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Venerdì 10 AGOSTO 2018
Ddl Antiviolenza, minaccia reazione Stato da sola non basta



Gentile Direttore,
pare sia diffusamente ben accolto il recentissimo disegno di legge in materia di sicurezza gli esercenti le professioni sanitarie.
 
In effetti, al netto del testo definitivo che il Parlamento si spera licenzierà a breve, va il plauso al legislatore che ha preso coscienza dell'evento che affligge, e non da poco, gli operatori sanitari.

Ora, le opinioni sin qui espresse, e non solo sulla sua testata giornalistica, analizzano la faccenda da molte angolature e i pensieri posti rendono ben evidente l'emozione che questo fenomeno suscita.

Il disegno di legge, come è noto, introduce, o meglio integra, il concetto di tutela dell'esercente le professioni sanitarie affiancando alla “violenza”, in qualche modo già disciplinata dal codice, la “minaccia”.

In altre parole anche colui che minaccia un operatore sanitario nell'esercizio delle sue funzioni, potrebbe essere perseguito penalmente.
 
Se il legislatore, a quanto pare, ha fatto la sua parte, le istituzioni, le organizzazioni e le associazioni, devono cogliere l'occasione per analizzare e armonizzare questo fenomeno.

Qualcuno ha scritto che inasprire la pena è un buon inizio ma da solo non basta: è vero c'è poco da fare.

Minacciare la reazione della magistratura a colui che “minaccia” l'operatore sanitario, è solo il primo passo di un percorso che deve inevitabilmente essere intrapreso.

Vede, prima di cominciare a fare altre cose nella mia vita, ho lavorato in pronto soccorso di un grande ospedale milanese.

Al di à della grande esperienza professionale acquisita, non le nascondo che qualche “vaffa” in triage l'ho beccato anch'io; ricordo più di un “ti spacco la faccia”; un paio di schiaffi non me li hanno risparmiati e, non da ultimo, ho rimediato anche una frattura al quinto dito della mano sinistra nel mentre assistevo un paziente molto agitato.

Ovviamente non le scrivo per raccontarle le mie vicissitudini vissute da giovane infermiere, è solo un modo come un altro per sottolineare quanto anch'io sia appassionato da questa faccenda.
Dicevo che la minaccia della reazione dello Stato da sola non basta.

Ad essa, e qualcuno ha già brillantemente argomentato sulla faccenda, va affiancata una grande campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione.
Una volta, e la riporto alla mia giovinezza, le persone che arrivavano al pronto soccorso sfogavano il proprio sentimento di frustrazione sul primo che capitava e il triage, col suo “povero infermiere”, era il luogo preferito per gli scontri.

Ora, anche se al triage nulla è cambiato, sono diventate pressoché endemiche le notizie di infermieri, medici, operatori socio sanitari e, in alcuni casi, anche forze dell'ordine, che vengono coinvolti in azioni deprecabili agite da pazienti e parenti che si rivolgono alle strutture ospedaliere.
In altre parole, sembra che in Italia non si guardi più in faccia nessuno: medico, infermiere, operatore socio sanitario, poliziotto, carabiniere e così via sono tutti a rischio.

Naturalmente, se non si vuole cadere in una superficiale generalizzazione, non tutti i casi sono uguali e qualche distinguo va fatto.

Noterà che nel proseguo del ragionamento terrò fuori la violenza che non merita alcuna giustificazione: va perseguita e repressa.

Ci sono, dicevo, due tipi di “minacce”: quelle agite in un momento di sconforto perché il proprio caro, ad esempio, si trova nelle sale di visita e l'angoscia prevale sulla razionalità e quelle poste in essere da soggetti che vivono la propria vita ai margini di una pur minima socialità e fanno della soverchieria il proprio modus vivendi.

Per i secondi ben venga il disegno di legge, per gli altri, e mi creda sono tanti, la sensibilizzazione, la conoscenza delle difficoltà che vivono i sanitari e la cognizione che l'operatore non è il nemico, potrebbero diventare strumenti preziosi e insostituibili per cambiare definitivamente le cose.
Quante volte lo stesso che mi minacciava è ritornato chiedendomi scusa appellandosi a un momento emotivo non controllato.
 
Ciro Balzano
Infermiere, Giurista e Consigliere OPI Milano-Lodi-Monza Brianza

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