quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 11 GENNAIO 2018
Aborti scesi sotto quota 85mila e diminuiscono pure quelli clandestini, merito anche della contraccezione d’emergenza. Resta alta l’obiezione di coscienza ma per Lorenzin il numero di non obiettori è sufficiente a garantire il servizio Ivg. La Relazione al Parlamento

Il numero delle IVG è più che dimezzato rispetto al 1982. Trend in diminuzione anche tra le donne straniere. Calano anche i tempi d’attesa. Ma resta alta l’obiezione di coscienza tra i ginecologi (70,9%) aumentata dello 0,4% rispetto al 2015. Aumento ancora maggiore tra gli anestesisti tra le cui fila gli obiettori sono ormai vicini al 50%. Ma ancora una volta il ministro Lorenzin tranquilizza sostenendo che quello che conta è il rapporto tra IVG e non obiettori che resta molto basso: ogni non obiettore ha infatti in carico 1,6 aborti a settimana. Difficoltà ammesse solo in Campania e a Bolzano. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO

Prosegue il trend in diminuzione degli aborti, anche se con entità minore rispetto al boom del calo delle IVG registrate negli anni precedenti. Nel 2016 il numero di IVG è stato pari a 84.926, segnando un meno 3.1% rispetto all’anno precedente quando ne erano state registrate 87.639. In numeri, ben 2.713 aborti in meno. Le IVG calano soprattutto nelle Regioni dell’Italia centrale (-4,8% rispetto al 2015), seguite dalle quelle del Sud (-4,4%) e dalle Isole (-4%). Nelle Regioni del settentrione invece, nel 2016, il numero degli aborti diminuisce solo dell’1,4% rispetto all’anno precedente.
 
Continua l’effetto “pillola dei 5 giorni dopo” anche nel 2016, l’andamento di questi ultimi anni, potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina Aifa che ha cancellato l’obbligo di ricetta di ellaOne per le donne maggiorenni. Un effetto positivo anche sugli aborti clandestini che secondo stime recenti sarebbero in calo anche grazie alla possibilità di acquisto della contraccezione di emergenza senza prescrizione.

Sostanzialmente stabile, ma comunque alta l’obiezione di coscienza tra gli operatori, che anzi aumenta dello 0,4% tra i ginecologi (70,9% nel 2016; 70,5% nel 2015) e dell’1,3% tra gli anestesisti (48,8% nel 2016 rispetto al 47,5% nel 2015).
 
Rimane il fatto che le IVG vengono effettuate nel 60.4% delle strutture disponibili, con una copertura adeguata, tranne che in Campania, Regione che vede comunque diminuire il numero degli aborti e nella P.A. Bolzano, dove invece sono in aumento. Ma il ministero, anche quest’anno, conferma: “Non emergono criticità nei servizi”.
 
Questi i numeri più significativi contenuti nella Relazione trasmessa al Parlamento dal Ministero della Salute, il 27 dicembre scorso, e pubblicata oggi sul portale del Ministero, con i dati definitivi del 2016 sull’attuazione della L.194/78 che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG).
 
Relazione che, in vista del compimento dei 40 anni dalla approvazione della legge 194, il prossimo 22 maggio, su iniziativa del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, si presenta corredata con un focus realizzato dall’Istat su questo lungo periodo di applicazione della legge. Una chiave di lettura che contestualizzando la raccolta dati contenuta nelle relazioni annuali al Parlamento con i cambiamenti più significativi avvenuti nel Paese, considera le caratteristiche delle generazioni di donne che si sono succedute, seguendone il percorso di vita riproduttiva, che va dai 15 ai 49 anni.
 
