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Lunedì 08 GENNAIO 2018
“Ma quanto è diventato difficile prescrivere un farmaco”. Lettera aperta di De Matteis (Smi) al futuro ministro della Salute

"Se a un paziente molto malato prescrivo un farmaco salvavita costoso, nell’ambito di un piano terapeutico specialistico e, dopo anni, con il paziente deceduto e la sua documentazione buttata via dalla famiglia, l’Asl mi chiede di vedere quel piano, di verificare se ho seguito tutte le regole, dette e non dette, scientifiche e compilative, pena una multa. E questo è solo un esempio". LA LETTERA

“Caro ministro che verrà, pur non sapendo chi vincerà le prossime elezioni e su chi ricadrà la responsabilità dell’importante, seppur trascurato, dicastero della sanità, voglio anticiparLe il mio pensiero”. Comincia così la lettera che il vice presidente nazionale Smi, Cosmo De Matteis, ha scritto per evidenziare le criticità che come professionista ha riscontrato nel sistema della prescrizione dei farmaci.
 
“Mi è stato chiesto nel passato – ha continuato De Matteis nella sua lettera - di usare programmi per computer che mi avvertono ogni 28 giorni di quando scade un antipertensivo o una statina. Mi compare una faccina arrabbiata se prescrivo prima del tempo o fuori nota Aifa. Quella faccina, nell’intento di chi l’ha inventata, dovrebbe anche far sorridere, ma è invece diventata il presupposto per entrare nel tunnel della medicina difensiva”.
 
Per il vice presidente nazionale Smi con un sistema così struttura si rischia di “badare alle forme nella ricetta senza considerare la sostanza”. De Matteis, nella sua lettera, chiarisce il suo punto di vista attraverso diversi casi concreti, sottolineando soprattutto come attualmente esistano “vincoli prescrittivi senza senso”.
 
La parte finale della lettera è poi dedicata “all’uso del codice penale contro la deontologia medica”. De Matteis racconta la storia “degli 800 colleghi di Catania denunciati sia alla Procura, sia segnalati alla Corte dei Conti, per aver prescritto alendronato contro l’osteoporosi senza prima aver fatto eseguire la densitometria ai pazienti. E’ vero - ha specificato il vice presidente nazionale Smi - la nota nazionale raccomanda la densitometria per accertare la patologia; senonché una nota assessoriale in Sicilia da anni restringe la densitometria solo a casi rari e particolari (familiarità conclamata, grave rischio frattura etc). Riepilogando: alla faccia dell’autonomia, i medici di famiglia siciliani sono chiamati a lesinare le cure ai loro assistiti rispetto al resto degli italiani”. E così via De Matteis passa in rassegna atri casi, accaduti in diversi parti d’Italia, mettendo in evidenza criticità e contraddizioni.
 
“Caro futuro Ministro, siamo stanchi - ha concluso il vice presidente nazionale Smi, nella sua lettera - Vorremmo che Lei ci aiutasse nell’agevolare l’accesso alle cure a tutti gli italiani che ne hanno bisogno, impedendo che si trasformi in una corsa ad ostacoli il rispetto dei livelli essenziali di assistenza”.

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