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Venerdì 12 GENNAIO 2018
La “nobile” coltivazione del tabacco

Non sono un fan delle crociate antifumo ma non sopporto più le prese per i fondelli di chi, Stato e Regioni, da una parte, anche se per ragioni diverse, si tengono ben stretta la produzione e la vendita del tabacco e dall’altra si sperticano in reprimende contro il fumo e i danni che esso provoca alla salute

Non sono un proibizionista. Io stesso ho fumato per molti anni (ho smesso esattamente un anno fa per noia, più che per convinzione salutista). Non ho mai apprezzato le crociate e i toni  da invasati. Non gradisco tuttora quelle immagini raccapriccianti sui pacchetti di sigarette né considero chi fuma un reietto.
 
Ma una cosa mi fa veramente andar di matto…il non sense, la mancanza assoluta di coerenza (che si avvicina molto alla presa per i fondelli) di chi da una parte predica bene e dall’altra razzola male.
 
E’ di oggi la pubblicazione del documento della Conferenza delle Regioni sulla politica fiscale del settore “tabacchicolo”, dove si chiede al Governo, nella sostanza, di essere meno incauto e approssimativo nella tassazione sul tabacco e i suoi derivati per non mettere in ginocchio questa “nobile coltivazione”.
 
Nulla da eccepire sul fatto che sia nobile (anche se non capisco il perché allo stesso modo non lo siano tutte le altre coltivazioni) ma leggere l’intero documento e non trovarvi alcun accenno al fatto che il tabacco, fumato (e non si coltiva per altro motivo) uccide, come proprio in questi giorni il buon Frassica sta di nuovo dicendo in lungo e in largo nei nuovi spot del Ministero della Salute, mi ha fatto venir voglia di buttare giù queste righe.
 
Ma non basta, le stesse Regioni che oggi hanno lanciato l’appello al Governo, sono le stesse che l’altro ieri hanno reiterato il loro via libera al Piano nazionale di prevenzione che, sulla lotta al fumo, impernia un bel pezzo delle sue azioni.
 
Lo so, non sto dicendo nulla di nuovo. Che lo Stato ci tenga ai proventi delle tasse sul tabacco è cosa nota. Lo stesso Stato che le sigarette detiene ancora sotto il suo Monopolio (non dimentichiamo che attraverso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli controlla tuttora produzione, distribuzione e vendita dei tabacchi lavorati), e che però spende miliardi di euro per le conseguenze delle malattie che il tabacco (pur nobile) provoca.
 
Ed è lo stesso Stato che comunque riflette molto bene su come dosare le accise e le tasse varie su tabacco e affini, come abbiamo visto in occasione dell’ultima legge di Bilancio quando l’emendamento presentato nei due rami del Parlamento dalla stessa maggioranza di Governo per ricavare 600 milioni di euro da un aumento del prezzo delle sigarette finalizzato a incrementare i fondi per la sanità sia stato sempre bocciato, o meglio neanche votato, per paura di fare una brutta figura.
 
In tutto questo di nobile c’è ben poco. Tabacco a parte.
 
Cesare Fassari

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