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Giovedì 06 OTTOBRE 2011
Osteoporosi. È allarme tra le under60. Colpa dei cattivi stili di vita

Il 17% delle donne italiane soffre di osteoporosi già a 57 anni, il 31% soffre di osteopenia severa, l’anticamera dell’osteoporosi. Dalla Fondazione italiana ricerca malattie ossea un monito contro la sedentarietà, la cattiva alimentazione e la scarsa esposizione solare.

In Italia oltre cinque milioni di persone soffrono di osteoporosi, 4 milioni sono donne. Ma tra loro c’è anche un’alta quota di giovani donne. In media, infatti, soffre di osteoporosi il 17% delle donne di 57 anni. E c’è un’ulteriore 31% di donne con meno di 60 anni di età è colpita da osteopenia severa, l’anticamera dell’osteoporosi. “Vista l’età relativamente giovane della popolazione in esame, ci si poteva aspettare risultati migliori quanto a media generale dei valori della densitometria ossea”. Ad affermarlo è Maria Luisa Brandi, Endocrinologa dell’Università di Firenze e Presidente della Fondazione Firmo, la Fondazione italiana ricerca malattie ossea, da cui arrivano i numeri sull’osteoporosi in Italia.
I dati, infatti, sono stati raccolti nel corso dell’iniziativa Dai un calcio all’osteoporosi!, messa in campo da Firmo e Sangemini dal 4 maggio al 5 giugno scorsi per offrire informazioni e MOC gratuite a quasi 4.000 persone in tutta Italia, e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie delle ossa.
Si tratta, peraltro, della prima rilevazione a 10 anni di distanza da quello che fino a oggi è stato l’unico studio epidemiologico condotto sulla popolazione italiana per verificare la prevalenza dell’osteoporosi (studio Esopo).

Lo screening, promosso da Acqua Sangemini in collaborazione con la Fondazione scientifica Firmo, ha coinvolto quasi 4.000 persone in 20 città Italiane: 3.099 donne (età media 57 anni) e 680 uomini (età media 63 anni) che dal 4 maggio al 5 giugno si sono sottoposti a un esame gratuito della MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) ad ultrasuoni e hanno fornito dati anamnestici utilizzabili per accedere al test Frax (Fracture Risk Assessment Tool), uno strumento di calcolo del rischio individuale di frattura sviluppato dall’International Osteoporosis Foundation.

Dai dati emerge che nel Sud d’Italia il 18% delle donne soffre di osteoporosi già prima di compiere 60 anni. Accade lo stesso al 17% delle donne del Nord e al 15% di quelle del Centro.
Una fotografia preoccupante, che secondo la Firmo impone il potenziamento di iniziative volte a informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione nei confronti della patologia. Anche considerato, ad esempio, dati come quelli che dimostrano come al Nord ci siano più fratturati (oltre il 40%) rispetto al Centro-Sud (solo il 27%) e guarda caso anche il maggior numero di sedentari.

Se è vero, infatti, che l’insorgere dell’osteoporosi deriva da fattori familiari o come conseguenza di altri disturbi (menopausa precoce, amenorrea protratta e asportazione delle ovaie), tuttavia un ulteriore punto debole è rappresentato dai cattivi stili di vita. Questo, però, significa anche che i corretti stili di vita rappresentano un’arma preziosa per prevenire l’osteoporosi, come sottolineano gli esperti della Firmo. Tuttavia, l’indagine Firmo-Sangemini ha fatto emergere che i corretti stili di vita sono ancora troppo poco diffusi nel nostro Paese.
Il 30% delle persone coinvolte nell’indagine nel Nord di Italia ha infatti ammesso di non svolgere nemmeno 30 minuti di esercizio al giorno contro il 27% del Centro e il 26% del Sud, che tuttavia presentava pazienti mediamente più giovani.
Spetta al Sud il primato del minor numero di consumatori di latte e latticini (20% contro un 15% del Centro-Nord) ma anche quello del maggior attaccamento al fumo di sigaretta, con un 40% di fumatori e fumatrici rispetto al 35% del Centro e al 30% del Nord Italia. Al Centro-Sud anche un buon 15% di persone in sottopeso (contro il 9% del Nord Italia), mentre uniformemente distribuita (circa il 23%) risultava la percentuale di intervistati con insufficiente esposizione solare (meno di 10 minuti al giorno) e quindi a rischio di deficit di produzione della vitamina D da parte della pelle (un fattore essenziale per l’assorbimento del calcio).

