quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 04 AGOSTO 2017
L’inquinamento uccide le proteine. 150 milioni di persone a rischio

Secondo nuove ricerche, pubblicate online il 2 agosto in Environmental Health Perspectives, circa 150  milioni di persone rischiano una perdita significativa di proteine se le emissioni di anidride carbonica  continueranno a salire. Questo significa, nei Paesi più colpiti dall’inquinamento,  che i bambini saranno più  esposti a malattie e rischio di morte

(Reuters Health) – I  ricercatori dell’ Harvard T.H. Chan School of Public Health  affermano infatti che  attualmente il 76% della popolazione mondiale ottiene la maggior parte delle proteine dalle piante, ma l’aumento di emissioni di CO2 ridurrà la quantità di proteine disponibile così come di ferro e zinco – inuna serie di colture di base.
 
Diciotto paesi, tra cui l’India, potrebbero perdere oltre il 5% di proteine alimentari entro il 2050 a causa della riduzione del valore nutrizionale di colture come riso, frumento e orzo. La mancanza di proteine ​​indebolisce i bambini determinando scarsa crescita ponderale e bassa statura, con conseguente maggiore  vulnerabilità nei confronti  delle malattie. “E’ necessario mettere a punto diete diversificate e  nutrienti, arricchendo il contenuto nutrizionale delle colture principali e coltivando vegetali meno sensibili agli effetti della CO2″, suggerisce il ricercatore Samuel Myers.” Ovviamente dobbiamo anche  ridurre drasticamente le emissioni globali di CO2 al più presto possibile”, ha aggiunto Myers. Gli effetti  della CO2 sui livelli di  proteine ​​sono meno pronunciati nel mais, nel  sorgo e nei fagioli, precisano i ricercatori.

A rischio anche la disponibilità di ferro
I livelli elevati di CO2 nell’atmosfera possono ridurre anche la quantità di ferro  nelle piante, ricordano i  ricercatori di Harvard nell’editoraile di accompagnamento  pubblicato da GeoHealth. Un fenomeno che potrebbe tradursi in un problema per 354 milioni di bambini sotto i cinque anni e per più di 1 miliardo di donne in età fertile, soprattutto in Asia meridionale e in Africa del nord. La mancanza di ferro influenza la capacità di  lavorare e porta a tassi di mortalità più elevati durante la gravidanza e il parto aumentando i rischi per la salute dei bambini. “Poiché questi cambiamenti saranno  graduali e in gran parte impercettibili, è necessario unmonitoraggio continuo del  contenuto di nutrienti delle colture, in modo di poter valutare quando e come intervenire in modo più efficace, se necessario”,  concludono i ricercatori.

Fonte: Environ Health  Perspect. GeoHealth 2017

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano  Sanità/Popular Science)

© RIPRODUZIONE RISERVATA