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Venerdì 06 LUGLIO 2018
Verso gli Stati Generali della medicina. La proposta di Anelli (Fnomceo): “Scriviamo insieme la Magna Carta della professione”

Questo l’invito rivolto ai 106 Presidenti degli Ordini dei Medici territoriali, riuniti nel Consiglio nazionale a Roma. Un documento storico che dovrà scaturire dagli Stati generali 2019. C’è la necessità di difendere il ruolo del medico quale garante della stabilità del sistema democratico. Mettendolo al riparo anche da aggressioni, violenze, fake news “I medici della notte siamo noi: quei medici lasciati soli in sedi fatiscenti sono il simbolo di una condizione generale”.  LA RELAZIONE

“Un documento storico, una Magna Carta della professione medica e odontoiatrica, scritta dai medici insieme a tutta la società civile come rifondazione della medicina e della professione”.
 
Sarà questo l’obiettivo finale degli Stati Generali della professione medica e odontoiatrica, indetti per il 2019,  indicato dal presidente della Fnomceo, Filippo Anelli ai 106 Presidenti degli Ordini dei Medici territoriali, riuniti in occasione del Consiglio nazionale oggi a Roma. Un’occasione per una chiamata all’unità che il presidente della Fnomceo ha rivolto a tutte le forze professionali e della società civile in difesa dell’identità del medico.  
 
Aggressioni, violenze, fake news che pretendono di sostituirsi alle evidenze scientifiche, stanno infatti mettendo a repentaglio il suo ruolo di garante della stabilità del sistema democratico. Un ruolo che per Anelli “va recuperato riappropriandosi della libertà, dell’autonomia, dell’indipendenza e della dignità che in questi ultimi anni la professione ha perso”.
 
“Viviamo in un mondo in cui il sapere è illusoriamente alla portata di tutti – ha spiegato Anelli – in cui un accesso a Google vale più di 10 anni di studio e in cui il medico non è più punto di riferimento in materia di salute, ma un tecnico o un burocrate passacarte su cui scaricare le frustrazioni per i malfunzionamenti del servizio sanitario. Non è un caso che medici e insegnanti siano accomunati nel triste primato delle aggressioni: all’interno di due sistemi in profonda crisi come la scuola e la sanità sono due professioni svilite che diventano facile capro espiatorio di cittadini arrabbiati”.
 
È quindi in primis una battaglia culturale quella cha la Fnomceo si impegna a intraprendere “al di là delle cause organizzative e strutturali contingenti”.
“Dobbiamo pretendere che vengano messe in sicurezza tutte le sedi di continuità assistenziale, a tutela dei medici e degli stessi cittadini – ha detto – dobbiamo esigere che vengano rispettate le normative sulla sicurezza. Ma quei medici che vengono lasciati soli in sedi fatiscenti sono il simbolo di una condizione generale che accomuna tutta la nostra categoria. Quei medici della notte siamo noi. E finché continueremo ad essere sviliti, colpiti nella nostra dignità, vessati da carichi burocratici che ci impediscono di fare il nostro lavoro, costretti a svolgerlo in strutture spesso indecorose, mal organizzate e con croniche carenze di personale. Ecco, finché continuerà questa situazione continueremo ad essere soli, ad essere esposti alle aggressioni”.
 
Ma da dove partiranno i medici italiani per riscrivere le regole della loro professione? Sono sei le macroaree individuate da una Commissione ad hoc al lavoro da aprile, dopo l’indizione degli Stati Generali, nel Consiglio nazionale del 24 marzo scorso: i cambiamenti e le crisi; i rapporti del medico rispettivamente con la società, con l’economia, con la scienza, con il lavoro; la medicina e il medico verso il futuro.
“Il primo punto, dedicato ai cambiamenti, ha a che fare con questioni sovrastrutturali, con la medicina amministrata, cioè il tentativo di superare il medico ippocratico e sostituirlo con un medico burocratizzato, proceduralizzato, un esecutore di procedure – ha spiegato Anelli -. Ma ha a che fare anche con questioni strutturali, dalle quali dipendono la maggior parte dei nostri problemi di legittimazione sociale, compresi i fenomeni del contenzioso legale e della crescente sfiducia nei confronti della nostra professione da molti considerata poco adeguata alle complessità di un cittadino che da paziente è diventato una persona che rivendica i suoi diritti”.
Tutto questo, parte e si riverserà anche sul Codice deontologico. E proprio su questo, ha spiegato Anelli, sta lavorando l'Ordine di Trento guidato da Marco Ioppi sollecitato dalle “provocazioni” di Ivan Cavicchi,
 
Anelli ha poi puntato i riflettori sul nuovo ruolo che investe la medicina nella società: “Oggi la medicina non è più confinata alla sfera tecnico-scientifica ma investe aspetti sociali, politici, culturali – ha ricordato –  inoltre la visione della medicina è sempre più una visione eco-bio-sociale in cui nella causalità delle malattie si considerano i fattori di rischio biologico, gli stili di vita individuali, l’ambiente, i fattori socioeconomici e psicosociali che agiscono non in maniera lineare. Nonostante il mutato rapporto, il medico è quindi l’unico e indispensabile mediatore tra i bisogni di salute del paziente e l’accesso ai servizi di diagnosi e cura, perché in un contesto così complesso il ragionamento clinico non può appiattirsi sull’applicazione di una linea guida quasi fosse un algoritmo implementato da un computer”.
 
Soprattutto per Anelli è necessario “riconoscere alla professione maggiore autonomia non solo clinica, ma anche organizzativa e gestionale”, dando ai medici e agli altri operatori sanitari la possibilità di gestire le risorse, “modulando il loro impegno in ragione degli obiettivi di salute”.
 
Snodo cruciale è poi quello del lavoro: “Se non cambia anche la sanità non cambia; ripensare il lavoro significa tante cose, in primis ripensare il ruolo giuridico del medico”.
 
In fine uno sguardo al futuro: “Se vogliamo salvare il medico ippocratico dobbiamo avere il coraggio intellettuale di distinguere quello che va da quello che non va. Se ammettiamo al futuro ciò che non va, abbiamo perso la nostra battaglia e la professione diventerà quella che noi non vogliamo e che al malato e a questa società non serve”.
 
Ester Maragò

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