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Lunedì 30 OTTOBRE 2017
Legge Bilancio. Cimo: “Che fine hanno fatti i risparmi aziendali e il tesoretto delle Regioni per il macato turn over?”



Gentile Direttore,
come da me anticipato qualche giorno su questo giornale, assistiamo, davvero con grande sconcerto al rimpallo di responsabilità tra Governo e Regioni, su chi dovrà sotto finanziare il rinnovo del contratto di lavoro dei medici e sanitari del SSN. Dopo l'intervento di Garavaglia e poi la risposta del Ministro Lorenzin e oggi il testo della legge di Bilancio inviato al Senato, nessuno tra gli interlocutori istituzionali, ha il coraggio di dire con chiarezza che la sanità italiana è in fase di dismissione e che quella pubblica è in saldo.

Dopo la drastica cura dimagrante a danno delle strutture ospedaliere, dopo l’enunciazione di un piano delle cronicità non operativo perché non finanziato, dopo l’aumento esponenziale dell’out of pocket a danno dei cittadini, dopo la progressiva riduzione dell’offerta sanitaria nei presidi ospedalieri e negli ambulatori, eccoci arrivati all’ultimo stadio di un disegno perverso: demotivare il personale sanitario per aprire definitivamente la strada alla sanità privata e a chi ha interessi correlati.

Il rinnovo del contratto di lavoro è atteso da oltre 8 anni ma i medici continuano a lavorare in pronto soccorso spesso fatiscenti, dove il rischio di aggressione è elevato; lavorano in più presidi ospedalieri, distanti anche decine di chilometri tra loro con rischi per la sicurezza delle cure, sopravvivono in condizioni organizzative di vero e proprio disagio ed in situazioni di grave carenza organica. Ed è proprio per queste motivazioni che i medici vorrebbero più rispetto dal proprio datore di lavoro che, invece, continua a lucrare sui risparmi derivanti dalla costante riduzione del costo del personale.

Che fine hanno fatto i risparmi dei fondi aziendali? E il tesoretto delle Regioni sulla mancata sostituzione del personale? Come sono stati utilizzati?
Prima di sapere chi de-finanzierà il prossimo contratto di lavoro, iniziamo a rispondere a queste semplici ma legittime domande.

Guido Quici
Presidente nazionale CIMO 

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