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Lunedì 29 GENNAIO 2018
Il ministro della Salute scopre oggi le criticità del San Camillo di Roma



Gentile Direttore,
la segreteria Anaao del San Camillo dissente dalle parole del ministro Lorenzin che, intervenendo a Piazza pulita, apparentemente stupita per la gravità delle condizioni assistenziali presenti al San Camillo di Roma, ne chiede il commissariamento.

Uno stupore che appare singolare se rapportato ai recenti lunghi dieci anni di criticità accompagnati da una colpevole inerzia istituzionale regionale e nazionale.
Nel 2008 infatti l’Anaao del San Camillo aveva già denunciato la pericolosità della politica dei tagli lineari che minacciava le capacità assistenziali di tutto l’ospedale a partire dal Pronto Soccorso che si stava trasformando in luogo di degenza, allora ancora su comodi letti poi dopo pochi anni su barelle o anche peggio.
Sono seguite numerosissime iniziative dell’Anaao, nelle quali abbiamo sempre coinvolto gli amministratori aziendali e regionali assistendo di norma solo ad un inutile rimpallo di responsabilità.

Non è forse chiaro che lo stato del nostro ospedale, e di conseguenza del Pronto Soccorso, riflette l’assenza di una politica sanitaria in grado di cogliere il profondo, radicale, drammatico cambiamento delle esigenze sanitarie del nostro paese?
Non è forse chiaro perché sia destinato al collasso un grande ospedale che ha subito un progressivo, inarrestabile e soprattutto illogico depauperamento delle risorse strumentali ed umane mentre è costretto a dare una risposta a TUTTI i bisogni sanitari di una vastissima e complessa aerea urbana comprese anche le numerose emergenze – urgenze del territorio regionale per il quale è Hub di riferimento?

Le porte del San Camillo sono da sempre aperte a tutti qualunque sia la necessità del cittadino: dall’aspirina al trapianto di organi!

Non è chiaro alle forze politiche che si alternano al governo della sanità nazionale e regionale che quando l’unico obiettivo è la riduzione della spesa, chi paga le conseguenze sono operatori e malati?
Non è forse ancora chiaro che senza un’assistenza sanitaria sul Territorio vera, non di facciata o di slogan, l’ospedale nelle regioni “deboli” rimane un fortino nel deserto a difesa di TUTTI i bisogni di salute della gente?
E i nostri governanti evitino di ripetere che il problema è l’assenza di una medicina del territorio. Chi doveva verificare o creare la medicina del territorio prima dei tagli? Cosa diremmo di un imbarcazione alla deriva perché è stata levata l’ancora prima di tentare inutilmente di accendere i motori?
Non sa il Ministro che il sottofinaziamento del Ssn è responsabilità del governo e che non aver modificato la legge Balduzzi che ha tagliato 70.000 posti letti in Italia è una responsabilità governativa?
Non è ancora chiara la necessità di rivedere la politica dei tagli lineari? Nel 2015 in un libro bianco abbiamo documento come gli unici risultati siano stati la riduzione dei volumi assistenziali, l’aumento del costo del singolo ricovero e la maglia nera dell’ospedale con il disavanzo negativo più alto del paese.

Un risultato raggiunto grazie all’azione congiunta di Regione e Ministero che hanno utilizzato come strumenti direttori generali ai quali è stata sistematicamente sottratta ogni possibilità di intervento autonomo sia nella politica del personale sia nell’individuazione delle linee di attività: costretti ad assumere chirurghi anche se servivano anestesisti o costretti a destinare risorse ad attività ambulatoriali di primo livello penalizzando prestazioni di maggiore complessità e utilità.

Nello specifico del programma de “La7” vorremmo anche far rilevare che è sembrato palese il tentativo di infangare specificatamente il San Camillo: nelle immagini drammatiche sono comparsi il nostro Pronto Soccorso con didascalia “Ospedale San Camillo” e successivamente  immagini di un PS di un altro grande ospedale romano, ma senza alcuna didascalia, mentre in studio si affermava che le condizioni del San Camillo non esistono in altri ospedali italiani.

Per quale motivo? Dobbiamo tenere la maglia nera anche di questo?

Non vogliamo denunce, non vogliamo siano lanciate accuse al nostro ospedale, vogliamo atti concreti da chi ha il dovere di governare, politiche serie per garantire ancora quello che abbiamo scritto all’ingresso dell’ospedale: Diritto alla Cura, Diritto a Curare.

Sandro Petrolati
Segretario aziendale ANAAO Assomed   

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