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Martedì 02 GENNAIO 2018
Calcoli renali. All’ospedale di Pozzuoli uno Stone Center all’avanguardia

Il centro diretto da Giovanni Di Lauro può contare su un litotritore di ultime generazione a puntamento radiologico automatico ed ecografico e su sistemi digitalizzati di uretererenoscopia flessibile per effettuare le uretererenoscopia con litotrissia laser, e sistemi di ultrasuoni per l’accesso Percutaneo del rene, fino all’ultimissima novità della chirurgia chiusa del calcolo renale.

Apre i battenti all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (Asl Napoli 2 nord) un nuovissimo Stone center. L’unità operativa, che sarà pienamente funzionante nei prossimi giorni, è specializzato nel trattamento dei calcoli renali. Al lavoro c’è un team multidisciplinare diretto da Giovanni Di Lauro (direttore dell’unità operativa complessa di Urologia) e completato da infettivologi e rianimatori per affrontare i casi più complessi e a maggior rischio settico.

Presenti nella struttura anche nutrizionisti ed esperti per correggere l’alimentazione predisponente alla litiasi renale insieme ai biologi e agli urologi per individuare le soluzioni più idonee a identificare i deficit metabolici e proporre le opportune soluzioni agendo dunque sulla leva della prevenzione. Innovativi anche i sistemi operativi messi in campo dall’unità complessa di Urologia di Pozzuoli.

“Le tecnologie sono quanto di più moderno esiste sul mercato – avverte il primario - ad iniziare dal Litotritore di ultima generazione a puntamento automatico radiologico ed ecografico. Un macchinario di cui potranno giovarsi i pazienti che si devono sottoporre al trattamento di litotrissia extracorporea, il cosiddetto bombardamento dei calcoli”.

 Ma il centro può contare anche su sistemi digitalizzati di uretererenoscopia flessibile per effettuare le Urs (uretererenoscopia con litotrissia laser), sistemi di ultrasuoni per le Pcn (accesso Percutaneo del rene), fino all’ultimissima novità della chirurgia chiusa del calcolo renale “la Micro Perc”, un sistema di accesso percutaneo nel rene con un diametro poco più grande di un ago da siringa.

“Con questo sistema – dice ancora il chirurgo - finita la procedura si sfila l’ago, si copre con una garza la piccola effrazione e nelle 24/48 ore il paziente viene dimesso, per essere poi seguito dal team multidisciplinare così da evitare recidive o completare i trattamenti se residuano frammenti di calcolo maggiori. Come sempre - conclude Giovanni Di Lauro - la prevenzione è la prima strada per scongiurare brutte sorprese. Chi nella propria vita ha sofferto di calcolosi renale o abbia una familiarità, è bene che si sottoponga a controlli periodici almeno una volta l’anno con un esame ecografico e un esame delle urine con sedimento. Insomma, chi non ha mai avuto un calcolo renale, scagli la prima pietra, anzi no, prevenga. E se proprio capita, bisogna valutare la migliore soluzione a disposizione”.
 
Ettore Mautone

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