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Martedì 08 NOVEMBRE 2011
Trapianti. Dalla Cina nuove prospettive per quelli di cellule staminali

Scienziati di Hong Kong hanno messo a punto un metodo per migliorare l’efficienza terapeutica del trapianto di staminali mesenchimali: il segreto è la dedifferenziazione. La ricerca, pubblicata su Stem Cells, apre nuove possibilità per i malati di cancro e delle malattie degenerative.

Dalla loro scoperta, le cellule staminali sono oggetto di controversie, ma nonostante questo vengono usate con successo per il trattamento di alcune patologie, soprattutto quando ne viene effettuato il trapianto. Ricercatori cinesi dell’Università di Hong Kong potrebbero aver trovato il modo di migliorare l’efficienza di questa possibilità terapeutica, grazie ad un metodo che permette alle cellule di sopravvivere più a lungo dopo l’innesto. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Stem Cells.

 
Il trapianto di cellule staminali è un possibile trattamento per alcune malattie del sangue e del midollo osseo, forme di cancro e patologie del sistema nervoso. Attraverso questa tecnica gli scienziati sono in grado di ristabilire alcune funzioni perse a causa delle patologie oppure rallentarne la diffusione. Una forte limitazione all’applicazione del trapianto di staminali, però, deriva dal fatto che se le cellule impiantate sono troppo simili a quelle dell’area da curare (ad esempio quando sono già fortemente differenziate, dunque troppo specializzate) possono non avere la plasticità per adattarsi al nuovo ruolo ed essere utili alla riparazione dei tessuti. “È dimostrato che la differenziazione delle cellule staminali e il loro trapianto possa essere usato come trattamento per alcune condizioni degenerative e malattie del sangue”, ha spiegato Hsiao Chang Chan, docente e ricercatore dell’Università di Hong Kong che ha condotto la ricerca. “Il nostro problema è che queste cellule dopo il trapianto hanno un tasso di sopravvivenza ridotto, all’interno del corpo. Questo ne impedisce l’uso clinico in alcuni casi, o lo limita molto in altri.”
 
La soluzione. Per risolvere questo problema il team cinese ha pensato di provare una tecnica chiamata “dedifferenziazione cellulare”, un processo che inverte il processo di specializzazione delle cellule, riportandole ad uno stadio primitivo. Gli scienziati hanno lavorato sulle cellule staminali multipotenti, che a seguito della differenziazione possono formare diversi altri tipi di cellule – ad esempio quelle che formano le ossa (osteociti), le cartilagini (condrociti) e i tessuti adiposi (adipociti), le tre linee cellulari di base.
In particolare il team ha lavorato sulle staminali multipotenti mesenchimali, estratte dal midollo spinale, osservando che tramite la dedifferenziazione aumentavano i tassi di sopravvivenza post impianto. Su modello animale, inoltre, le unità biologiche così lavorate risultavano più efficaci per potenziare le funzioni cognitive nel caso di patologie del sistema nervoso o per migliorare il recupero da ictus.
Ma c’è ancora molto da scoprire in questo campo, secondo i ricercatori. “La scoperta che nel modello animale le cellule staminali multipotenti possono essere riprogrammate è veramente eccitante. Così possiamo aumentare la loro sopravvivenza post-trapianto e dunque la loro efficacia”, ha continuato Chan. “Oggi stiamo esplorando la possibilità di usare le proprietà benefiche di questo tipo di staminali anche per altre applicazioni terapeutiche”. Ad esempio, secondo gli scienziati, potrebbe essere utile scoprire quali fattori espressi nelle cellule staminali persistono dopo il processo di dedifferenziazione. O anche se questo tipo di cellule staminali possa essere congelato e riutilizzato nel futuro.

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