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Giovedì 03 AGOSTO 2017
Hiv. Filippine Paese più a rischio di tutta l'Asia Orientale

Nell’area dell'Asia Orientale, le Filippine sono il Paese in cui sono stati registrati i più elevati tassi di contagio da Hiv/Aids, con un incremento del numero di casi del 140% in sei anni. A lanciare l'allarme il Ministero della Salute locale e le Nazioni Unite

(Reuters) – Con un incremento del numero di casi di HIV/AIDS del 140% in sei anni, le Filippine sono ufficialmente il Paese dell'Asia Orientale in cui il contagio si sta propagando più velocemente. Così hanno dichiarato il Ministero della salute locale e le Nazioni Unite.
Alla fine del 2016, i filippini infetti da HIV erano 10.500, rispetto ai 4.300 del 2010, spiega Ministro della Salute Paulyn Ubial durante una conferenza stampa, citando i dati di UNAIDS. Ubial ha incoraggiato le persone a sottoporsi volontariamente ai test per l’HIV e a usare i preservativi per combattere il problema, che solo a maggio ha visto 1.098 nuovi casi di infezione nel Paese, il numero più alto da quando sono stati riportati per la prima volta nel 1984.

L’83% delle nuove infezioni dal virus dell' HIV sono state registrate tra uomini omosessuali che avevano rapporti non protetti, ha fatto sapere Eamonn Murphy, direttore del team di supporto per l’Asia Orientale di UNAIDS. In virtù di questo, Genesis Samonte, a capo del dipartimento di sorveglianza sulla salute pubblica del Ministero della salute, ha dichiarato che gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sono i più a rischio.

Due su tre nuove infezioni da HIV interessavano ragazzi maschi tra i 15 e i 24 anni, che non hanno una sufficiente consapevolezza dell’HIV, dei suoi sintomi e del trattamento. La maggior parte degli uomini ha avuto il primo rapporto sessuale a 16 anni e ha eseguito il test per l’HIV otto anni dopo, ha concluso.

Se il Governo sarà in grado di focalizzare la proprio attenzione su come risolvere questa emergenza focalizzandosi sulle persone e sui luoghi maggiormente a rischio, entro il 2030 il Paese potrebbe riuscire a fermare la minaccia alla salute pubblica, ha concluso Murphy.

Reuters Staff
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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