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Martedì 27 SETTEMBRE 2011
Torna la gotta. In Italia già colpito l’1-2% della popolazione

E' una malattia del passato, ma la gotta sta tornando. Se ne è parlato oggi in occasione del lancio della prima campagna di sensibilizzazione sulla patologia che sarà promossa nel mese di novembre dalla Società italiana di Reumatologia (Sir) e dalla Società italiana di Medicina generale (Simg).

È una malattia del passato, ma la gotta sta tornando. Non solo per l’invecchiamento della popolazione ma per l’incremento d’ipertensione, obesità, sindrome metabolica, per certe abitudini alimentari, anche uso di alcuni farmaci. Negli Stati Uniti tra il 1990 e il 1999 la prevalenza è salita dal 2 al 4% (otto milioni di persone), in Gran Bretagna tra il 1990 e il 2005 dall’1 all’1,4%: “In Italia è valutata tra l’1 e il 2% ma è sottostimata, considerando una prevalenza anche solo la metà di quella statunitense sarebbe circa un milione a soffrirne” precisa Leonardo Punzi, ordinario di Reumatologia-Medicina clinica e sperimentale del Policlinico universitario di Padova. “E’ l’artropatia infiammatoria più frequente nell’uomo ed è in aumento nelle donne in post-menopausa; il rapporto femmine/maschi è passato da uno a sette prima del 2000 a uno a quattro oggi. E’ anche l’artropatia più curabile ma spesso maldiagnosticata e tra le malattie croniche più inadeguatamente trattate, con scarsa aderenza alla terapia. Va ricordato che si tratta di una malattia sistemica potenzialmente pericolosa, che non solo tende a distruggere le articolazioni con progressivo handicap ma fa anche aumentare il rischio cardiovascolare e quello di nefropatia, e c’è un’associazione con il diabete”.
Per favorire una maggiore consapevolezza sulla patologia, su prevenzione, diagnosi e cura, la Società italiana di Reumatologia (Sir) e la Società italiana di Medicina generale (Simg) promuovono per la prima volta in Italia il Mese della gotta, a novembre in otto piazze e 20 centri commerciali in città da Nord a Sud, con compilazione di un questionario, misurazione della pressione e dell’uricemia, informazioni varia (sito www.lagotta.it).  In pratica la gotta è una malattia infiammatoria articolare (artrite) causata da deposizione di cristalli di urato monosodico (Ums) nelle articolazioni e alcuni tessuti, l’acido urico infatti circola sotto forma del sale Ums e quando è abbondante, per eccesso di produzione-introito o riduzione di escrezione, precipita in cristalli. L’iperuricemia è il prerequisito fondamentale, il valore non deve superare i 7 mg/dl con articolazioni normali, ma per esempio se c’è artrosi si scende a 6,2. “L’invecchiamento della popolazione, associato anche a comorbilità e uso di farmaci quali diuretici e acidoacetilsalicilico a basse dosi, è una delle cause dell’aumento della gotta” prosegue Punzi. Crescono però i casi in giovani donne che abusano di diuretici per perdere peso. “L’altra associazione più importante è con l’ipertensione e l’obesità, ma anche con la sindrome metabolica (incremento di prevalenza di sei volte), o con una funzione renale compromessa. In causa sono poi fattori alimentari; ci sono anche fattori genetici”. Per la dieta, favoriscono iperuricemia e gotta soprattutto l’alcol, specie come birra che aumenta l’uricemia perché ricca di purine; l’ampio uso di fruttosio come dolcificante, eccessi di carne rossa, crostacei e salumi. Questi fattori possono scatenare attacchi acuti, ma anche il digiuno, o traumi compresi interventi chirurgici, o farmaci ipouricemizzanti. Per la prevenzione è utile anche l’esercizio fisico, sotto forma del semplice camminare almeno mezz’ora al giorno, e come cibi è bene privilegiare latte e formaggi magri, cereali (non con crusca), carne bianca, frutta e verdura con eccezioni (come pomodori e lattuga), bere un litro e mezzo di acqual al giorno, aspartame come dolcificante.
Spesso la prima fase della malattia è asintomatica, nell’evoluzione successiva si manifestano attacchi acuti con fasi intercritiche, poi diventano più frequenti fino ad arrivare alla forma cronica o tofacea, con i dolorosi rigonfiamenti detti tofi. Tipica è la manifestazione a livello dell’articolazione dell’alluce, in quanto periferico e a bassa temperatura; gli attacchi sono molto dolorosi, soprattutto notturni, si risolvono anche spontaneamente entro 5-10 giorni ma poi se non s’interviene ritornano sempre più di frequente. “Nella forma classica è ben riconoscibile ma specie nell’anziano può presentarsi in forma più moderata e in articolazioni diverse dall’alluce (come caviglie e ginocchia), manifestazioni come la mano cosiddetta a colpo di vento fanno sì che la si confonda con l’artrite reumatoide e la si tratti di conseguenza. La diagnosi precisa, necessaria per evitare l’evoluzione futura, si fa aspirando liquido sinoviale o dai tofi se c’è gia cronicizzazione e ricercando la presenza dei cristalli di urato”. Per il trattamento, oltre alle azioni sui fattori di rischio e le comorbilità, l’obbietivo è scendere sotto i 6 mg/dl di uricemia; il farmaco più usato è l’allopurinolo che però  in una quota di pazienti può dare effetti indesiderati, ora è approdato febuxostat che è un farmaco non purinico ben tollerato e utilizzabile anche in questi casi.
“Anche noi medici di Medicina generale vediamo un trend in aumento della gotta negli ultimi anni. Un problema è non solo una ridotta cultura medica su questa malattia ma riguardo al paziente la scarsa propensione ai controlli e la bassa aderenza alla terapia” rimarca Aurelio Sessa, della Simg: “Il dosaggio dell’uricemia dovrebbe essere nel paneI degli esami nei pazienti ipertesi, obesi, con fattori di rischio. E in un nostro studio risulta che a 3 mesi l’80% dei gottosi non fa la terapia, solo l’1,6% è in terapia dopo un anno, molti la seguono in modo discontinuo e solo in prossimità degli attacchi, mentre è fondamentale che sia continuativa, in aggiunta agli interventi non farmacologici”. Da tutto ciò la campagna educazionale.

E.V.
 

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