quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 24 GENNAIO 2018
Incontinenza urinaria e fecale per 7 milioni di Italiani. Le Regioni si organizzano in una rete di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura

Accordo Stato Regioni sul "Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all'incontinenza urinaria e fecale", con sei priorità: in ogni Regione Centri per la prevenzione cura e riabilitazione; Pdta per la presa in carico totale dei pazienti; nuovo approccio nell'erogazione dei farmaci; razionalizzazione dell'utilizzo dei dispositivi medici; ottimizzazione e razionalizzazione del percorso di fornitura di dispositivi medici monouso; campagne di educazione e sensibilizzazione. L'INTESA.

L'incontinenza urinaria interessa più di cinque milioni di cittadini in Italia . La prevalenza media nella popolazione femminile di età superiore ai 45-50 anni è oltre ii 10-15%, mentre nel sesso maschile, meno colpito, sarebbe la meta. In entrambi i sessi la prevalenza aumenta con l’età fino a superare il 50% nei soggetti anziani istituzionalizzati.

L'incontinenza fecale interessa circa due milioni di cittadini, con una prevalenza stimata, a seconda degli studi, tra il 2 e il 15% e anche in questo caso influenzata dall'età della popolazione  osservata.

Per questo, l’accordo Stato Regioni in esame oggi su "Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all'incontinenza urinaria e fecale", prevede sei priorità:

- costituzione in ogni Regione di una Rete di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura dell'incontinenza di primo, secondo e terzo livello, previa attivazione di appositi Tavoli di lavoro regionali;

- attivazione e implementazione di Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA), in grado di garantire la presa in carico totale della persona incontinente erogando i necessari interventi multiprofessionali e multidisciplinari;

- nuovo approccio, alla luce delle evidenze scientifiche e della comparazione con la situazione negli altri Paesi europei e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, al tema della erogazione dei farmaci;

- predisposizione di linee di indirizzo per una razionale utilizzazione dei dispositivi medici di tipo chirurgico complessi;

- ottimizzazione e razionalizzazione del percorso di fornitura di dispositivi medici monouso (ausili monouso) per incontinenza già a partire dalla prescrizione;

- attuazione di campagne di educazione e sensibilizzazione sui temi dell' incontinenza, a livello regionale, che affianchino la "Giornata nazionale per la prevenzione e cura dell'incontinenza" del 28 giugno istituita dal ministero della salute.

Secondo l’accordo l'incontinenza urinaria e l' incontinenza fecale rappresentano condizioni cliniche che compromettono la qualità della vita con una restrizione della partecipazione alla vita sociale e, nel caso di persone non autosufficienti, aumentano significativamente ii carico di lavoro per i caregivers.

Oltre a presentare una prevalenza nella popolazione generale, sono patologie che comportano alte spese per il Servizio sanitario nazionale e per il cittadino, per i costi diretti e indiretti e nei soggetti affetti da patologie neurologiche, l'incontinenza urinaria rappresenta l'espressione clinica di una disfunzione neurogena a carico dell'apparato vescico-uretrale che può essere causa di morte o di gravi complicanze.

I Centri che dovranno essere organizzati nelle Regioni sono di tre livelli.

Quelli di primo livello sono Servizi ambulatoriali di primo riferimento per i medici di medicina generale e per gli specialisti del territorio. Si tratta, essenzialmente, di  "Ambulatori dedicati" collocati sul territorio o in strutture ospedaliere.

Devono poter svolgere un'attività di diagnosi e trattamento in tempi e spazi dedicati  (ambulatorio per incontinenza); assicurare la presa in carico dei pazienti da parte di un team multidisciplinare e interprofessionale; prevedere nel team la presenza delle figure dell'urologo e/o ginecologo  e/o fisiatra, preferibilmente tutti e tre e dell'infermiere esperto in uro-riabilitazione e del fisioterapista con competenze specifiche nella riabilitazione pelvi-perineale.

Se l’unico specialista di riferimento è il ginecologo, ovviamente il centro sarà orientato esclusivamente alla cura dell'incontinenza femminile urinaria non neurogena.

Nel caso del percorso riabilitativo, il fisiatra sarà responsabile del progetto riabilitativo individuale.

Importante è l’ostetrica per le attività di prevenzione e cura della incontinenza urinaria in gravidanza e nel puerperio.

Il Centro deve avere disponibilità di attrezzature per l'esame clinico, urodinamico e per la riabilitazione ed essere collegato a una struttura urologica/ginecologica per il trattamento chirurgico a minore complessità ed essere col1egato a uno o più centri di secondo livello e al centro di terzo livello per la gestione dei casi complessi.

