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Mercoledì 21 MARZO 2018
Brescia. Al Fatebenefratelli si testa la stimolazione transcranica per la diagnosi di Alzheimer

Il progetto, la cui realizzazione costerà 450 mila euro, parte dallo studio di quel che accade nel cervello dei pazienti affetti da Alzheimer quando subiscono una stimolazione elettromagnetica transcranica. Le informazioni ottenuto in questo primo step potrebbero essere usate per produrre un nuovo strumento diagnostico.

Combinare la stimolazione magnetica transuranica con l’elettroencefalografia per pervenire a una diagnosi di Alzheimer in maniera non invasiva.

È questo l’obiettivo di un progetto che vede impegnati ricercatori dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia in collaborazione con colleghi dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Il progetto, la cui realizzazione costerà 450 mila euro, parte dallo studio di quel che accade quando i pazienti affetti da Alzheimer subiscono una stimolazione elettromagnetica transcranica. Le informazioni ottenuto in questo primo step potrebbero essere usate per produrre un nuovo strumento per aiutare la diagnosi, anche nelle prime fasi della malattia di Alzheimer e per varianti atipiche, ma anche per monitorare la progressione della malattia e l'effetto dei trattamenti.

“Il principale vantaggio di questo approccio è la possibilità di ottenere una valutazione della connettività nel singolo paziente, oltre alla non invasività della tecnica e al basso costo”, osserva la coordinatrice Marta Bortoletto. “Pertanto, avrà un impatto diretto sulla ricerca clinica con una potenziale estensione di applicazione ad altre forme di demenza e altre sindromi di disconnessione”

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