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Martedì 06 GIUGNO 2017
Convenzione cure primarie. Fimmg, Fimp e Sumai chiedono revisione Atto di Indirizzo: “Legge Madia, Lea, Piano vaccini e sblocco contratti hanno cambiato quadro”

Lo scrivono oggi i leader dei tre sindacati annunciando una segreteria congiunta il prossimo 16 giugno cui è stata invitata anche Tdm-Cittadinanzaatttiva. “La necessità di un nuovo atto di indirizzo e della definizione rapida delle convenzioni non è una semplice, seppur legittima, rivendicazione economica ma rappresenta il passaggio per dare ai nostri concittadini la certezza di vedersi riconosciuto il diritto a ricevere le cure più appropriate”.

Fimmg, Fimp e Sumai riuniranno il prossimo 16 giugno a Roma, in assemblea congiunta, le proprie Segreterie Nazionali. Obiettivo dichiarato dell’incontro, al quale è stata invitata anche TdM-Cittadinanzattiva – si legge in una nota – “è portare in evidenza una necessità ormai conclamata che non può più attendere: la definizione di un nuovo Atto d’Indirizzo per superare lo stallo della contrattualità dell’area convenzionata, unica vera possibilità per il rilancio delle cure territoriali”.
 
“Medici di Famiglia, Pediatri di Famiglia e Specialisti Ambulatoriali – dichiarano Silvestro Scotti segretario FIMMG, Giampietro Chiamenti presidente FIMP e Antonio Magi segretario SUMAI Assoprof – fino ad oggi hanno dato risposta ai sacrifici richiesti al Paese facendosi carico dei bisogni espressi da una collettività sempre più in sofferenza. Hanno sostenuto l’assistenza territoriale nonostante un modello organizzativo che da tempo ha mostrato tutti i propri limiti per l’assenza di quelle scelte contrattuali innovative che avrebbero potuto permettere a questi professionisti di esprimere al meglio la propria capacità assistenziale, offrendo ai cittadini più servizi ed efficienza”.
 
“In questi 7 anni di fermo contrattuale – continuano i tre sindacati della Medicina Convenzionata – l'Italia è cambiata: la popolazione è invecchiata, sono aumentate le patologie croniche e il carico assistenziale da esse richiesto è sempre più complesso, si è evidenziata una forte necessità di fare prevenzione. In molte aree del Paese, dove i Medici che vanno in pensione non sono, già oggi, sostituiti da nuovi ingressi, si profila il rischio del default assistenziale”.
 
“Il tutto – sottolineano - favorito anche dall’inerzia contrattuale, oltre che da quella di chi dovrebbe fare programmazione e favorire la scelta vocazionale dei giovani Medici. Le risposte che sono state date, attraverso provvedimenti legislativi e di programmazione nazionale e regionale, anche importanti, sia ai pazienti/cittadini (piano della cronicità, LEA, piano vaccinale) che ai professionisti (legge sulla responsabilità professionale, sentenza Corte Costituzionale su blocco economico dei contratti, appostamento risorse finanziarie nelle leggi e norme competenti, legge “Madia”) non dissipano l'impressione che si tratti di provvedimenti che rincorrono l'evoluzione della realtà invece di realizzarla in un divenire integrato e in una strategia politica reale e tangibile. Oltretutto rischiano, per il sovrapporsi di nuovi eventi e nuove emergenze, di rimanere di fatto lettera morta soprattutto se non trovano la loro naturale evoluzione in coerenti Accordi Collettivi Nazionale della medicina convenzionata” .

Secondo i tre sindacati “il rinnovo dei contratti dell'area convenzionata può offrire le giuste risposte in quanto definisce gli obiettivi sia economici che normativi orientati ad una integrazione dei compiti che salvaguardi le specificità della medicina generale, della pediatria e della specialistica ambulatoriale anche in armonia con le specificità dirigenza medica ospedaliera. Integrazione che renda disponibile un modello d’intensità assistenziale capace di tradurre in appropriatezza e sostenibilità, grazie a obiettivi coerenti e a chiarezza di rapporti e funzioni, la domanda assistenziale, liberandola dal condizionamento dei sistemi di offerta, a vantaggio di un cittadino più consapevole”.
 
“La definizione contrattuale – aggiungono - è un elemento primario nell'evoluzione dei servizi e raggiunge il significato di un impegno etico quando si modella e corrisponde al percorso per raggiungere obiettivi assistenziali condivisi, solidali ed universali. È giunto il momento che tutti i poteri che ne hanno la responsabilità (Governo, Ministeri, Regioni), prendendo spunto da quegli obiettivi, facciano un atto di presa di coscienza della mutata realtà assistenziale e normativa del Paese attraverso un nuovo atto d'indirizzo per l'area convenzionata, che rappresenti finalmente un impegno strategico assistenziale attuale e di riferimento per un rapido e proficuo percorso negoziale.”
 
“Il vecchio atto d’indirizzo, ormai datato – affermano Scotti, Chiamenti e Magi – nonostante la sua rivalutazione che risale a più di un anno e mezzo fa, risulta carente su dinamiche proposte dai nuovi atti legislativi e di programmazione intervenuti successivamente, come:
1. la Legge Madia sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego, dove prevale un meccanismo di ricompensa connessa alla meritocrazia e un nuovo ruolo del contratto con una sua elasticità anche rispetto a norme di legge che non abbiano previsto la non derogabilità;
 
2. I nuovi LEA, il nuovo Piano Nazionale Vaccini e il Piano della Cronicità, che di fatto condizionano il sistema sanitario e affinano la nostra offerta assistenziale condizionano gli ACN che diventano la sede di una delle risposte alla domanda di prestazioni in essi contenuta riaffermando che solo le cure territoriali possono gestirle in maniera diffusa sul territorio e quindi vicino ai cittadini;
 
3. La legge finanziaria 2017 che nello sbloccare la parte economica dei rinnovi contrattuali ha dato le gambe ai valori espressi dalla Corte Costituzionale nella sentenza sull’illegittimità costituzionale del blocco dei contratti per il pubblico impiego. Il rinnovo contrattuale ha valore perché contempera in maniera efficace e trasparente gli interessi contrapposti delle parti e concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalità della retribuzione, ponendosi, per un verso, come strumento di garanzia della parità di trattamento dei lavoratori (art. 45, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001) e, per altro verso, come fattore propulsivo della produttività e del merito (art. 45, comma 3, del d.lgs. 165 del 2001).”
 
“E’ stato ormai raggiunto il punto –aggiunge ancora la nota – oltre il quale la buona volontà dei singoli o delle categorie non potrà più evitare il disastro assistenziale ovvero il lento decadimento del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Servono scelte politiche chiare, che creino coerenza tra le leggi, i dispositivi di programmazione e gli ACN, ma che possano anche approfittare della coincidenza con il rinnovo contrattuale della Dirigenza medica per esprimere tale coerenza anche nell’ambito delle contrattualità dei medici dipendenti”.
 
“La convocazione congiunta delle Segreterie nazionali di Fimmg, Fimp e Sumai, aperta alla partecipazione dell'organizzazione più autorevole dei diritti dei cittadini e soprattutto dei cittadini che necessitano di assistenza, vuole dunque testimoniare che la necessità di un atto di indirizzo e della definizione rapida degli AA.CC.NN. non è una semplice, seppur legittima, rivendicazione economica – concludono i tre sindacati -  bensì rappresenta il passaggio necessario per dare ai nostri concittadini, come sancito dalla nostra carta costituzionale, indipendentemente dalla condizione economica, la certezza di vedersi riconosciuto il diritto a ricevere le cure più appropriate”.

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