenza che grava sulle terapie a lungo termine proprio grazie alla sua efficacia sia nel breve che nel lungo termine.
 
I risultati della nuova terapia sono stati illustrati nel corso del 92° Congresso nazionale della Sidemast, la Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse in corso a Sorrento. Il farmaco di Eli Lilly sarà presto prescrivibile e rimborsato anche sul mercato italiano: come annunciato dall’azienda farmaceutica ha infatti completato l’iter negoziale con Aifa ed è attualmente in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.  
“Migliorare la qualità di vita del paziente è l’obiettivo fondamentale da raggiungere – ha spiegato Fabio Ayala Direttore della Uoc di Dermatologia clinica del Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia  Università di Napoli Federico II – e Ixekizumab presenta diversi vantaggi grazie alla sua alta affinità di legame con l’interleuchina 17A, citochina chiave nel processo patogenetico della psoriasi. È proprio dall’interazione con questa citochina che il meccanismo patogenetico viene bloccato con una azione selettiva. Soprattutto, sin dalle prime settimane di trattamento la molecola si è dimostrata più efficace su tutti gli obiettivi raggiungendo un miglioramento significativo fino al 90 e 100% dell’indice Pasi”.  L’asticella si è quindi alzata notevolmente, se pensiamo che fino allo scorso anno, come ha ricordato Ayala “l’obiettivo era quello di arrivare a raggiungere almeno il 75% l’indice Pasi”.
 
Il farmaco inoltre “agisce bene sulle mani e sul cuoio capelluto – ha spiegato – e questo è interessante perché la visibilità della malattia in queste localizzazioni è determinante nei rapporti sociali”.  Insomma, un altro incoraggiante passo in avanti sul fronte della qualità della vita dei pazienti.
 
Ma non solo, i risultati si mantengono anche nel lungo periodo: “L’alto indice di risposta al trattamento – ha aggiunto Ayala – viene mantenuto fino a 108 settimane di terapia, quando la maggior parte dei pazienti vede confermata la risoluzione quasi completa (Pasi 90) o completa (Pasi 100) delle placche psoriasiche. Una remissione raggiunta da oltre il 50% dei pazienti”.
 
Benefici arriveranno quindi anche sul fronte dell’aderenza alle terapie influenzata dall’insorgenza di effetti collaterali. Una recente analisi integrata presentata all’Eadv 2016 a Vienna, che ha preso in esame oltre 7.800 pazienti affetti da psoriasi moderata-severa trattati con Ixekizumab in sette studi clinici per un totale di 264 settimane, ha infatti dimostrato un ottimo profilo di sicurezza del farmaco sia nel breve che nel lungo termine. Caratteristiche che, insieme alla rapidità d’azione e l’efficacia, lo candidano quindi a diventare un’importante opzione terapeutica per i pazienti.
 

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