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29 OTTOBRE 2017
Le linee guida della legge Gelli e l’isterismo delle società scientiche



Gentile Direttore,
sono giorni di fremente attività per il mondo scientifico-sanitario italiano, o forse sarebbe meglio dire di isterismo delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, impegnate in modifiche volanti di statuti inadeguati, ed ad un reclutamento last-minute di nuovi iscritti con grandi offerte e super sconti per l’avvicinarsi del fatidico 8 novembre, termine ultimo entro il quale presentare domanda al Ministero della Salute per ottenere l’accreditamento a partorire le future  linee guida, fondamento della legge Gelli-Bianco sulla responsabilità professionale in ambito sanitario.
 
In questi ultimi mesi numerosissimi sono stati i consigli direttivi straordinari e le assemblee di soci convocati per adeguare gli statuti societari alle indicazioni del Decreto Ministeriale del 2 agosto 2017 denominato “Elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie”.
 
E come non rimanere quasi divertiti dall’offerta improvvisa di alcune società scientifiche mediche d’iscrivere gratuitamente i medici specializzandi o di attirare medici specialisti under 40 con sconti degni delle migliori offerte natalizie; o dall’improvviso spirito di fratellanza e comunione di società scientifiche nel desiderio di convogliare a giuste nozze in federazioni e consociazioni, favorite peraltro dagli stessi chiarimenti ministeriali; o ancora dal tempismo che ha portato alla nascita di associazioni scientifiche di professioni sanitarie non mediche.
 
Purtroppo, come troppo spesso avviene nel mondo delle professioni sanitarie, si è più inclini ad adeguarsi in maniera quasi grottesca a situazioni palesemente scorrette ed inadeguate, piuttosto che attivarsi per correggere scelte ed invertireprospettive francamente inaccettabili, inutili se non dannose, ovvero per proporre alternative efficaci e fattibili.
 
Sono molti gli aspetti critici relativi ai requisiti richiesti per ottenere l’accreditamento alla stesura delle linee guida. Mi limito ad indicarne solo alcuni che ritengo non specificamente tecnici e quindi di facile comprensione ed oserei dire lampanti.
 
Il valore quantitativo e geografico della credibilità scientifica: per l’accreditamento si richiede che  società ed associazioni possiedano una percentuale di rappresentanza (in questo caso non è importante il numero ma il concetto in sé ), ed una distribuzione sul territorio (inteso come numero di regioni o province autonome in cui siano presenti iscritti). Come se il valore di un articolo scientifico fosse dato dal numero di autori e da quante regioni essi provengano.
 
Questi requisiti quantitativi possono essere adeguati a determinare il peso di realtà di rappresentanza (Ordini, Collegi, Sindacati), ma ritengo che nessuna pertinenza dovrebbero avere con il sapere scientifico; come la medicina non è democratica (la verità non si misura con il numero like), così la qualità della scienza non può essere garantita dal numero di persone che ci si dedica, bensì dalla loro preparazione, dalle loro conoscenze, dalla loro intelligenza e da tante altre doti qualitative e non quantitative.
 
La funzione di controllo assegnata alle Federazioni ed Associazioni professionali maggiormente rappresentative: la periodica verifica del mantenimento dei requisiti delle società accreditate viene demandato ad organi con caratteristiche di rappresentatività, senza alcuna connotazione scientifica, e quindi, senza che siano garantitele dovute competenze ed i necessari mezzi, indispensabili a valutare l’operato di realtà prettamente scientifiche.
 
Il progetto a costo zero o più elegantemente isorisorse:nessuna spesa aggiuntiva per la finanza pubblica per la costituzione dell’elenco delle Società ed Associazioni accreditate e per la successiva produzione delle linee guida. Sappiamo tutti che una singola linea guida, correttamente prodotta, ha un costo di decine e decine di migliaia di euro. Chi sosterrà le spese? Forse le società scientifiche che naturalmente non hanno alcun conflitto di interesse e vivono solo delle quote degli associati?
 
Siamo veramente sicuri che questa sia la strada migliore che possiamo offrire per la tutela delle professioni sanitarie e a garanzia delle giuste cure per i cittadini?
 
Massimiliano Zaramella
Presidente Obiettivo Ippocrate

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