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Giovedì 11 MAGGIO 2017
Tumori. In Italia sopravvivenza superiore alla media europea: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Al nord si sopravvive di più, al sud si fa ancora poca prevenzione

Donne e giovani sopravvivono ad una diagnosi di tumore più degli uomini e degli anziani. La situazione, tuttavia, non è la stessa in tutte le Regioni: al nord si sopravvive più che al sud. Ma guardando alla media Europea, chi vive in Italia ha più speranze di sconfiggere la malattia. Per i cinque tumori più frequenti, seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica, questi dati si traducono in più di 6.270 persone sopravvissute, che fino a pochi anni fa non avrebbero avuto nessuna speranza. IL RAPPORTO AIRTUM 2016

Si torna alla vita di tutti i giorni, a quella attiva, reale. A volte sono necessari dei controlli periodici, altre volte ci si può considerare totalmente guariti. Solo pochi anni fa sembrava quasi impossibile sopravvivere ad una diagnosi di cancro, oggi, invece, le aspettative di vita continuano ad aumentare. Dal tumore si può guarire. Le donne sopravvivono più degli uomini: 63% contro il 54% dei maschi. Le cifre salgono per alcuni tumori che, generalmente, hanno una buona prognosi. Un uomo che scopre di avere un tumore al testicolo ha il 91% di possibilità di superare la malattia. Per le donne il cancro con la miglior prognosi è quello della tiroide: la guarigione è stimata al 95%.
 
Sono i dati del Rapporto Airtum 2016 sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia, presentato oggi al Ministero della Salute, nella giornata di studio “Survivorship Planning Day”, organizzata in collaborazione con Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università Sapienza.
 
I dati si riferiscono alle persone che si sono ammalate tra il 2005 e il 2009. C'è un netto miglioramento rispetto a coloro che hanno ricevuto la diagnosi nel quinquennio precedente: tra il 2000 e il 2004 le donne erano al 60%, gli uomini al 51%.
 
“La statistica - ha spiegato Lucia Mangone, Presidente Airtum – si riferisce ai dati raccolti in tutti i Registri Tumore presenti in Italia e, pertanto, abbracciano 13 Regioni. Lo studio non considera l’età pediatrica, per cui sono state esaminate tutte le persone che si sono ammalate con più di 15 anni. Ai bambini è dedicato uno studio ad hoc”.
 
"Fare il punto della situazione italiana, alla luce dell’impostazione della European Guide on Quality Improvement in Comprehensive Cancer Control e identificare contributi specifici per un aggiornamento della pianificazione - ha aggiunto Antonio Federici, dirigente medico del Ministero della Salute sono gli obiettivi della giornata di studio e di lavoro organizzata oggi dal Ministero della Salute". Questo enorme passo in avanti per i cinque tumori più frequenti, seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica, si traduce in 6.270 persone  sopravvissute, che fino a pochi anni fa non avrebbero avuto nessuna speranza.
 
“La nuova sfida della sopravvivenza al cancro, per i pazienti e i clinici – ha sottolineato Francesco De Lorenzo, presidente FAVO -, è quella di andare oltre la qualità delle cure e garantire la qualità della vita. I pazienti guariti chiedono di tornare a una vita come prima, inclusi il ritorno al lavoro e agli affetti ”.
 
Sopravvivenza e età dei pazienti
Le aspettative di vita mutano anche a seconda dell’età del paziente: più si è giovani è più è probabile che si vinca la propria battaglia contro la malattia. Le donne con meno di 45 anni superano con successo il calvario nell’86% dei casi, lo stesso accade per il 79% degli uomini. Le stesse percentuali si dimezzano quando ad essere colpite sono persone con più di 75 anni, la tendenza di genere si inverte: superano la patologia il 42% delle signore e il 44% degli uomini.

