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Giovedì 29 MARZO 2018
Marini (Acoi): “Con l’apertura di una chirurgia oncologica al Brotzu, è a rischio la breast unit di Cagliari”

“La delibera della Giunta regionale sarda in cui si prefigura un unico reparto di Chirurgia oncologica, al cui interno verrebbe ospitata la chirurgia senologica, non corrisponde ai requisiti di accreditamento disposti dall’Agenas nel 2017”, ha detto il presidente dell’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani.

“La nascita a Cagliari di una struttura complessa di Chirurgia oncologica a discapito della Breast Unit non è né conforme alle normative ministeriali vigenti né ragionevole per le pazienti”.

È quanto ha dichiarato il presidente dell'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani Pierluigi Marini commentando la delibera della Giunta regionale sarda in cui “si prefigura un unico reparto di Chirurgia oncologica, al cui interno verrebbe ospitata la chirurgia senologica, con una modalità che non corrisponde ai requisiti di accreditamento disposti dall’AGENAS nel 2017. È una scelta aziendale inopportuna”, continua Marini. “L’attività chirurgica senologica dell’azienda Ospedaliera Brotzu è tra le prime dieci realtà italiane per volumi trattati, nonostante le criticità organizzative che hanno causato un aumento inaccettabile dei tempi di attesa e un significativo incremento della mobilità passiva per questa patologia nella regione Sardegna. Questa scelta, dunque, non preannuncia risvolti positivi nell'inclusione dell’attività senologica in un reparto di chirurgia oncologica generale, oltre ad essere in contrasto con tutte le numerose evidenze scientifiche internazionali e in controtendenza con quanto accade ormai da anni a livello nazionale ed europeo”.

"Se la delibera non verrà modificata - conclude Marini - l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani si riserva di intraprendere qualsiasi azione nelle sedi dovute (come già avvenuto per situazioni analoghe in altre regioni) al fine di garantire che lo svolgimento della procedura avvenga in ottemperanza alle normative ministeriali vigenti e che le pazienti non siano costrette a un paradossale turismo chirurgico”.

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