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Giovedì 18 GENNAIO 2018
Decadimento cognitivo lieve: le nuove linee guida dei neurologi americani

L’American Academy of Neurology (AAN) ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida sul decadimento cognitivo lieve (MCI), rivedendo la precedente edizione del 2001, alla luce delle nuove evidenze scientifiche.  Bocciati gli inibitori delle colinesterasi e promossi a pieni voti l’attività fisica e la ‘ginnastica’ mentale, come baluardo al decadimento delle funzioni cerebrali.

Per Mild Cognitive Impairment (MCI) si intendono quei quadri di decadimento cognitivo che stanno a cerniera tra l’invecchiamento fisiologico e i quadri patologici di demenza; la definizione viene  riferita agli ultra-65enni che, pur in presenza di un deficit cognitivo lieve (che si manifesta per lo più attraverso disturbi della memoria), continuano a mostrare un normale funzionamento nelle attività della vita quotidiana. Alcuni di loro sono destinati però a progredire verso l’Alzheimer.
 
Il MCI, secondo L’AAN, interessa il 6,7% della popolazione tra i 60 e i 64 anni, l’8,4% delle persone di 65-69 anni, il 10,1% dei soggetti tra i 70 e i 74 anni, il 14,8% della fascia 75-79 anni, il 25,2% di quelli tra 80 e 84 anni. A distanza di 2 anni dalla diagnosi, quasi il 15% dei soggetti over 65 con diagnosi di MCI, progredisce ad un quadro di demenza conclamata.
 
Come trattare il paziente con MCI
In un momento storico abbastanza triste per la ricerca farmacologica nel campo delle demenze (è di pochi gironi fa la notizia che la Pfizer ha cancellato questo filone di ricerche, preceduta peraltro in un passato recente da altre aziende farmaceutiche), anche questa edizione delle linee guida sembra sottolineare la sostanziale inutilità della terapia farmacologica, in particolare degli inibitori delle colinesterasi (donepezil, rivastigmina, galantamina).
Le evidenze scientifiche più recenti suggeriscono al contrario che programmi di esercizio fisico e di training cognitivo della durata di 6 mesi possono produrre dei benefici sul MCI; gli estensori delle linee guida consigliano dunque di ‘prescrivere’ a questa popolazione di pazienti una regolare attività fisica.
E anche il cervello ha bisogno di essere tenuto in allenamento. Gli studi più recenti confermano che un basso livello di scolarizzazione si associa ad una maggior prevalenza di MCI.
 
Eliminare i fattori di rischio
In assenza di terapie farmacologiche risolutive, le ultime raccomandazioni si focalizzano molto sull’importanza della valutazione dei fattori di rischio modificabili, del grado di disfunzione funzionale e sulla valutazione/trattamento dei sintomi psichiatrici e comportamentali nei pazienti con MCI. Importante anche, laddove indicato, sospendere quei farmaci che possono avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive. Viene raccomandato inoltre di effettuare un monitoraggio sul lungo periodo della funzione cognitiva di questi pazienti. A questo proposito è importante indirizzare il paziente verso uno specialista del campo.
Le linee guida sono pubblicate su Neurology.
 
Maria Rita Montebelli
 

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