Ecco i principali dati della nuova Relazione sulla 194.
Come abbiamo visto il numero degli aborti cala del 3,1% rispetto al 2015, anno in cui le percentuali di diminuzione rispetto all’anno precedente avevano raggiunto un -9,3% Quindi, per il terzo anno di seguito il numero totale delle IVG  stato inferiore a 100mila e più che dimezzato rispetto ai 234 ̇801 del 1982, anno in cui si riscontrato il valore più alto in Italia. Diminuzioni percentuali particolarmente elevate si osservano in Campania (-8,7%), Lazio (6,1%), PA di Trento (-5,8%) e Valle d’Aosta (-5,4%) soprattutto nella seconda parte dell’anno. In controtendenza la PA di Bolzano (+8.9%) e il Molise (+11.8%).
 
Prosegue l’effetto “Pillola del giorno dopo”. E anche nel 2016, la relazione sottolinea come l’andamento di questi ultimi anni, come già rilevato lo scorso anno, potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina Aifa del 21 aprile 2015 (Gu. n.105 dell’8 maggio 2015) che elimina, per le maggiorenni, l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato (ellaOne), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”.
I dati Aifa delle vendite dell’Ulipristal acetato (ellaOne), continuano a mostrare, infatti, un incremento significativo nel 2015 rispetto agli anni precedenti (7.796 confezioni nel 2012, 11.915 nel 2013, 16.797 nel 2014 e 145.101 nel 2015), con un aumento anche nel 2016, ma più contenuto (189.589 confezioni).
 
Tutti gli indicatori confermano il trend in diminuzione: il tasso di abortività (numero di IVG per mille donne tra 15 e 49 anni), che rappresenta l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza del ricorso all’IVG, è stato 6.5 per mille nel 2016, con una riduzione dell’1.7% rispetto al 2015, quando era 6.6 per mille, e si conferma fra i valori più bassi a livello internazionale. Era 16.9 nel 1983.
 
Il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1000 nati vivi) nel 2016 è risultato pari a 182.4 per mille, con un decremento dell’1.4% rispetto al 2015, quando era 185,1 e del 51.5% rispetto al 1983 (quando era 381,7).
 
Donne straniere: IVG stabili, ma in diminuzione negli ultimi 3 anni il ricorso agli aborti. Un terzo delle IVG totali in Italia continua ad essere a carico delle donne straniere, ma dopo un aumento importante nel tempo, gli aborti tra le straniere si sono stabilizzati e negli ultimi tre anni cominciano a mostrare una tendenza alla diminuzione: sono il 30% di tutte le IVG nel 2016, rispetto al 31.1% nel 2015. Per tutte le classi di età le straniere, comunque, hanno tassi di abortività in diminuzione, ma che restano ancora più elevati delle italiane di 2-3 volte, permanendo una popolazione a maggior rischio di abortire rispetto alle italiane.
 
In generale continuano a diminuire i tempi di attesa, pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le Regioni. La mobilità fra le regioni e province è in linea con quella di altri servizi del Ssn: il 91.4% delle IVG nel 2016 viene effettuato nella regione di residenza, di cui l’86.5% nella provincia di residenza.
 
Riguardo l’esercizio dell’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi IVG, si conferma quanto osservato nelle precedenti relazioni al Parlamento: su base regionale e, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base locale, considerando le singole strutture, non emergono criticità nei servizi di IVG. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 60.4% delle strutture disponibili, con una copertura adeguata, tranne che in Campania e nella P.A. Bolzano. Il numero degli obiettori di coscienza nei consultori, pur nella non sempre soddisfacente copertura dei dati, è sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato nelle strutture ospedaliere.
 
Rapporto tra IVG, Punti nascita e nascite. Il numero dei punti IVG è pari all’ 82% del numero di punti nascita, mentre il numero di IVG è pari a circa il 18% del numero delle nascite. Confrontando poi punti nascita e punti IVG non in valore assoluto, ma rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, ogni 10 strutture in cui si fa una IVG, ce ne sono poco meno di 12 in cui si partorisce. 
 
