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Giovedì 11 GENNAIO 2018
Ma la sanità privata è in grado di fornire servizi eccellenti, investire e fare anche profitto?



Gentile Direttore,
a proposito della recente analisi del prof. Gianfrate sulla spesa sanitaria privata ed il suo differenziale Nord-Centro-Sud, vorrei richiamare quanto riportato in precedenza sempre dal vostro gionale il 7 novembre scorso sul fatto che la spesa sanitaria privata è sì più elevata al Nord, ma che riguarda per più del l'80% cure dentistiche, analisi ed esami (compreso ticket), prestazioni erogate da infermieri, fisioterapisti, psicologi, podologi, agopunturisti, logopedisti, acquisto di farmaci (anche di erboristeria e omeopatici), occhiali, lenti a contatto, protesi uditive, cure odontoiatriche, cerotti. Sono quindi queste le principali voci di spesa sanitaria privata, dato che l'assistenza sanitaria comunemente intesa (assistenza ospedaliera e a lungo termine) incide per non più del 13% della spesa privata.

A commento di questi dati, i ricercatori SDA Bocconi che hanno condotto l'indagine concludono che la differenza di spesa privata tra Nord e Centro-Sud è da attribuire al reddito individuale, più elevato al Nord, ed è connessa ad una maggiore offerta di servizi, oltre che alla consapevolezza dei cittadini del Nord di investire molto, anche economicamente, nella loro salute individuale.

Si tratta, mi pare, di una differenza sostanziale con l'interpretazione recentemente pubblicata su QS dal prof. Gianfrate che, al netto di una difficile comprensione immediata del testo, definisce la spesa sanitaria privata come sostitutiva di quella pubblica, arrivando alla conclusione che la maggiore efficienza del SSN al Nord rispetto al Sud sarebbe una (piccola? grande?) eresia.

Se però i dati presentati da SDA Bocconi sono reali, se almeno l'80 % della spesa privata riguarda prestazioni comunque non coperte/fornite dal SSN, forse il ragionamento del prof. Gianfrate soffre di una sorta di ascertainment bias.

In realtà è il differenziale di reddito individuale il motore della spesa privata: non occorre grande immaginazione per concludere che chi è più ricco spende con maggiore facilità. Oltre a questo, le regioni con i migliori servizi sanitari coinvolgono i loro cittadini in una percorso virtuoso, evidenziando l'importanza di conservare la salute individuale (screening, vaccini, raccomandazioni...). Magari qualcuno inizia finalmente a comprendere che le risorse risparmiate quando i cittadini sono consapevoli dell'importanza di mantenersi sani, possono venire impiegate utilmente in altri ambiti.

Quindi non sembra proprio che debba esistere una correlazione diretta tra scarsa qualità delle prestazioni del servizio sanitario regionale e necessità di spesa privata. Andrebbe invece sottolineato che la spesa out-of-pocket è maggiore dove il sistema sanitario funziona meglio (esperienza comune anche ad altre nazioni, quali Francia, Germania, UK), costituendo quindi una sorta di indicatore dell'efficienza del sistema nella sua complessità.

Se questo è corretto, il fatto che al Nord esista una migliore offerta di servizi sanitari non è un'affermazione, bensì una condizione facilmente verificabile: se ad esempio ogni anno almeno centoventimila pazienti da tutta Italia si rivolgono alla Sanità lombarda in cerca di assistenza migliore, è evidente che essi ritengono che in Lombardia esistano condizioni assistenziali, tecniche e scientifiche migliori rispetto a quelle di altre Regioni. D'altra parte, anche secondo la “griglia Lea”, elaborata annualmente dal Ministero della Salute quella lombarda è una tra i migliori sistemi sanitari italiani, in ballottaggio con la Liguria per la quinta posizione e preceduta solo da Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna. Guarda caso, tutte regioni del Nord e al netto della richiesta di prestazioni di “sanità privata”.

Tuttavia un'analisi più approfondita sui dati di fatturato relativi alle prestazioni a favore di cittadini provenienti da altre regioni introduce una ulteriore difficoltà interpretativa. Risulta infatti che i centoventimila pazienti extra-regione che affollano le struttura sanitarie lombarde si rivolgono principalmente alle strutture private, agli IRCCS, alle Università. Molto, molto meno alle strutture sanitarie pubbliche.

Certamente esistono alcune strutture pubbliche che riescono a garantire risultati straordinari in termini di salute ai loro pazienti, tuttavia l’impressione generale è che il sistema pubblico soffra di qualche difficoltà, mentre il privato stia godendo invece di un momento assai felice, in parte risultato di investimenti fatti nel recente passato oltre che di oculata gestione.

Non sarebbe male allora che gli analisti economici (e non solo) potessero aiutarci a verificare se è vero che la sanità privata sia grado di fornire servizi eccellenti, fare soldi, guadagnare ed investire laddove il pubblico non sembra nelle stesse condizioni.

Come per tutte le cose, capire qualcosa di più potrebbe aiutare molto.
 
Pietro Cavalli
Servizio di Genetica ASST-Cremona
Comitato Etico AUSL Piacenza

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