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Lunedì 12 FEBBRAIO 2018
Diagnostica, ticket e rimborsi. Dati Corriere della Sera sono sbagliati



Gentile Direttore,
con riferimento all’articolo pubblicato dalle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera del 5 febbraio 2018, recante il titolo: “Ticket, rimborsi. Ma quanto costa una risonanza?”, nonché sul sito dello stesso quotidiano con aggiunta di un filmato, intitolato: “Sanità: il ‘buco’ dei rimborsi”, riteniamo opportuno rilevare che tale servizio giornalistico appare ispirato ad una logica politica, peraltro minoritaria nel Paese, la quale sostiene che l’assistenza sanitaria debba essere erogata solo da strutture pubbliche, togliendo ogni convenzione con il privato.
 
Ci preme sottolineare che nell’articolo vi sono varie inesattezze che portano a conclusioni, a nostro giudizio, errate e fuorvianti.
In particolare, nel servizio giornalistico si afferma che:
1) i dati riportati sono stati forniti dai “migliori centri privati”: ci chiediamo su quali basi venga dato questo giudizio?

2) viene riportato che ”il confronto è a parità di qualità delle attrezzature diagnostiche”. Facciamo presente che queste strutture hanno risonanze magnetiche da 0,25 tesla, ossia a minor potenza con tipologia di esami limitata; una delle strutture citate, che fa diagnostica per immagini, non possiede nemmeno una Tac;

3) viene scritto che i dipendenti delle tre strutture citate nell’articolo hanno “lo stesso inquadramento contrattuale”. Facciamo presente che in tutte le strutture prestano la loro opera diversi professionisti con differenti inquadramenti contrattuali (dipendenti, libero professionisti a partita Iva) che vengono retribuiti in maniera differente a secondo del settore ove operano e alla loro qualità professionale. Quindi, parlare di medesimo inquadramento contrattuale nel nostro settore è totalmente errato;

4) l’affermare che le prestazioni effettuate nelle strutture di specialistica ambulatoriale dovrebbero essere remunerate meno di quelle effettuate negli ospedali pubblici, perché in questi “ci sono i pronto soccorsi e si curano i tumori”, significa ignorare come è strutturata la remunerazione di tutte le prestazioni sanitarie; in realtà, sia i pronto soccorsi che tutte le prestazioni che vengono erogate ai pazienti neoplastici sono retribuite dalla Regione;

5) viene scritto che ”il costo degli esami di laboratorio è il 50% meno di quello che viene rimborsato”. Anche questa è un’affermazione del tutto arbitraria. Infatti, la Regione Lombardia applica uno sconto del 22% sulle tariffe del nomenclatore regionale e le strutture di laboratorio hanno aperto in tutto il territorio della Lombardia numerosi centri prelievi, molto apprezzati dagli utenti soprattutto per l’agevole accessibilità e per la rapidità della prestazione, che hanno un costo di gestione non trascurabile;

6) viene sempre scritto che questa analisi è stata effettuata “sugli esami più diffusi”. Facciamo presente che in base a un’indagine realizzata su strutture che erogano tutte le prestazioni di diagnostica per immagini, la percentuale su tutte le prestazioni effettuate nel 2017 è del 4,87% per la risonanza magnetica muscolo, del 5,57% per l’ecografia dell’addome completo e del’0,54% per la Tac del torace;

7) vanno poi corrette alcune cifre di quanto riportato sul corrisposto per prestazione:
a) la retribuzione prevista nel nomenclatore regionale per la risonanza magnetica muscolo scheletrica effettuata con un apparecchiatura da 0,25 tesla, come nel caso della Santagostino, non è di euro 169,97 ma è di 133,68 euro sul quale la Regione Lombardia effettua uno sconto del 6,2% che porta la retribuzione effettiva a 126,06;
b) lo sconto del 6,2% va applicato anche alle altre due prestazioni;

8) da ultimo va rilevato che riguardo alle tre prestazioni prese in esame nell’articolo sul Corriere della Sera, definite “molto frequenti” mentre, come abbiamo dimostrato, non lo sono, va sottolineato che i proprietari delle tre strutture hanno fatto una scelta imprenditoriale di mercato in quanto sono accompagnate da numerose prestazioni che vengono elargite a tariffe superiori al nomenclatore regionale. Abbiamo analizzato i costi attraverso il sito di due strutture sole perché Casa Salute di Genova non riporta le tariffe sul proprio sito Web. In particolare, Mediclinic ha 25 prestazioni di diagnostica per immagini che eroga ad un prezzo superiore a quello previsto dal nomenclatore tariffario della Regione Veneto.
 
Mentre per la Santagostino la situazione è più eclatante:
a) Visite specialistiche: la tariffa regionale è di 22,50 euro (poi scontata del 6,2%) per la prima visita mentre per le visite di controllo è di 17,90 euro. La Santagostino applica – invece - tariffe che vanno dai 60 ai 120 euro.
b) Ecografie: se si toglie l’ecografia dell’addome completo, tutte le altre hanno un costo che si aggira, nella maggior parte dei casi, attorno al doppio;
c) Radiologia : per quanto riguarda la radiologia tradizionale, per rx di un segmento scheletrico il costo è di 30 euro (tariffario regionale dai 10 ai 30 euro), mammografia 60 euro (tariffario regionale 44,33 euro) ortopantomografia 60 euro (tariffario regionale 23,20 euro) teleradiografia 50 euro (tariffario regionale 11,60).
d) Esami di laboratorio: l’articolo sul Corriere della Sera riporta che il loro costo è il 50 % del retribuito da Regione Lombardia, mentre il centro Santagostino applica le stesse tariffe del nomenclatore regionale .
 
Dr. Mauro Potestio
Presidente Feder ANISAP (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private) 

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