I Centri di secondo livello sono "Centri mono-specialistici di riferimento", chiamati a dare una risposta all'esigenza di una gestione "specializzata'' del problema, ovvero di tutti quei casi che non hanno trovato una soluzione soddisfacente dalla gestione di primo livello. Devono essere dunque strutture in grado di garantire una diagnostica avanzata e terapie chirurgiche "maggiori".

I Centri urologici sono individuabili nell'ambito delle varie strutture complesse di Urologia, in grado di affrontare dal punto di vista diagnostico e terapeutico i casi più complessi di incontinenza urinaria femminile e maschile e delle disfunzioni pelviche, con esperienza e competenza documentate dal tipo e numero di interventi eseguiti, con dotazione di almeno due posti letto funzionali al trattamento dei casi.

I Centri ginecologici sono individuabili nell'ambito delle strutture complesse di Ginecologia,  in  grado  di affrontare i casi di maggiore complessità uroginecologica come quelli secondari a gravi alterazioni della statica dei visceri pelvici, complicanze di pregressa chirurgia e recidive, con esperienza e competenza documentate dal tipo e numero di interventi eseguiti , con dotazione di almeno due posti letto funzionali al trattamento dei casi.

I Centri riabilitativi,  nell'ambito delle strutture di Riabilitazione, devono affrontare la diagnostica specialistica e l'approccio terapeutico appropriato dell'incontinenza e delle disfunzioni dell'area pelvica in pazienti complessi con pluridisabilità, anche di origine neurologica (es. sclerosi multipla, Parkinson, ictus ecc.), individuati sulla base della riconosciuta esperienza e competenza nell'ambito specifico, con spazi, tempi ed équipe dedicati alla riabilitazione delle disfunzioni pelviche e collegati funzionalmente ad un centro urologico di secondo livello.

I Centri urologici e ginecologici devono dimostrare di svolgere un'attività chirurgica per l'incontinenza in maniera continuativa e non occasionale ed essere in grado di affrontare chirurgicamente anche i casi a maggiore complessità. Devono ovviamente essere in grado di saper gestire anche le complicanze di una precedente chirurgia per incontinenza.

I Centri di terzo livello sono di Neuro-urologia e devono avere una altissima specializzazione nel trattamento dell'incontinenza e di disfunzioni dell'area pelvica maschili e femminili con un approccio multidisciplinare integrato e collegiale con la possibilità di effettuare le terapie chirurgiche più complesse, quale ad esempio la neuromodulazione sacrale e lo sfintere artificiale anche in pazienti neurologici.

I Centri di Neuro-Urologia dovrebbero essere inseriti all'interno o in stretta contiguità logistica e funzionale con le strutture ospedaliere che hanno in cura pazienti con mielolesione (Unita spinali). I Centri devono essere dotati di una propria autonomia con la previsione di almeno 8 posti letto dedicati.

Presso tali Centri, devono essere trattati i pazienti con mielolesione o affetti da altre patologie neurologiche a impatto sulla continenza e sulle funzioni autonome e anche pazienti, identificati già dai livelli precedenti, che necessitano di terapie neuro-urologiche chirurgiche e riabilitative di alta complessità.

Le Unita pelviche dovranno essere in grado di affrontare i casi più complessi di incontinenza sia per gravita che per concomitanza di altre disfunzioni quali la incontinenza fecale, il dolore pelvico e il prolasso pelvico multicompartimentale e richiedono il coinvolgimento di specialisti diversi nell'inquadramento diagnostico e nella scelta terapeutica.

L'unita pelvica  si  propone  la realizzazione di spazi per valutazioni e trattamenti collegiali, che si avvalgano di figure ad altissima competenza.
Il Centro deve essere dotato di una propria autonomia con la previsione di 6- 8 posti letto dedicati. L'Unita pelvica dovrebbe, preferibilmente, essere caratterizzata dalla concomitante presenza/disponibilità di competenze professionali: ginecologo, urologo, neuro¬ urologo, coloproctologo, urologo pediatra, fisiatra, fisioterapista, ostetrica e infermiere, radiologo, psicologo/sessuologo.

Ai Centri di terzo livello compete inoltre un ruolo di organizzazione della Rete e di raccordo con i rappresentanti istituzionali per la raccolta dei dati provenienti da tutti i Centri di primo e secondo livello, di monitoraggio dell'attività dei Centri in rete regionale, per il coordinamento delle attività di formazione e aggiornamento e per periodiche riunioni di revisione con tutti i Centri in rete delle attività svolte.

Compito della Rete è anche quello di condividere protocolli diagnostici e terapeutici, sia nell'ottica di una loro standardizzazione che in quella di una razionalizzazione della spesa.

Il modello di rete fa riferimento alla incontinenza urinaria associata o meno ad altre disfunzioni dell’area pelvica come l’incontinenza anale. Occorre inoltre prevedere modelli simili per la sola incontinenza anale e per l'incontinenza urinaria e anale in età pediatrica.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA