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Lunedì 12 SETTEMBRE 2011
Manovra. Rimondi (Assobiomedica): “Beffati i fornitori di aziende sanitarie”

La cancellazione dal maxiemendamento della norma a favore della crescita e a tutela dei crediti delle imprese verso la PA, già approvata dalla Commissione Bilancio del Senato, per il presidente dell'Associazione porterà alla chiusura di molte aziende del settore biomedicale.

È allarme per le aziende produttrici e fornitrici di dispositivi medici e diagnostici in vitro. Per Assobiomedica la cancellazione dal maxiemendamento della norma che dava la possibilità di ottenere una certificazione pubblica sui crediti delle piccole imprese fornitrici della PA, trascorsi i sei mesi dall’emissione della fattura, con conseguente possibilità di ottenere dalle banche il pagamento dell’intero importo in sofferenza, mette a rischio di chiusura molte aziende del settore.
La norma, già approvata dalla Commissione Bilancio del Senato, secondo l’Associazione confindustriale era l’unica, contenuta nella manovra, che avrebbe consentito la crescita del settore.
“Non vogliamo e non possiamo più sopperire ai problemi finanziari degli enti sanitari – ha affermato il Presidente di Assobiomedica Stefano Rimondi – anche perché il grado di sofferenza delle imprese ha raggiunto livelli insostenibili. Penso soprattutto a quelle di minore dimensione, che sono esattamente le aziende che la norma soppressa voleva tutelare. È nota – ha aggiunto Rimondi – la gravissima situazione dei ritardi con cui vengono pagati dalle Asl i fornitori di tecnologie mediche nonostante i precisi termini indicati da norme europee e nazionali”.
Assobiomedica sottolinea quindi il rischio di chiusura per molti suoi associati, tenuto anche conto della proroga, per tutto il 2012, del blocco dei pignoramenti verso le Asl nelle regioni sottoposte a piano di rientro, blocco iniquo oltre che chiaramente illegittimo: “Se non si troveranno immediati rimedi al problema dei pagamenti – ha concluso Rimondi –, i cui ritardi determinano un volume di debito intorno ai 6 miliardi di euro, saremo costretti a decisioni drammatiche”.

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