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Mercoledì 06 DICEMBRE 2017
Neoplasie infantili. La fiducia nel medico può influenzare la percezione dei genitori

La fiducia nei medici può influenzare la percezione dei genitori circa la prognosi del cancro nel bambino, fino a renderli eccessivamente ottimisti. “La presenza di un rapporto forte e di fiducia tra genitore e medico non previene gli equivoci prognostici, anzi, può rendere ancora più difficoltoso per i genitori comprendere chiaramente la prognosi”, dice Bryan A Sisk della Washington University School of Medicine di St. Louis, autore principale dello studio pubblicato da Pediatric

(Reuters Health) – I medici possono implicitamente trasmettere ottimismo durante i colloqui in cui si parla della prognosi, attraverso affermazioni ottimistiche, evitando discussioni su questo argomento e concentrando il dialogo sulla risposta al trattamento piuttosto che sulla possibilità di cura, questo a volte per evitare o ritardare il riconoscimento aperto della prognosi.

Per esaminare quali fonti di informazione prognostica sono state associate alla comprensione più completa e adeguata da parte dei genitori di un bambino, Sisk e il suo team hanno esaminato 256 coppie di genitori-medici presso due ospedali pediatrici universitari.
La maggior parte dei genitori (dal 73% all’85%) ha valutato fonti di informazione esplicite, come le conversazioni quotidiane con infermieri e oncologi, come “molto” o “estremamente” esaurienti.

Settanta genitori (27%) avevano opinioni sulla prognosi del loro bambino in linea con l’opinione del medico. Il dare valore alle informazioni soggettive  è stato associato a una visione meno adeguata circa la prognosi del bambino.

I genitori che affermavano di aver ricevuto informazioni prognostiche di alta qualità erano tre volte più propensi a fare affidamento su fonti di informazione soggettive piuttosto che esplicite. Coloro che si fidavano del medico o ritenevano che la loro comunicazione con il medico fosse di alta qualità avevano circa il doppio delle probabilità di utilizzare fonti di informazione soggettive. “Gli operatori sanitari hanno una grande responsabilità nell’aiutare questi genitori a capire cosa sta succedendo – ha detto Sisk – W’ sempre difficile comunicare alle persone cattive notizie, soprattutto quando vogliamo confortare e vogliamo essere premurosi e consolatori per le famiglie”.

Tuttavia, ha aggiunto Sisk, “gli studi dimostrano che i genitori vogliono avere tutte le informazioni, anche se fa male sentirle. Hanno bisogno di ottenere le informazioni in un modo che abbia un senso per quella famiglia e soddisfi anche il modo in cui vogliono sentirsele dare”. Per lo sviluppo di interventi volti a migliorare la comunicazione tra medico e genitore, Sisk ha un’idea molto chiara: “Ciò di cui abbiamo bisogno è una spinta verso la comunicazione di precisione, proprio come il trattamento di precisione del cancro”.

Fonte: Pediatrics

Anne Harding

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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