quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 10 LUGLIO 2017
Infermieri e Oss. Carbone (Fials): “Contratto chiuda questione su utilizzo infermieri in atti che li deprofessionalizzano”

Atti, certamente importanti per lo stato di salute individuale me che per metterli in pratica è stato previsto uno specifico profilo professionale appunto l’operatore sociosanitario. Va quindi messo in essere come già è realtà quotidiana in molte aziende sanitarie, una organizzazione del lavoro multi e inter professionale in cui ogni professionista ed ogni operatore è per le proprie competenze parte fondamentale.

È apparsa in questi giorni sui media e sui social una polemica tra Ipasvi e Migep partendo dal risalto che ha avuto l’emendamento Lenzi al ddl Lorenzin con cui è stata rilanciata l’istituzione dell’area delle professioni sociosanitarie, colpevolmente mai attuata dal Ministero della Salute nonostante fosse prevista dal d.lgs. 502/92. Doveroso il richiamo e monito della Presidente Ipasvi al rappresentante di uno dei tanti movimenti che associano gli Operatori Socio Sanitari. Anche allaluce di quanto avvenuto l’altro ieri all’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.

Il Responsabile della Struttura Complessa di Medicina Generale ha disposto che il personale infermieristico, in mancanza degli Operatori Socio Sanitari, deve garantire le stesse funzioni degli Oss. Una disposizione, a dir poco vergognosa che non trova alcun fondamento giuridico e contrattuale e non rispettoso della dignità professionale degli operatori infermieristici.
 
Una polemica, quella tra Infermieri ed Oss, tra demansionamento da una parte e riconoscimento professionale dall’altra che deve sicuramente trovare nel prossimo rinnovo contrattuale una giusta dimensione e favorire le stesse professionalità nell’ambito dell’organizzazione del lavoro stante l’area delle professioni socio sanitarie. Pare opportuno fare alcune precisazioni: l’istituzione delle professioni e del personale sociosanitari è indubbiamente una scelta strategica fondamentale e irrinunciabile in un sistema nel quale il concetto di salute e di benessere prevale rispetto ad una concezione vetero di sanità in senso stretto…tant’è che lo stesso Dicastero ha mutato nome da Sanità a Salute.

In questa area un profilo che si chiama operatore 'sociosanitario' è ovvio e scontato che debba essere collocato in quest’area anche per le sue competenze che sono quelle di collaborare con le professioni sanitarie e sociali per favorire il miglior stato di salute del cittadino sollevandole da quelle incombenze igieniche e domestico-alberghiere per metterle in condizione invece di esercitare tutte quelle competenze scientifiche proprie di professioni intellettuali laureate. La collocazione dell’Oss nel ruolo tecnico allora fu una scelta per esclusione non essendovi altra alternativa parendo eccessiva quella del ruolo sanitario anche se quella del ruolo tecnico era ed è certamente riduttiva….invece di allargarsi si è preferito ridursi….ora la soluzione c’è e va percorsa tutta: infatti, indipendentemente dal destino del ddl Lorenzin e dall’emendamento Lenzi, che condividiamo appieno, il rinnovo contrattuale alle porte ha fatto proprio questa scelta.

Le direttive del Comitato di Settore Regioni-Sanità all’Aran per il rinnovo contrattualeche ha rifiutato la chemio per il suo tumore...infatti prevedono chiaramente:
1. Istituzione dell’area delle professioni socio-sanitarie.
La finalità del SSN, come definita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè la tutela della salute come "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia" fa sì che debba essere attuata non solo in un sistema sanitario in senso stretto, bensì dando corso ad un’articolata e complessa attività con più professionisti ed operatori per individuare e conseguentemente modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla salute individuale e collettiva promuovendo al contempo quelli favorevoli.

Per supportare tale strategia di promozione del benessere, che trova nel “Patto per la Salute” un forte stimolo attraverso l’integrazione socio-sanitaria, appare opportuno prefigurare nel CCNL la previsione di una specifica area delle professioni socio-sanitarie, in attesa della piena attuazione di quanto previsto dall’art.3 octies del D.lgs n.502/92 in quanto si tratta di giusta scelta del legislatore in un settore, quale quello socio-sanitario, ad elevata espansione per l’attuale quadro demografico ed epidemiologico.
 
E’ evidente che l’area delle professioni e degli operatori sociosanitari è una nuova configurazione professionale nell’ambito della quale occorre ricollocare i profili esistenti a rilevanza socio-sanitaria, mentre dovranno, in coerenza, restare esclusi eventuali nuovi profili a rilevanza esclusivamente sociale. Ad oggi l’unico profilo professionale istituito con una metodologia propria di quest’area è l’operatore socio sanitario che avrebbe, così, una giusta collocazione, risolvendo, alla radice, le questioni controverse legate al suo attuale inquadramento nel ruolo tecnico da una parte e dall’altra porrebbe nella giusta dimensione, il rapporto di collaborazione con le professioni sanitarie e sociali ad iniziare da quella infermieristica.

