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Martedì 27 SETTEMBRE 2011
Melanoma, +237% nell’ultimo trentennio. Ma la terapia è a una svolta

Dal Congresso europeo di Oncologia a Stoccolma, giungono importanti novità per la terapia del melanoma, tumore della pelle particolarmente aggressivo la cui incidenza è notevolmente aumentata negli ultimi trenta anni: è la neoplasia cresciuta maggiormente negli uomini e la seconda, per incremento nelle donne.

Le diagnosi di melanoma, nell’arco degli ultimi trent’anni hanno avuto un incremento del 237%. Una crescita che ha portato questo tumore della pelle, particolarmente aggressivo, a diventare quello che ha conosciuto la maggior crescita negli uomini e il secondo per incremento nelle donne. Nel nostro Paese ogni 12 mesi si registrano 7000 nuovi casi e il melanoma è causa di 1500 decessi. Ma qualcosa sta cambiando nella terapia che ha imboccato una nuova via. “Oggi, per aggredire il melanoma ci serviamo dell’immunoterapia” a spiegarlo è  Paolo Marchetti, direttore dell’Oncologia medica dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e membro del direttivo nazionale dell’AIOM, l’Associazione italiana di Oncologia medica. “In particolare mi riferisco a ipilimumab, anticorpo monoclonale con un meccanismo d’azione “rivoluzionario”. Agisce, infatti, a livello delle cellule del sistema immunitario, attraverso la rimozione dei “blocchi” della risposta antitumorale. E  potenzia le difese dell’organismo del paziente per poter meglio vincere la neoplasia. Questa terapia segna uno spartiacque per il melanoma ed è destinata a cambiare la storia della malattia”. L’annuncio è stato dato nel corso del 36° Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) chiusosi a Stoccolma lo scorso 27 settembre: si tratta del più importante appuntamento continentale del settore che ha visto la partecipazione di oltre 15 mila esperti.
Ipilimumab, farmaco sviluppato da Bristol-Myers Squibb, ha evidenziato un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti colpiti dalla malattia in fase metastatica in uno studio di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, pubblicato sul New England Journal of Medicine. “I tassi di sopravvivenza a un anno e a 24 mesi per i pazienti trattati con ipilimumab – aggiunge Marchetti – erano rispettivamente del 46% e del 24% rispetto al 25% e 14% del braccio di comparazione, praticamente raddoppiati. Siamo convinti che la nuova modalità di azione della molecola, insieme al fatto che la dose raccomandata prevede 4 infusioni in 3 mesi, sia in grado potenzialmente di cambiare il modo in cui trattiamo i pazienti con melanoma”. Nel luglio di quest’anno ipilimumab è stato approvato in Europa nella terapia dei pazienti adulti con melanoma avanzato precedentemente trattati ed è ora al vaglio delle autorità regolatorie italiane.
Il melanoma è una forma di cancro dell’epidermide caratterizzata dalla crescita incontrollata dei melanociti, cellule pigmentate contenenti melanina localizzate sulla pelle. Se individuato negli stadi iniziali, può quasi sempre essere curato. La fase avanzata si verifica quando il cancro si diffonde oltre la superficie della pelle ad altri organi, come i linfonodi, i polmoni, il cervello o altre parti del corpo. Un paziente su cinque sviluppa la forma aggressiva e avanzata della malattia, con una prognosi infausta e un tempo medio di sopravvivenza pari a 6-9 mesi. “L’età delle persone colpite si sta abbassando drasticamente” prosegue Marchetti. “Le cause sono da ricondurre ad abitudini sbagliate nell’esporsi al sole, agli eritemi accumulati durante l’infanzia e all’uso delle lampade abbronzanti, equiparate al fumo di sigaretta per rischio cancerogeno. Ipilimumab rappresenta quindi un nuovo paradigma terapeutico nella immuno-oncologia, una disciplina in continua evoluzione. Il farmaco blocca l’antigene 4 associato ai linfociti T citotossici (CTLA-4), che gioca un ruolo nel sopprimere la normale risposta immunitaria. Ipilimumab blocca quella soppressione permettendo al sistema immunitario di rispondere alla presenza di corpi esterni come le cellule cancerogene”.

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