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Martedì 11 LUGLIO 2017
Anziani e assistenza a lungo termine. Gallera: “Modello lombardo innovativo e rispondente ai nuovi bisogni” 

L’assessore ha partecipato oggi alla II edizione degli 'Stati generali dell'assistenza a lungo termine' organizzato da Italia Longeva al ministero della Salute. “Un confronto sicuramente prezioso e positivo”, ha detto Gallera, evidenziando la “rivoluzione epocale” messa in campo dalla Lombardia per “passare ‘dalla cura al prendersi curà dei pazienti, soprattutto di quelli cronici, che assorbono quasi l'80 per cento dell'offerta sanitaria”.

“Questa è una giornata molto importante perché mette al centro del dibattito nazionale un tema strategico per il futuro della sanità: la cronicità. Un momento di confronto tra realtà che a vario titolo interagiscono all'interno del sistema sanitario italiano e Regioni che stanno sperimentando diversi modelli di assistenza a lungo termine sicuramente prezioso e positivo”. Lo ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera intervenendo, questa mattina, a Roma, all’edizione 2017 degli 'Stati generali dell'assistenza a lungo termine' organizzato da 'Italia Longeva’, il network dedicato all'invecchiamento, creato dal Ministero della Salute, dalla Regione Marche e dall'Irccs Inrca, per promuovere una nuova visione dell'anziano quale risorsa per la società.

“Regione Lombardia - ha sottolineato l'assessore - sta mettendo in campo un modello per la presa in carico della cronicità molto originale e innovativo che individua nel 'gestore' il medico, singolo o associato, o le strutture socio sanitarie, che avranno il compito di accompagnare il paziente nel suo percorso di continuità assistenziale.  Si tratta di una rivoluzione epocale che risponde ai nuovi bisogni di salute che ci impongono di passare 'dalla cura al prendersi cura’ dei pazienti, soprattutto di quelli cronici, che assorbono quasi l'80 per cento dell'offerta sanitaria”.

“La sperimentazione che stiamo compiendo in Lombardia, come tutti i cambiamenti - ha concluso Gallera - destabilizza e ha bisogno di essere metabolizzata, in particolare modo dai medici. Un modello che prevede la collaborazione tra gli specialisti, quindi di un lavoro in rete, finalizzato all'erogazione di un'offerta sanitaria non più frammentata e appropriata, senza il quale il sistema non regge più e rischia di implodere”.

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