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Giovedì 14 GIUGNO 2018
La toppa peggiore del buco: no a formazione di serie B per i medici



Gentile Direttore,
un breve riassunto delle puntate precedenti: da anni il Governo e le Regioni finanziano un numero largamente insufficiente di contratti di formazione specialistica. Ignorando gli appelli giunti da più parti (compresa la nostra) in questi anni, siamo arrivati all’attuale situazione emergenziale: concorsi che vanno deserti per mancanza di specialisti e, parallelamente, decine di migliaia di giovani medici che non riescono ad accedere alle specializzazioni.
 
Come spesso accade nelle situazioni di emergenza (spesso, come in questo caso, largamente prevedibili) si propone una soluzione frettolosa che, a parer nostro, è profondamente sbagliata e rappresenta null’altro che un ritorno al passato. Il cosiddetto contratto di “formazione-lavoro” negli “ospedali di insegnamento”, nell’attesa di conoscerne i dettagli visto il quadro piuttosto fumoso, ci pare un vistoso passo indietro rispetto alle migliorie che, faticosamente, sono state ottenute negli ultimi anni.
 
Pare piuttosto che il “nuovo specializzando”, assunto direttamente dalle aziende sanitarie, diventi manodopera a basso costo e a bassa specializzazione (visto che non ha ancora nemmeno iniziato il suo percorso formativo) per tappare i buchi di organici insufficienti.
 
L’accreditamento rigoroso delle scuole di specializzazione ha messo in luce i limiti di molte (troppe) scuole: carenza di casistica, attività scientifica dei docenti insufficiente, spazi inadeguati. Una parcellizzazione delle specializzazioni, spalmate a macchia di leopardo nelle varie aziende sanitarie e ospedaliere non farebbe altro che peggiorare queste criticità, restituendoci, alla fine del percorso, specialisti non in linea con i requisiti richiesti da un moderno SSN. Chi si farà garante della qualità del percorso formativo degli specializzandi negli “ospedali di insegnamento”?
 
Infine, ma non per ultimo, appare chiaro il diverso trattamento tra gli specializzandi “universitari” e gli specializzandi “territoriali”; negli ultimi anni abbiamo chiesto sacrifici a tanti giovani medici che hanno girato l’Italia, dopo un test nazionale, per intraprendere il percorso formativo conquistato con fatica. Da domani proponiamo, in virtù dello stato emergenziale, di assumere localmente i loro colleghi di qualche anno più giovani.
 
Il medico in formazione specialistica non può sostituire il personale di ruolo; dobbiamo farcene una ragione: formare uno specialista è un costo e ogni scorciatoia è un danno per il giovane medico, per il SSN e, in ultima analisi, per i pazienti. L’unico modo per uscire dall’emergenza è finanziare, in via straordinaria e con effetto immediato, un numero di contratti di formazione specialistica uguale al fabbisogno.
 
Governo e Regioni facciano la loro parte.
Gli Ospedali del SSN e il Territorio siano coinvolti nel percorso di formazione degli specialisti.
 
Andrea Filippi
Fp Cgil Medici
 
Biagio Papotto
Cisl Medici
 
Roberto Bonfili
Uil Fpl Medici

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