Carico di lavoro non obiettori. Valutando le IVG settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, considerando 44 settimane lavorative in un anno, a livello nazionale nel 2016 ogni ginecologo non obiettore ne effettua 1,6 a settimana. Anche nelle Regioni in cui si rileva una variabilità maggiore, cioè in cui si rilevano ambiti locali con valori di carico di lavoro che si discostano molto dalla media regionale, si tratta comunque di un carico di IVG per ciascun ginecologo non obiettore che non dovrebbe impegnare tutta la sua attività lavorativa. In particolare, per il 2015, delle 336 strutture IVG per le quali le regioni hanno fornito i dati, sono solo 3 quelle che presentano valori di carico di lavoro di molto superiori alla media regionale, mentre per il 2016 le strutture IVG che hanno riportato il dato sono 356 e sono 5 quelle con carichi di lavoro superiore alla media regionale.
 
Non obiettori assegnati in altri servizi. Continuano poi ad essere rilevati i ginecologi non obiettori non assegnati ai servizi IVG dalle amministrazioni locali: l’8% nel 2015, pari a 98 ginecologi, e il 6.6% nel 2016, pari a 69 ginecologi.
 
Stime in diminuzione anche per gli aborti clandestini, in calo anche grazie alla contraccezione di emergenza. Per quanto riguarda l’abortività clandestina l’Iss ha effettuato una stima degli aborti clandestini per il 2012. Il numero di aborti clandestini per le donne italiane è stimato tra i 12mila e 15mila e tra i 3mila i 5mila tra le donne straniere (stima quest’ultima effettuata per la prima volta). Stime che indicano una stabilizzazione del fenomeno negli ultimi anni, almeno per quanto riguarda le italiane (15mila erano gli aborti clandestini stimati per le italiane nel 2005), e una notevole diminuzione rispetto agli anni 80-90 (nell’1983, 72mila nel 1990 e 43 ̇500 nel 1995).
Nel 2016 l’Istat, in collaborazione con l’Iss, ha messo a punto un nuovo modello di stima con informazioni più aggiornate e più recenti su vari aspetti, ad esempio struttura della popolazione in età fertile, tendenze della fecondità, contraccezione. È stata considerata la contraccezione d’emergenza alla luce della determina dell’Aifa che ha reso possibile l’acquisto senza ricetta medica per le donne maggiorenni. Questo aspetto ha fatto sì che le nuove stime effettuate presentino valori instabili, seppur compresi in un intervallo abbastanza ristretto che va dai 10mila ai 13mila casi.
 
Ricorso alla RU486.  Per quanto riguarda l’interruzione della gravidanza attraverso l’utilizzo dell’approccio farmacologico con Mifepristone (RU486) e prostaglandine (anche definito aborto medico in alternativa all’aborto chirurgico) si evidenzia dal 2009 al 2016 un incremento continuo del loro uso e l’utilizzo ormai in tutte le Regioni. L’interruzione di gravidanza con RU486 rappresenta il 15,7% del totale delle IVG. Ci sono però variazionida Regione e Regione, sia sul fronte del numero di interventi che per il numero di strutture. Valori percentuali più elevati si osservano nell’Italia settentrionale, in particolare in Liguria (41.7% di tutte le IVG nel 2016), Piemonte (35.8%), Emilia Romagna (28.3%) e Toscana (23.7%). Queste percentuali aumentano se si considerano solo le IVG effettuate entro 7 settimane di gestazione, con circa un intervento su 2 fatto con tale metodica (53.1%). L’85.9% delle IVG effettuate con Mifepristone+prostaglandine sono avvenute entro i 49 giorni di gestazione, come indicato in Italia (Supplemento ordinario della GU del 9/12/2009).

Aborto fra le minorenni. Tra le minorenni, il tasso di abortività per il 2016 risultato essere pari a 3.1 per mille, valoreidentico a quello del 2015, ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti (3.7 nel 2014, 4.4 nel 2012), con livelli più elevati nell’Italia centrale; i 2 ̇596 interventi effettuati da minorenni sono pari al 3.0% di tutte le IVG (erano il 2.9% nel 2015). Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale. (E.M)

© RIPRODUZIONE RISERVATA