quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 25 MAGGIO 2018
Roma. Dal Gemelli una ricetta per ridurre variabilità di trattamenti e di esiti delle cure

Un workshop congiunto della Fondazione Gemelli di Roma e dell'Istituto Superiore di Sanità ha affrontato il tema dei percorsi clinici assistenziali. Un modello adottato 5 anni fa dal Gemelli e che ha consentito di ridurre ridurre la variabilità nella pratica e negli esiti clinici. E in tal modo a innalzare la qualità dell’offerta

Ridurre la variabilità di trattamenti e di esiti delle cure tra i diversi pazienti che ‘condividono’ un analogo problema di salute: è questo uno dei principali obiettivi dei percorsi clinici assistenziali (PCA) introdotti presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Se ne è parlato nel corso del Workshop “Come organizzare l’assistenza del paziente per percorsi di cura?” organizzato dalla Fondazione Gemelli in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e tenutosi oggi l’Istituto superiore di sanità- 

“L’idea di fondo dei PCA consiste nel progettare un sistema di cure che consenta di migliorare continuamente le modalità con le quali è gestito il soggetto fondamentale di riferimento in sanità, il paziente”, spiega il direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino  Gemelli IRCCS Marco Elefanti. “Se questo avviene, ci dicono le migliori esperienze finora attuate, e questo si è verificato anche da noi, necessariamente migliorano esiti, efficienza e appropriatezza, i pazienti e i loro familiari sentono ed apprezzano tale differenza ed i nostri professionisti lavorano meglio”.

“Promuovere la gestione per PCA  è ancora più urgente nella prospettiva della Value Based Healthcare”, aggiunge il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi. “Per  passare dalla logica delle prestazioni a quella dei concreti risultati di salute per il paziente, confrontati con l’impatto economico da sostenere  per raggiungere tali risultati. In questo modo si genera valore per il paziente, ma più in generale per il Servizio Sanitario Nazionale”.  

Cinque anni fa la Fondazione Gemelli ha deciso di incentrare la sua riorganizzazione su un modello di gestione dell’assistenza per percorsi clinico-assistenziali (dalla diagnosi al follow-up), coordinati con il territorio e incentrati sulla persona con uno o più problemi di salute. 
Organizzare l’assistenza per percorsi vuole dire, nello sforzo di dare le cure più appropriate e incentrate quanto più possibile sui bisogni della persona assistita, ridurre la variabilità nella pratica e negli esiti clinici. È soprattutto tale variabilità – a parità di ‘caso clinico’ – a influenzare la qualità delle cure e l’efficacia dei sistemi. 

Su questo intende agire la gestione per percorsi, attraverso un approccio multi-disciplinare, centrato sui bisogni della persona assistita e secondo una serie di “regole” concordate tra professionisti sanitari e tra questi e il management aziendale, regole rinforzate attraverso momenti di valutazione e monitoraggio continui della qualità. 

“Abbiamo provato, a partire dalle evidenze scientifiche internazionali, a proporre una ‘cassetta degli attrezzi’ a servizio delle organizzazioni sanitarie”, conclude Antonio Giulio de Belvis, Direttore della UOC Percorsi e Valutazione Outcome Clinici e autore del volume "Come organizzare l'assistenza del paziente per percorsi di cura. L'esperienza della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli”, edito da Vita & Pensiero e presentato oggi nel corso del workshop.
 
“Sotto questo aspetto, il riferimento a quanto fatto negli ultimi anni presso la nostra Fondazione non è da intendersi come celebrazione di risultati, ma come descrizione di uno sforzo corale di change management per ridurre gli ambiti di discrezionalità, inefficienza e inappropriatezza nell’assistenza a chi si rivolge alla nostra Fondazione con un determinato problema di salute”, ha concluso de Belvis.

© RIPRODUZIONE RISERVATA