Le condizioni per la guarigione
Ovviamente, aldilà dei dati, la sopravvivenza ad un tumore dipende da due fattori fondamentali: la fase nella quale viene diagnosticata la malattia e l’efficacia delle terapie. Nel primo caso è dunque fondamentale la prevenzione: seppur migliorata negli anni, il Rapporto evidenzia un sud Italia ancora troppo indietro rispetto ai programmi di screening delle Regioni del Nord. Una disparità che si ripercuote anche sulla sopravvivenza: nel mezzogiorno si muore di più a causa di tumori alla mammella, alla cervice e al colon. Tumori dai quali è possibile guarire se diagnosticati in una fase iniziale. "Ci si ammala più al nord – ha sottolineato Mangone - perché al sud ci sono fattori di protezione, come l’alimentazione. Al contrario si guarisce di più al nord perchè le prevenzione e terapie sono più efficaci".
 
La situazione Regione per Regione
Le sopravvivenze più elevate sono in Emilia-Romagna e Toscana sia negli uomini (56%) che nelle donne (65% donne). In Emilia-Romagna si registra la sopravvivenza più elevata per colon-retto (69%) e mammella (89%). Per la prostata in Friuli Venezia-Giulia (95%), per il polmone, nonostante la sopravvivenza sia rimasta molto bassa, i dati migliori si registrano in Emilia-Romagna e Lombardia (18%).

I tumori con una buona prognosi
"La migliore sopravvivenza nelle donne è in gran parte legata anche al fatto che fra le italiane il tumore più frequente è quello della mammella, con un programma di screening attivo da anni ed un continuo miglioramento delle cure", ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom.
Il cancro alla mammella, infatti, è uno dei quelli considerati con buona prognosi: guariscono quasi 9 donne su 10 (87%). Prognosi ancora migliore per il melanoma con l’89% di superamento della malattia. All’87% c’è linfoma di H., seguito dal tumore alla vescica con un 78% di successo delle terapie. Nelle femmine decisivi miglioramenti nelle percentauli di guarigione si sono avute nel Linfoma non Hodgkin (+6%), colon-retto (+5%) e fegato, osso, pelvi e vie urinarie, tiroide e mieloma multiplo (+4%).
 
Si parla di buona prognosi negli uomini per altri tumori. Prostata e testicolo hanno una guarigione stimata al 91%. Un punto percentuale in meno per la tiroide. Il melanoma e il sarcoma Kaposi scendono all’ 85%. Nei maschi miglioramenti significativi sono stati registrati in particolare nei tumori ossei (+10%), colon-retto e fegato (+6%), mieloma multiplo (+5%), Linfoma non Hodgkin (+4%) e prostata (+3%).

Cattiva prognosi
Per gli uomini il peggior nemico è il tumore al pancreas: si sopravvive solo nel 7% dei casi. Segue il mesotelioma con un 9% di speranza, il cancro all’esofago con il 13%, quello al polmone con due punti in più, fino alla colecisti con un 17% di possibilità di guarigione.
Il nemico numero uno delle donne è, come per gli uomini, il pancreas: si guarisce nel 9% dei casi. Il tumore all’esofago dà 13 possibilità su 100 di uscire dalla malattia, percentuale che sale al 15% per la colecisti. Si salvano dal tumore al polmone 19 donne su 100 e il 26% di coloro che vengono colpite al sistema nervoso.
 
Italia vs Europa
“Complessivamente - ha detto Lucia Mangone - la sopravvivenza registrata in Italia è più elevata della media europea sia negli uomini - 54% vs 49% - che nelle donne - 63% vs 57% - con due sole eccezioni: la leucemia linfatica, sopravvivenza identica, pari al 39%,  e i tumori della colecisti e vie biliari, 17% in Europa e 16% in Italia. Se confrontata ai dati americani la sopravvivenza italiana è però più bassa sia negli uomini che nelle donne, con una differenza in entrambi i casi di 15 punti percentuali
 
"La sopravvivenza - ha spiegato Carmine Pinto - è dunque il dato principale in campo oncologico perché permette di valutare l’efficacia del sistema sanitario nei confronti della patologia tumorale. Ma in Italia ci sono ancora troppe differenze di cura ed è per questo che per quanto riguarda la disponibilità e l’accesso alle terapie più efficaci, le Regioni stanno lavorando, soprattutto attraverso l’implementazione dei Pdta (Percorso Diagnostico-Terapeutico Assistenziale) e la costruzione delle reti oncologiche regionali, per ridurre al minimo - ha concluso - le disparità di accesso ai servizi e garantire equità delle cure oncologiche”.
 
Isabella Faggiano

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