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24 SETTEMBRE 2017
Aggressioni ai sanitari. Ecco come le “fermiamo”!



Gentile Direttore,
sono giorni che mi tormento e mi interrogo sull’opportunità o meno di scriverle; l’indignazione è tale che fanno fatica le parole a imprimersi su questo foglio bianco.Complici gli ultimi avvenimenti in tema di violenza nei confronti dei sanitari, ultimo in ordine di tempo, lo stupro alla dottoressa di guardia medica, è stato tutto un parlare di Sicurezza, di soluzioni più o meno fantasiose, più o meno utopistiche.
 
La solita task force inviata della Lorenzin, che arriva sempre a “morte sopraggiunta”, ed il consueto grido di dolore all’unisono del “Mai Più”.
 
Ma poi, spenti i riflettori, passata l’onda emozionale, tutto torna a tacere, e i nostri operatori sanitari tornano nell’oblio, a combattere contro i loro “demoni”, contro una Sanità che non garantisce i minimi requisiti di Sicurezza, per ripiombare nella paura, in attesa della “prossima violenza”, in attesa del peggio.
 
Vorrei portare alla sua attenzione, quelli che sono i requisiti di sicurezza di alcune unità operative di  uno degli ospedali siciliani, sito nella zona più pericolosa di Catania
 
Sì, proprio Catania, balzata alle cronache più volte, per episodi di violenza inauditi.
 
Ecco, quella che le mostro (vedi foto qui sotto) è la chiusura “anti ladri” allocata in una unità operativa:  una semplice porta di legno con un sistema di sicurezza “fatto in casa”.
 

 
Come mi sembra evidente non è certo una porta anti panico, non ha una chiusura esterna di sicurezza, nessun maniglione.
Una porta che facilmente si può abbattere con una spallata.
Una porta dalla quale più volte i ladri sono entrati per fare razzia di qualsiasi cosa.
 
Una “raffinata opera di ingegneria” degli operatori sanitari che la notte turnano da soli, nel tentativo di non far entrare i ladri, o nella speranza di avvertire il rumore della porta forzata e chiamare così le Guardie Giurate, che di solito, allarmati, per compiere 600 metri, impiegano 40 minuti.
 
Ci riempiamo la bocca di paradigmi, di algoritmi,  e poi le nostre Aziende non sanno nemmeno installare una semplice porta, basterebbe una porta tra la paura e la violenza.
Basterebbe…
 
E’ più facile interrogarsi dopo, a tragedia avvenuta, e chiedersi cosa potevamo fare, e cosa non faremo mai.
Sono sconfortato, c’è un pezzo di Italia che profuma di Medioevo, tosto poi vantarsi di task force e di aver agito in fretta.
 
Per inciso, l’installazione di una porta a norma è stata richiesta più volte, ma l’interlocutore non si è mai fatto carico di un requisito essenziale.
 
C’è ormai una distanza infinita tra i vertici delle aziende e gli operatori e questi ultimi sono soli, senza una barriera, una semplice porta che li “Protegga”.
 
Osvaldo Barba
Consigliere Nazionale NurSind 

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