L’essere sottopeso (fattore importante ai fini del mancato raggiungimento e mantenimento del picco di massa ossea) e l’evitare latticini (fondamentali nell’apporto di calcio all’organismo) sembrano associarsi ad una maggiore probabilità di osteoporosi, dato che lascia spazio all’ipotesi di un’influenza negativa anche sulla salute ossea dei modelli di magrezza proposti dai media. “A tal proposito, studi internazionali hanno dimostrato che un insufficiente apporto di calcio alimentare finalizzato a ridurre i livelli di grassi assorbiti si correla con un aumento del peso corporeo causato dall’attivazione di complessi meccanismi endocrini”, precisa la professoressa Brandi.
Se ne deduce che c’è ancora molto da fare per diffondere una corretta informazione sull’importanza di una sana alimentazione, attenta non solo all’apporto energetico degli alimenti, ma anche al loro contenuto di calcio. E c’è ancora poca conoscenza di quelli che sono gli alimenti naturalmente ricchi di calcio che, come alcune acque minerali, possono essere un’ottima fonte alternativa e/o complementare di questo minerale. Un litro di acqua minerale a elevato contenuto di calcio e povera di sodio, prerogativa distintiva dell’Acqua Sangemini, è in grado ad esempio di coprire oltre il 40% del fabbisogno giornaliero di calcio. In pratica, 3 bicchieri di queste acque equivalgono a circa 1 bicchiere di latte per quantità di calcio apportato.

Sedentarietà e scarsa esposizione solare
Dall’indagine risultava che la sedentarietà è l’unica condizione modificabile con lo stile di vita per la quale si dimostrava un’associazione statisticamente significativa nel sesso femminile con la prevalenza di fratture. “C’è quindi ampio spazio per una prevenzione primaria poco costosa e su larga scala”, prosegue la professoressa Brandi. “L’invito rivolto in particolare alle donne quarantenni, cinquantenni, sessantenni ed anche settantenni in buone condizioni di salute è quello di abbandonare stili di vita sedentari per dedicare parte del proprio tempo ad una sana attività fisica. Camminare semplicemente mezz’ora al giorno nel parco del quartiere o nel centro storico cittadino può già bastare, ma anche il nuoto o il ballo due o tre volte a settimana possono potenziare il contenuto minerale osseo e il tono muscolare, fornendoci l’occasione per una migliore interazione sociale e soddisfazione personale”.  
Riguardo all’esposizione al sole, una donna su 4 in una fascia di età relativamente giovane e attiva non si espone praticamente mai alla luce solare durante la giornata. “Anche in questo caso – spiega l’esperta e presidente Firmo - si tratta di un dato su cui riflettere. Probabilmente il lavoro a tempo pieno e le attività domestiche al chiuso hanno un impatto negativo sulle nostre ossa. L’invito per tutti è quello di preferire in generale attività all’aria aperta. Le donne lavoratrici potrebbero uscire durante la pausa-pranzo, mentre le casalinghe possono coltivare anche hobby come il giardinaggio sul terrazzo o balcone di casa. Soprattutto in autunno e inverno, stagioni in cui le ore di sole sono già di per sé ridotte, si può fare attenzione a lasciare leggermente più scoperte, quando il clima lo consente, alcune superfici corporee in modo da permettere al sole l’attivazione dei precursori della vitamina D a livello cutaneo”.

Altri fattori di rischio
Sempre al Nord si registra il maggior numero di donne con menopausa precoce, amenorrea protratta e asportazione delle ovaie (condizioni più diffuse al Nord). In particolare la menopausa precoce (<45 anni), quando presente, sembra essere l’unico fattore oltre all’età capace di influenzare in maniera determinante la perdita di massa ossea nelle donne. Negli uomini, invece, la probabilità di essere osteoporotico è risultato dipendere soltanto dall’età (>70 anni).
La familiarità per osteoporosi - equamente distribuita in tutta Italia con valori medi del 30% è risultata un altro importante fattore (negli uomini era addirittura l’unico fattore) associato significativamente alla prevalenza di fratture. Uniforme in tutta Italia la distribuzione di alcuni disturbi (artrite reumatoide) o condizioni (uso cronico di cortisonici) che di solito si accompagnano ad osteoporosi, mentre ipertiroidismo e iperparatiroidismo (altre malattie potenzialmente associate ad osteoporosi) risultano più frequenti al Nord.

“Siamo orgogliosi di aver sostenuto Firmo in questa importante mobilitazione – ha dichiarato Juri Persiani, Direttore Marketing Sangemini -, offrendo a quasi 4.000 italiani l’opportunità di conoscere più da vicino l’osteoporosi e di comprendere l’importanza della prevenzione attraverso l’adozione di uno stile di vita sano e di una corretta alimentazione, che prevede un adeguato apporto di calcio, anche attraverso l’acqua minerale”.
 

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