quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 30 GIUGNO 2017
Glaucoma. Dagli oculisti territoriali proposta operativa per fronteggiarlo

Seconda causa di cecità sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, l'Oms stima che dal glaucoma nel 2020 saranno colpiti circa 60 milioni per quello ad angolo aperto e 20 milioni per quello ad angolo chiuso. Il prossimo 28 giugno inizierà ad Helsinki il VII World Glaucoma, quest'anno ci sarà la partecipazione anche degli oculisti.

Il glaucoma è la seconda causa di cecità sia nei paesi sviluppati, che in quelli in via di sviluppo e l’Oms stima che nel 2020 ci saranno nel mondo circa 60 milioni di pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto e 20 milioni di soggetti con glaucoma ad angolo chiuso, di cui circa il 50% non diagnosticati.

Il prossimo 28 giugno inizierà ad Helsinki il VII World Glaucoma cui parteciperanno i massimi esperti del glaucoma a livello mondiale. Quest’anno ci sarà la partecipazione anche degli oculisti che affrontano quotidianamente questa patologia a livello prettamente ambulatoriale, e che possono quindi apportare il proprio contributo di esperienza clinica alla diagnosi, gestione e terapia della stessa dalla prospettiva degli operatori nei centri periferici di livello di base e low-tech.

In questa ottica è nata la partecipazione al congresso di alcuni specialisti del gruppo Goal (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi), che grazie alla collaborazione con la Cattedra di Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università degli Studi del Molise, diretta da Ciro Costagliola, ha presentato al meeting di Helsinki una comunicazione scientifica preliminare riguardante una strategia per la diagnosi precoce del glaucoma, basata su un nuovo indice di rischio integrato.

Pier Franco Marino e Danilo Mazzacane, unitamente a Costagliola hanno sviluppato questo metodo per la early detection della patologia che permette l’individuazione precoce dei soggetti a rischio con un metodo diagnostico economico, affidabile e sostenibile.

Tale metodo è stato già applicato su più di 500 pazienti ed i risultati ottenuti hanno mostrato una elevata corrispondenza statistica con i dati di prevalenza della popolazione italiana. L’indice di rischio integrato considera, in maniera “pesata” tutti i fattori di rischio che concorrono allo sviluppo della malattia, assegnando un punteggio che personalizza il percorso diagnostico del paziente evitando esami inutili, con aggravio di spesa per il Ssn.

© RIPRODUZIONE RISERVATA