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Martedì 17 LUGLIO 2018
Autisti soccorritori. L’Aasi chiede che sia inserito tra i lavori usuranti

“La condizione di lavoro usurante e gravoso deriva dall’occuparsi 24 su 24 di operazioni di soccorso e trasporto di soggetti in difficolta, a tutela della vita umana e del suo rispetto, da essere soggetti allo stress della guida in emergenza urgenza ed ai pericoli della circolazione stradale” e “altri fattori che vanno dal piano fisico a quello psicologico”, spiega il presidente dell’Aasi. Stefano Casabianca.

Un appello al Governo affinché sia introdotto tra i lavori usuranti anche la professione dell’autista d’ambulanza e dell’autista soccorritore, con l’obiettivo di esonerarla dall’adeguamento verso l’alto dell’età pensionabile. A lanciarlo è l’Aasi, Associazione autisti soccorritori italiani.

L’Aasi sottolinea, infatti “i vari fattori di stress a cui vengono sottoposti i lavoratori autisti d’ambulanza ed autisti soccorritori quotidianamente che giustificano la possibilità, anche se di poco, il pensionamento”.

In particolare viene segnalato che gli autisti d’ambulanza ed autisti soccorritori operano in condizioni lavorative usuranti e gravose rispetto ad altre categorie. “Proprio su questo chiediamo che si concentri l’attenzione del Governo – spiega il presidente dell’Aasi Stefano Casabianca -, in quanto la condizione di lavoro usurante e gravoso deriva dall’occuparsi 24 su 24 di operazioni di soccorso e trasporto di soggetti in difficolta, a tutela della vita umana e del suo rispetto, da essere soggetti allo stress della guida in emergenza urgenza ed ai pericoli della circolazione stradale e degli agenti atmosferici, nonché del rischio biologico, inoltre dal rischio derivante dalla movimentazione manuale dei carichi, da sollevamento e spostamento, carico e scarico, ed altri fattori che potrebbero maggiormente  motivare la nostra istanza, che vanno dal piano fisico a quello psicologico. Pertanto chiediamo alle parti coinvolte di valutare la peculiarità dei lavori ritenuti usuranti inserendo la nostra categoria, con la conseguenza differenziazione dell’età pensionabile in relazione al lavoro svolto”.

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