quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 12 LUGLIO 2018
Educatori professionali: il Cun spiega al Miur come dovrà essere il corso di formazione intensiva 

Oggi la professione di educatore professionale socio-pedagogico può essere, secondo il parere del Cun,  svolta solo dopo aver conseguito la laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, ma in via transitoria (2018-2020) anche da alcune categorie di soggetti  senza laurea con il solo superamento di un corso intensivo di formazione per complessivi 60 crediti. Secondo il Cun il corso dovrà sistematizzare la cultura professionale di base nelle scienze dell’educazione e della formazione per gestire attività di educazione e formazione nei diversi servizi educativi e formativi. IL PARERE DEL CUN.

Essere “educatore professionale” ha necessità di contenuti formativi chiari che finora così non sono stati.

E per questo il Miur ha chiesto al Cun, il Consiglio universitario nazionale,  un parere sul corso attuale in cui lo stesso Cun esordisce riconoscendo la necessità di sanare una situazione di pluriennale vuoto normativo che ha generato ambiguità, disorganicità e difformità sul territorio nazionale.

Oggi la professione di educatore professionale socio-pedagogico può essere, secondo il parere del Cun,  svolta solo dopo aver conseguito la laurea nella classe L-19 (Scienze dell’educazione e della formazione), ma in via transitoria (2018-2020) possono conseguire la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico alcune categorie di soggetti –  senza laurea ed elencate dal Cun – con il solo superamento di un corso intensivo di formazione per complessivi 60 CFU.

Secondo il Parere del Cun, il corso intensivo di formazione il corso intensivo di formazione dovrà consentire ai partecipanti di sviluppare:

a) conoscenze teoriche, epistemologiche e metodologiche di base nelle scienze dell’educazione, con riferimento alle diverse dimensioni delle problematiche educative;

b) conoscenze teorico-pratiche per l’analisi della realtà sociale, culturale e territoriale;

c) competenze per elaborare, realizzare, gestire e valutare progetti e interventi educativi e formativi, al fine di rispondere, nei servizi alla persona e alle comunità, alla crescente domanda educativa espressa dalla realtà sociale;

d) competenze pedagogico-progettuali, metodologico-didattiche, comunicativo-relazionali e organizzativo-istituzionali.

E dovrà fornire i quadri di riferimento teorico-metodologici per sistematizzare la cultura professionale di base nelle scienze dell’educazione e della formazione, raffinando saperi e competenze specifiche, metodi e tecniche di lavoro e di ricerca utili a gestire attività di educazione e formazione nei diversi servizi educativi e formativi.

L’articolazione disciplinare degli ambiti didattici prevede discipline pedagogiche, metodologiche-didattiche, sociologiche, psicologiche, filosofiche, antropologiche e giuridiche.

Il Cun nel suo parere raccomanda:

a) l’adozione di modalità di insegnamento adatte a favorire processi di riflessione critica sull’esperienza professionale maturata dai partecipanti;

b) qualora si optasse per l’offerta di attività di formazione a distanza, di prevedere comunque una congrua percentuale di attività formative in presenza;

c) la necessità di tenere in debita considerazione la variegata composizione dell’utenza potenziale del corso intensivo;

d) la necessità di non ritardare l’avvio delle procedure necessarie all’erogazione dei corsi in considerazione della specificità del profilo dei partecipanti (adulti lavoratori in formazione in vista di una qualificazione) e della loro particolare e fragile situazione lavorativa (contratti prevalentemente a tempo determinato);

e) l’adozione, per il calcolo del costo d’iscrizione al costo intensivo, di meccanismi di contribuzione progressiva legati all’indicatore ISEE.

© RIPRODUZIONE RISERVATA