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Lunedì 04 SETTEMBRE 2017
L’istituzione Ipasvi ha bisogno di essere protetta e valorizzata



Gentile Direttore,
riprendono con precisione svizzera rappresentazioni di contesti, fatti ed opinioni che insultano le persone prima che contribuire a dibattere sulle politiche sanitarie e professionali in particolare. Il sistematico e centellinato oltraggio alla past presidente Annalisa Silvestro da parte di un organo di rappresentanza istituzionale provinciale riprende e avviene sotto gli occhi di tutti, tra l’indifferenza o rassegnazione più o meno complessiva, con un impatto non positivo sugli interessi generali essendo il soggetto degli attacchi componente il Comitato Centrale della Federazione Nazionale e conseguentemente rappresentante non di se stessa ma di tutta la comunità professionale. La storia istituzionale e politica della sen. Silvestro indurrebbe, inoltre, cautela nei giudizi.

Mi trovo in una condizione di grande disagio, perché, cosciente che la partita per il rinnovo del Comitato Centrale sia di fatto iniziata, l’aria che tira è quella che si respira dal 2012, e francamente non se ne può più di azioni strumentali contro i singoli camuffate da lettere al Direttore di QS col pretesto di analisi storiche incontrovertibili dal privilegiato punto di vista del pluridistaccato sindacale e presidente di Collegio provinciale, più volte annichilito non solo sulla via di Roma.

E’ funzionale alle politiche professionali della FNC l’aggressione verbale a chiunque canalizzi o intenda di dare un contribuito propositivo alla causa infermieristica e alternativo ad altri punti di vista?

L’infermieristica o è un grande progetto politico per il servizio sanitario nel nostro paese, o non è. E che possa continuare a rappresentarlo ed esserlo con più forza, chi ha interesse di non poterlo accordare o a ridimensionare dibattiti, aggregazioni, progetti di infermieri per infermieri?

Una auspicabile diversa lettura della politica professionale e di chi può permettersi, per competenza, di proporne diverse, non può misurarsi con la distruzione sistematica di alcuni e senza nemmeno una sola parola di come essere alternativa essa stessa piuttosto che esitare all’obiettivo dell’abbattimento ad iniziare dal singolo per tentare l’effetto domino.

Un altro fine triennio perso, buttato in pasto ai media con il raggiungimento dell’impresa di auto ledersi (e come non concordare quindi con Flavio Paoletti di Ipasvi Trieste su QS), come se non avessimo noi infermieri già abbastanza competitors dai quali guardarci le spalle, ad iniziare dagli ordine dei medici per finire ad attori della contrattazione collettiva, con la terra di mezzo di legislatori, giornalai e via discorrendo, senza dimenticare le forche caudine della legge 24/2017 ed annesso DM 2 agosto 2017.

Si sta profilando una ennesima occasione persa per dimostrare che una possibilità di governo professionale:
a) autorevole;
b) non animato da un investimento emotivo;
c) di alta valenza strategica e politica, anche prossima ventura;
sarebbe stata un capitale di alto profilo e sul quale confrontarsi invece che parlare di una pagina di pubblicità del 2006, per i tempi che corrono veloci ormai archeologia comunicativa. Roba da ricorso al carbonio-14.

Si è quindi ridotta ad un repertorio lessicale calunnioso, pur sostanzialmente ininfluente, ad una riproposizione del degrado di toni e contenuti, quasi che il dileggio sotto varie forme della past Presidente, della Presidente attuale, di altri componenti il Comitato Centrale e di alcuni presidenti provinciali, compreso chi le scrive, fosse il solo target disponibile.

Siamo stati tutti chiamati a costruire non una maggioranza di governo professionale monolitica, ma un più intenso coinvolgimento su provvedimenti e questioni che riguardano tutti, dalla famigerata ordinistica alle competenze avanzate, dai riconoscimenti economici all’organizzazione del lavoro, dalla dignità personale al decoro professionale.

Contribuire a canalizzare strategie da portare all’attenzione del Comitato Centrale Ipasvi per la migliore azione politica professionale possibile se possibile, è un dovere prima che essere un diritto e corrisponde alle aspettative degli iscritti agli albi che ci danno la possibilità di essere artefici di azioni tangibili e non depositari (e firmatari) di semplici atti di presenza.

L’ambizione era di vivere un Consiglio Nazionale di lotta e di governo. Di governo perché elegge il Comitato Centrale che detta tempi, condizioni e opportunità. Di lotta perché il confronto è esigenza che si faccia più serrato, continuo, produttivo, palese, autorevole, tangibile, utile, in funzione di tutti gli esercenti le professioni infermieristiche che meritano una buona politica di categoria, con la piena consapevolezza che se non si raggiunge l’obiettivo con le azioni istituzionali, è da dire che non migliorano il loro status con le polemiche, le calunnie, le diffamazioni, gli scivoloni, i passi falsi, gli artifizi, le balle colossali e le manipolazioni delle realtà.

La buona politica professionale non è solo quella della previsione del comma 566, o della 42, della 43, del 251: la buona politica professionale è una intuizione, un’idea, un ammonimento e si concretizza declinando gli intenti in comportamenti, contributi e formazione a favore di quali professionisti e dirigenti istituzionali affidare la costruzione dell’infermieristica per i prossimi decenni.

Questo passaggio ha bisogno di tutti, ci sono spazi e responsabilità e impegni che nessuno può eludere, in una estensione intellettuale dove si manifestano orientamenti, si delineano perimetri, si formano caratteri e personalità, si costruiscono atteggiamenti nei confronti del prossimo e che saranno, si spera, le pietre fondanti del futuro della ns. comunità e della società nella quale siamo inseriti.

Si deve avere il coraggio di uscire dagli schemi e dalle azioni frutto anche di una normativa vetusta sul funzionamento della ns. istituzione (e non dipendenti dalla volontà o incapacità della Sen. Silvestro, ndr), si deve avere il coraggio di chiamare le cose per nome e per cognome, o bianche o nere, si deve avere il coraggio di smetterla di guardare al Comitato Centrale come un contenitore di referenti di interessi che non rispondono al requisito invece necessario per condurre una intera categoria produttiva, e tentando di eliminare politicamente chi non può essere referente di un certo tipo di disegno prospettico perché presente l’ossessione e assente la prospettiva.

Continuare a non vedere contesti che si ripresentano delegittimanti del singolo e strumentali per una finalità x, non puo’ essere accettato.
I presidenti provinciali passano, l’istituzione resta ed essa oggi ha maggiormente bisogno di essere protetta e valorizzata. Nessuno dei suoi componenti escluso.

Concludo con la circostanza che la volontà e l’attitudine del Collegio IPASVI Carbonia Iglesias a partecipare a giornate di sviluppo professionale e meritorie di essere sostenute come quelle dedicate a tutela, sviluppo e riconoscimento delle competenze avanzate, è del tutto legittima: si aderisce ad un progetto professionale per costruire qualcosa che sarà governato dalle future generazioni, con la stessa libertà di non parteciparvi e senza alcun intento divisorio.

Siamo inoltre impegnati da anni ed in prima persona nel promuovere qualsiasi iniziativa che possa contribuire ad elevare la consapevolezza dei mezzi dell’infermieristica, e lo attestano atti inconfutabili come l’ultimo in ordine di tempo: tradurre dieci documenti infermieristici, professionali, sanitari e normativi nella Lingua dei Segni per i sordi e in un libro Braille per i ciechi ed in un audio per i ciechi, di cui alla presentazione in FNC Ipasvi il 21 Giugno a Roma.

Graziano Lebiu
Presidente Ipasvi Carbonia Iglesias
 

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