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Mercoledì 10 MAGGIO 2017
Uveite: la vista migliora con corticosteroidi e immunosoppressivi

L’uveite è una patologia infiammatoria dell’occhio responsabile di una forte diminuzione della vista. Uno studio multicentrico pubblicato da JAMa ha valutato le opzioni terapeutiche a disposizione. La più efficace in termini di acuità visiva è risultata la combinazione di farmaci corticosteroidi e immunosoppressivi

(Reuters Health) – Nei pazienti che soffrono di uveite, i corticosteroidi sistemici, integrati con farmaci immunosoppresivi, sono in grado di migliorare l’acuità visiva nel lungo periodo, rispetto alla monoterapia con un corticosteroide (fluocinalone) somministrato attraverso un’iniezione nella sclera, la parte bianca dell’occhio. Questa evidenza emerge dallo studio MUST, che ha coinvolto 180 pazienti.

Lo studio
Il trial multicentrico randomizzato – condotto da John H. Kempen e colleghi del Massachussets Eye and Ear di Boston –  ha riguardato 180 pazienti con uveite trattati con fluocinalone intravitreale o con terapia sistemica. I pazienti sono stati seguiti per sette anni, al fine di valutare i risultati dell’acuità visiva a lungo termine. Al termine del primo anno,  una percentuale compressa tra il 20 e il 25% dei pazienti in terapia con fluocinalone intravitreale seguiva anche terapia sistemica con corticosteroidi, farmaci immunosoppressori o entrambi i farmaci. La maggior parte dei pazienti del gruppo in terapia sistemica (88%) ha ricevuto la terapia immunosoppresiva ad un certo punto del follow up.
 
Entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti dell’acuità visiva a sei mesi dalla randomizzazione, con un primo significativo vantaggio a favore del gruppo con impianto. Il gruppo che seguiva la terapia sistemica ha ottenuto un miglioramento tale che i risultati di acuità visiva non presentavano differenze significative a distanza di due e cinque anni di osservazione.  Dopo questa finestra temporale l’acuità visiva media è diminuita nel gruppo con l’impianto, ma si è mantenuta elevata nel gruppo che seguiva la terapia sistemica. Di conseguenza, la modifica dell’acuità visiva, rispetto al dato basale, è stata favorita dalla terapia sistemica a partire da sei-sette anni dalla randomizzazione.

Fonte: JAMA

Will Boggs


(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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