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Giovedì 22 MARZO 2018
Arriva il sensore ‘da dente’ che monitora e registra tutto quello che mangiamo e non solo

E’ un’invenzione straordinaria, tanto piccola quanto performante e sembra uscita da un film di 007. E’ il primo biosensore ‘indossabile’, su un dente, un po’ come i diamantini che le star si fanno applicare sugli incisivi per impreziosire il sorriso, e consente di monitorare tutto quanto passa (sale, glucosio, ecc) o succede (stati fisiologici o meno) nel cavo orale. Il sensore trasmette quindi queste rilevazioni ad un device portatile. Innumerevoli le possibili ricadute sia nel mondo della ricerca, che della pratica clinica

Qualcuno troverà di certo questa soluzione un po’ inquietante, se non intrusiva della privacy. Ma se la si considera senza troppi pregiudizi, è facile apprezzarne i possibili vantaggi. Si tratta di un rivoluzionario sensore miniaturizzato, un quadratino di appena 2 mm x 2 mm, da applicare sulla superficie di un dente e in grado di comunicare in modalità wifi ad un device mobile (come un telefonino ad esempio) quanto glucosio, sale, alcol, ecc.  transitano per le nostri fauci.
La storia di questo nuovo sensore, messo a punto dei ricercatori della Tufts University School of Engineering è pubblicata su Advanced Materials.
 
Le applicazioni ipotizzate per questo minuscolo ‘Grande Fratello’ da incisivo sono quelle di monitorare e registrare una serie di nutrienti e sostanze chimiche, ma anche di alcuni stati fisiologici.
 
Non è la prima volta che si tenta la strada del sensore da bocca, ma fino ad oggi con risultati poco praticabili. Quello messo a punto dai ricercatori della Tufts invece, oltre ad essere minuscolo ha la possibilità di aderire perfettamente alla superficie irregolare dei denti e la sua azione può essere paragonata a quella di un ‘telepass’ che registra tutto quanto passa per la bocca, trasmettendolo ad un ricevitore.
 
Il sensore costa di tre strati: quello centrale adsorbe i nutrienti o le sostanze chimiche da rivelare ed è contenuto all’interno di da due ‘cornicette’ dorate (i due strati esterni). La struttura nel suo complesso si comporta come un’antenna che raccoglie e trasmette segnali nello spettro delle radiofrequenze (variabili a seconda della sostanza registrata).
 
“Saremo in grado di misurare qualunque sostanza chimica – spiega Fiorenzo Omenetto, professore di Ingegneria alla Tufts - modificando lo strato bioresponsivo di questo sensore; abbiamo applicato una comune tecnologia di identificazione a radiofrequenza (RFID) ad un sensore in grado di leggere e trasmettere in maniera dinamica informazioni relative al suo ambiente. E questo sia che venga posizionato su un dente, o sulla cute, o su qualunque altra superficie”.
 
Maria Rita Montebelli

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