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Giovedì 17 NOVEMBRE 2011
Governo Monti/1. L'agenda per la sanità. Le richieste di farmacisti e imprese del settore

La filiera del farmaco e le imprese biomediche chiedono una diversa e nuova attenzione alla sanità. Anche come volano per lo sviluppo. A partire dalla sostenibilità economica e dalla certezza delle regole. Mandelli (Fofi), Scaccabarozzi (Farmindustria) e Rimondi (Assobiomedica).

Prima puntata del Forum di Quotidiano Sanità sulle istanze e le aspettative del mondo della sanità rispetto al Governo Monti e a questa delicata fase politico-economica del Paese. I primi a rispondere sono Andrea Mandelli (Fofi), Massimo Scaccabarozzi (Farmindustria) e Stefano Rimondi (Assobiomedica).
 
Andrea Mandelli, presidente Federazioni Ordini dei Farmacisti
“Non fermare le iniziative di ammodernamento della sanità”
Il primo auspicio è che non vengano fatte cedere le iniziative di ammodernamento della sanità che sono sul tavolo. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti, e ce lo ha riconosciuto recentemente anche l’ex ministro della Salute Livia Turco, si è sempre impegnata perché si arrivasse a una riforma razionale del servizio farmaceutico. Ci auguriamo dunque che questa sia anche la logica del nuovo governo, cercando soprattutto di operare tenendo in considerazione le motivazioni concrete che hanno portato alla nascita del servizio farmaceutico: offrire ai cittadini l’accesso al farmaco in modo equo e uniforme; garantire la sicurezza attraverso la presenza del professionista all’atto della dispensazione, ma anche dopo, con l’attività di assistenza al cittadino e attraverso l’attività di farmacovigilanza. Infine, come ribadito dalla Sentenza della Corte di Giustizia europea, affidare la farmacia – che è un presidio sanitario e non un esercizio commerciale - a un professionista capace di agire in scienza e coscienza, libero dai condizionamenti commerciali. Riteniamo che questi siano ancora i punti di riferimento per procedere a un ammodernamento del servizio che tenga in considerazione soprattutto le esigenze dei cittadini.
L’altra questione fondamentale è il ruolo degli Ordini. Non mi sembra che certificare la formazione e l’idoneità a esercitare possa essere considerato un ostacolo all’accesso alle professioni: è semplicemente una tutela per il cittadino, che deve avere la certezza, quando si rivolge a un professionista della salute, di avere realmente di fronte un medico, un farmacista o un veterinario, tenuto al rispetto non solo delle leggi ma anche di un codice deontologico. Gli Ordini sono una garanzia anche nei confronti dell’abusivismo, che in Italia, per alcune professioni sanitarie, ha provocato in passato non pochi incidenti. Senza considerare, poi, che è sugli Ordini che è ricaduta, e sempre più lo sarà in futuro, l’attività di aggiornamento dei professionisti. Infine, vorrei far notare che gli Ordini dei Farmacisti non impongono tariffe minime, le commissioni dell’esame di stato sono composte prevalente mente da esterni alla professione e che il numero degli iscritti agli Ordini aumenta costantemente ogni anno: non vedo davvero quale sbarramento possa costituire. Mi auguro che questi dati di realtà vengano tenuti nel debito conto per poter sviluppare un dialogo proficuo per tutti.
 
Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria
“Avviare una reale collaborazione”
L’Italia sta affrontando una crisi drammatica, forse una delle pi gravi della storia. Per questo è necessario un grande senso di responsabilità da parte delle istituzioni, delle imprese e delle parti sociali. Solo con una reale e fiduciosa collaborazione sarà possibile superare insieme una fase così delicata.
Lo si deve al Paese, ai cittadini e, per quanto riguarda le industrie farmaceutiche, alle 67 mila persone che ogni giorno ci lavorano.
In un momento di difficoltà per la sostenibilità economica del sistema non sarà- possibile pretendere pi risorse. Si possono di certo però allocare meglio e recuperare le inefficienze, che sono ancora molto diffuse nella sanità italiana. È giusto provare a porvi rimedio.
Le industrie farmaceutiche lo stanno facendo da anni. Ma questo non può bastare. Per puntare alla crescita occorre garantire stabilità del quadro normativo e certezza delle regole. E per consolidare gli investimenti in Italia e attrarne di nuovi è necessario potenziare gli incentivi per la ricerca e l’innovazione, premiando così l’eccellenza e il merito.

Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica
“Ora indispensabile sfruttare le potenzialità del settore"
È già altissimo il prezzo che la sanità italiana ha pagato negli ultimi anni a causa delle diverse manovre messe a punto - spesso frettolosamente - nel tentativo di arginare la crisi economico finanziaria e non esserne travolti. La situazione politica delle ultime settimane ci ha dimostrato che la soluzione ai problemi del Paese non è dietro l’angolo e che arduo sarà il compito che il nuovo Governo dovrà assolvere con scrupolosità e rigore.
Siamo assolutamente consapevoli dell’improrogabilità di misure che portino il Paese a raggiungere nel 2013 l’agognata stabilità, ormai condicio sine qua non per la tenuta dell’Italia, dell’euro e dell’Unione europea.
Ciò che pensiamo è che il nuovo Governo debba tenere in seria considerazione, nel perseguire l’obiettivo del risanamento dei conti, è la salvaguardia del Sistema sanitario nazionale, ovvero della qualità delle prestazioni, che potrebbe essere messa in pericolo dai tagli. Siamo a favore di provvedimenti che salvaguardino la sostenibilità del Ssn e proprio per questo siamo aperti a dialogare e confrontarci con il Governo. A nostro parere per individuare soluzioni percorribili non bisogna perdere di vista l’importanza della sanità per lo sviluppo e la crescita del Paese. Ora più che mai è il momento di sfruttare le potenzialità del settore sanitario quale volano di benessere e di sviluppo socio-economico. È indispensabile in questa prospettiva che il ministero della Salute continui la sua attività di indirizzo e coordinamento a garanzia del rispetto dei principi costituzionali, nonché in tutte le attività di sorveglianza e controllo per quanto riguarda prodotti non conformi alle leggi vigenti.


 

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