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Sabato 28 APRILE 2018
Da una parte e dall’altra. O sulla stessa barca?



Gentile direttore,
replicando alla lettera, questa volta del dottor Ferrante, vorrei dire, in suffragio a tutti i professionisti sanitari, che nessuno si sta sforzando di fare analisi sui ruoli, nessuno si improvvisa fine conoscitore di alcunché, nessuno mostra segni di confusione ed infine nessuno è frustrato da alcuna situazione (intese “scorciatoie” incluse); semmai può risultare irritato o divertito da quelle proposte spontaneamente, quanto gratuitamente, proprio dai suoi colleghi che in modo inammissibile l’hanno preceduto con articoli e commenti; se qualcuno pensa di creare un contraddittorio, volendolo peraltro controllare o addirittura a tutti i costi dominare, e poi non ha argomenti se non quelli, come già detto, a carattere autoreferenziale, da “curriculum studiorum” – non se ne può più – nonché di autoritaria scortesia, esterna, semmai, problematiche assai “intime” alla propria categoria.
 
Che una contrapposizione, certamente non simpaticissima, tra medici e professionisti sanitari possa risultare poco appetibile ed incomprensibile ai non addetti ai lavori, è sconfessato dai dati sulle consultazioni e condivisioni; se poi vogliamo parlare del fatto che queste due figure sarebbero deontologicamente chiamate – insieme – a costruire strutture organizzative evolute ed un miglioramento complessivo dei servizi agli utenti, allora possiamo finalmente entrare nel “vivo” della questione: perché il pur parziale fallimento di entrambe codesti nobili propositi sta proprio nei temi che, volontariamente e senza sforzo, la sua categoria sta proponendo, all’interno di una secolare assenza, per rifiuto, di un dialogo collaborativo da “quasi–pari”; morbo che affligge con particolare virulenza ed insistenza tutta la classe medica (un mio ex-professore toscano alla LIUC aveva un particolare ed efficacissimo, quanto esilarante, aneddoto sui medici – che “parlano soltanto tra di loro”).
 
Un esempio di ieri: anni fa un medico radiologo, oggi direttore di cattedra in meridione, alla mia richiesta di una avanguardista differente e scambievole collaborazione tra TSRM e medici radiologi, mi disse: “ma cosa dobbiamo venire a fare, noi, in diagnostica: guardare voi che fate gli esami?” – quando invece, a parte il ruolo stabilito dalla legge e da differenti specifiche moderne procedure, il modo migliore per essere sicuri di una completezza iconografica che non richieda il richiamo del paziente (triste circostanza, argomento di costante ipocrisia) è proprio quella di “vivere” la diagnostica; che sia convenzionale, tac, senologica, risonanza magnetica etc. – il problema sostanziale dei medici radiologi è che alla rivendicazione di un ruolo sempre “centrale” e riverito, fanno poi corrispondere, nei fatti, il loro rintanarsi negli studi di refertazione, ormai diventato l’unico loro ambiente oltre le, anche quelle, sempre più “depredate”, diagnostiche ecografiche – chi è causa del suo male, pianga se stesso.
 
Ed uno di Oggi: una mia assai recente proposta, di autentica condivisione multi-professionale, in ordine alla integrazione di una informativa inviata epistolarmente per la convocazione delle donne allo screening mammografico (situazione organizzativa su cui moltissimo avrei da dire), dal titolo “dal punto di vista tecnico” – quindi, già dal titolo, in completa assenza di “velleità di sconfinamento”, messa alla attenzione di: Primario, Responsabile medico di area, Direttore Generale e Sanitario, non ha trovato alcun concreto interessamento nella ASST Lombarda ove opero, e si continua a lavorare come più di 20 anni fa – senza nessuna informazione a carattere tecnico – a mio modesto parere indispensabile per un più consapevole e soprattutto tranquillo approccio delle utenti alla diagnostica senologica, cui corrisponda un intervento sanitario il più efficace possibile.
 
Certamente – e mi piace sottolinearlo – non tutto è uniforme: molti medici, radiologi e non, sono sempre più disponibili a condividere le situazioni e le esperienze, in completa assenza di un trincerarsi in “situazioni da manuale” – compendi soprattutto normativi che potrebbero essere, come puntualmente e ripetutamente riscontrato, tanto misconosciuti e tanto mal compilati, quanto inidonei ad un confronto con situazioni nuove e nuovi quesiti che la sanità moderna propone quotidianamente; e gli esempi potrebbero essere assai numerosi, da riempire i “compendi” da qualcuno indicati.
 
Per concludere, quindi, se la classe medica deciderà finalmente di fare l’esatto contrario di quanto asserito da Gentili, Ferrante & Co. , con da un lato i medici e dall’altro i professionisti, si accorgerà da subito, stando nella stessa barca, quanto questi ultimi hanno da offrire; altrimenti continueremo, ognuno per proprio conto, a fare inutile accademia e burocrazia, senza cambiare nulla e senza poter offrire nulla di nuovo e risolutivo a coloro che sia avvicinano sempre più speranzosi di una risposta adeguata ai propri bisogni e sofferenze.
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Specialista TSRM in Neuroradiologia

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