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Giovedì 01 GIUGNO 2017
Salute disuguale. Boeri: “Bisogna pensare a un ticket sanitario rilevante per i redditi più elevati”

“Il confronto pubblico spesso non affronta in modo adeguato il nodo della selettività nell’universalismo, vale dire di come, anche nell’ambito di un servizio sanitario che offre copertura a tutti i cittadini, la fornitura di servizi sanitari costosi possa richiedere una rilevante compartecipazione da parte di chi ha redditi più elevati”. Così il presidente dell’Inps nel suo editoriale di lancio del Festival dell'economia, dedicato quest'anno alla sanità, che si apre oggi a Trento e di cui è il direttore scientifico

Si apre oggi a Trento il Festival dell’economia che quest’anno ha scelto un tema insolito rispetto alla tradizione della kermesse nata nel 2006: “La salute disuguale”. Direttore scientifico del festival è Tito Boeri, dal dicembre 2014 presidente dell’Inps, che all’edizione 2017 del festival ha dedicato un editoriale che pubblichiamo di seguito integralmente.
 
Sono sempre stato affascinato dal lavoro dei medici.
Forse perché era il mestiere di mio padre. Forse perché il medico ottiene un risultato tangibile dal proprio lavoro, può non solo curare e alleviare il dolore di molti, ma anche salvare vite umane.
 
Anche quando gli economisti danno le “ricette” giuste, e non è affatto scontato che questo avvenga, è difficile attribuire a queste prescrizioni il salvataggio di vite umane. Ci sono alcune eccezioni importanti di economisti che hanno raggiunto questo risultato contribuendo a migliorare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria e a facilitare l’incontro fra domanda e offerta di organi. Queste eccezioni verranno ampiamente rappresentate in questa edizione del festival, a partire dalla lezione inaugurale. Le differenze nelle condizioni di salute e nella longevità delle persone sono talvolta ancora più marcate che le differenze nei livelli di reddito.
Il Gabon ha un reddito medio, a parità di potere d’acquisto, pari a poco più di un terzo di quello medio degli Stati Uniti, ma in Gabon muoiono nel primo anno di vita 5 bambini su 100 nati vivi, mentre negli Stati Uniti questo avviene per 5 bambini su 1000.
 
Vi sono profonde differenze nella speranza di vita anche all’interno degli Stati Uniti: chi nasce e vive nelle zone rurali, che hanno regalato la vittoria a Donald Trump, vive mediamente fino a 30 anni in meno di chi vive nelle grandi città. Emergono in maniera sempre più netta anche differenze di genere: le donne sono più longeve degli uomini, ma soffrono con maggiore probabilità di malattie che causano dolore e invalidità.
 
Nei paesi sviluppati le disuguaglianze di salute potrebbero notevolmente aumentare con l’invecchiamento della popolazione, se si considera che stime recenti valutano una crescita di circa l’80% nella spesa per le cure di anziani non autosufficienti che soffrono di declino cognitivo o Alzheimer.
 
La copertura e la qualità delle prestazioni sanitarie giocano un ruolo importante, ma pur sempre limitato in queste differenze: non basta introdurre programmi universali di copertura sanitaria gratuita per abbattere le differenze nella longevità. Nonostante l’universalismo sia stato applicato nell’accesso ai servizi sanitari nel Regno Unito subito dopo la guerra, questo accesso gratuito da parte di tutti alle cure sanitarie è andato di pari passo ad un incremento delle differenze nelle condizioni di salute delle famiglie britanniche nei 40 anni successivi.
 
Ci sono fattori culturali, ambientali, sociali, legati al lavoro, che incidono profondamente sulle condizioni di vita, l’alimentazione e la prevenzione delle malattie. E le terapie più efficaci per alcune malattie spesso sono troppo costose anche per il più generoso dei sistemi sanitari nazionali.

Quando si parla di mobilità sociale, un tema di cui ci siamo occupati in precedenti edizioni del festival, ci si sofferma per lo più sulla posizione delle persone nella scala dei redditi e ci si dimentica spesso che la dimensione più importante dell’uguaglianza delle opportunità è legata alla possibilità di condurre una vita sana e di poter gioire di un invecchiamento attivo.
 
È una materia su cui l’intervento pubblico è particolarmente opportuno dato che ci sono importanti esternalità positive nel creare condizioni ambientali più favorevoli ad una vita sana. Non sempre però queste esternalità vengono perseguite dall’operatore pubblico, che tende a concentrarsi sugli effetti anziché sulle cause di molte malattie diffuse.
 
C’è spesso troppa poca attenzione ai risultati cui può portare la ricerca di base in campo bio-medico nel migliorare la qualità della vita di miliardi di persone. I sistemi sanitari raramente tengono conto di problemi di azzardo morale, vale dire del fatto che la copertura sanitaria può avere effetti perversi riducendo gli incentivi delle persone a condurre una vita sana, in grado di minimizzare il rischio di un ricorso frequente alle cure mediche.
 
Ancora, il confronto pubblico spesso non affronta in modo adeguato il nodo della selettività nell’universalismo, vale dire di come, anche nell’ambito di un servizio sanitario che offre copertura a tutti i cittadini, la fornitura di servizi sanitari costosi possa richiedere una rilevante compartecipazione da parte di chi ha redditi più elevati.
 
A volte le differenze osservate nei livelli di salute sono riconducibili al diverso grado di “educazione alla salute” degli individui. Una migliore conoscenza dei rischi della salute e delle possibilità di cura potrebbe favorire una vita sana senza aggravio di costi ed evitare fenomeni di malati-silenti o malati-scoraggiati, che non utilizzano al meglio le cure e le prestazioni sanitarie disponibili, perché poco informati sull’offerta di servizi sui propri diritti.
 
Sono tutti esempi di questioni molto rilevanti sulle quali gli economisti possono aver molto da dire. Come in precedenti edizioni del festival si gioveranno di interazioni con scienziati di altre discipline, questa volta con una maggiore attenzione alle cosiddette scienze dure, da cui dipendono, dopotutto, gli straordinari progressi della medicina negli ultimi 50 anni.
 
Tito Boeri
Direttore scientifico del Festival dell’Economia

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