La costituzione reale di quest’area delle professioni socio-sanitarie potrebbe dar corso a nuove legittimità ed operatività professionali in un ambito di intervento nel quale iscrivere alcune criticità attuali, relative a particolari profili che, nella suddivisione rigida in ruoli, non sono riusciti a trovare una adeguata collocazione e ai quali, invece, appare necessario rispondere positivamente cogliendo l’esigenza di dare ad operatori e professionisti il riconoscimento formale anche nella contrattazione nazionale.

In questa area andrà individuato un inquadramento adeguato e coerente per tutti quei profili professionali che non sono riconosciuti appieno all’interno dell’attuale sistema delle professioni sanitarie, ma che nella visione nuova di tutela della salute, ricoprono funzioni utili ed efficaci per il “piano terapeutico” e per l’intera organizzazione del lavoro.

In altri termini si darebbe così vita ad un nuovo e discontinuo scenario caratterizzato da un diverso pluralismo professionale più adeguato e funzionale non solo ad interpretare, ma anche a soddisfare i bisogni di salute e rispondendo così positivamente all’evoluzione della organizzazione del lavoro nella prevista integrazione socio - sanitaria.

In attesa della istituzione dell’area delle professioni socio-sanitarie, come prevista dal D.lgs. n.502/92 e al fine di adeguare l’articolazione dei professionisti e degli operatori del comparto sanità alla mutata evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale, è opportuno e necessario prevedere la seguente suddivisione del personale nelle seguenti aree funzionali:
• Area sanitaria, comprendente le professioni sanitarie infermieristiche – ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione e le arti sanitarie ausiliarie;

• Area dell’integrazione sociosanitaria comprendente gli operatori di interesse sanitario, oss compreso, il personale appartenente ai profili di assistente sociale, di educatore professionale, di puericultrice;

• Area di amministrazione dei fattori produttivi comprendente il personale amministrativo, tecnico e professionale;

• Area della ricerca (da istituire a seguito dei provvedimenti legislativi di cui al Titolo VI, punto 2 degli atti di indirizzo).

Più specificatamente la previsione di una specifica area socio sanitaria, non appare in contrasto con quanto disposto dall’articolo 3 octies del decreto legislativo n. 502 del 1992 e s.m., considerato che nell’attuale ordinamento giuridico le Regioni, nell’ambito dell’organizzazione dei propri servizi, possono prevedere un’apposita area dell’integrazione socio sanitaria.

Questa previsione risulta, peraltro, in linea con quanto previsto dall’articolo 6 del Patto per la salute 2014-2016 e in tal senso il decreto legislativo n. 171 del 2016 ha dettato specifiche disposizioni per il conferimento dell’incarico di direttore dei sevizi socio sanitari, ove previsto dalle singole Regioni.
Il Comitato di Settore con la previsione di tale Area funzionale, nell’ambito del contratto collettivo prevede,in ultima analisi, l’adeguamento dell’organizzazione del lavoro ai nuovi modelli organizzativi dei servizi.

Quindi questo è lo scenario nel quale collocare correttamente declinandoli nell’organizzazione del lavoro i rapporti tra professioni sanitarie e sociali e gli operatori sociosanitari integrando ciò con quanto previsto, inoltre, sempre nelle direttive del Comitato di Settore nel capitolo delle nuove competenze delle professioni sanitarie: “omissis Va ribadito, infine, che in ogni caso tutte le competenze professionali vanno esercitate nel rispetto dei profili, delle declaratorie, dei codici deontologici e della formazione acquisita, fatte salve le competenze previste per gli altri professionisti, sino ad escludere, quelle improprie delle singole figure e profili professionali, con particolare riferimento a quelle domestico- alberghiere ovvero quelle di pertinenza di altre professioni e per esse previste.”

Quindi il contratto dovrà, come da direttive delle Regioni chiudere definitivamente sulla questione dell’utilizzo degli infermieri in quegli atti che li deprofessionalizzano, atti, certamente importanti per lo stato di salute individuale me che per metterli in pratica è stato previsto uno specifico profilo professionale appunto l’operatore sociosanitario.

Va quindi messo in essere come già è realtà quotidiana in molte aziende sanitarie, una organizzazione del lavoro multi e inter professionale in cui ogni professionista ed ogni operatore è per le proprie competenze parte fondamentale, indispensabile ed insostituibile, in una logica di moderna e funzionale governance che superi senza desuete gerarchie di ruoli, come prevede l’articolo 5 del Patto per la Salute al punto 15 per costruire anche con il contratto un nuovo, più avanzato ed attuale rapporto tra operatori e professionisti produttori di salute nel quale ognuno è valorizzato e non è né escluso né sottoutilizzato: è questa l’idea forza con la quale la Fials si approssima a partecipare alle trattative per il rinnovo contrattuale del personale del SSN.
 
Giuseppe Carbone
Segretario Generale della FIALS 

© RIPRODUZIONE RISERVATA