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Martedì 28 AGOSTO 2018
Carenza medici. Sigm: “Serve una reale stima del fabbisogno quali-quantitativo di medici specialisti”

I Giovani Medici plaudono all’iniziativa del ministro Grillo, ma auspicano che si arrivi quanto prima a una reale stima del fabbisogno che includa il personale dipendente e convenzionato Ssn, il privato e la libera professione: “Auspichiamo che la formazione sia sempre centrale e la programmazione sia la stella polare delle scelte”

“Plaudiamo all’iniziativa del ministro Grillo. Tuttavia, come più volte accaduto negli ultimi mesi, ogni volta che si è affrontato l’argomento del fabbisogno di medici specialisti si è fatto riferimento solo ed esclusivamente ai pensionamenti e alle fuoriuscite dal Ssn di altro tipo che sono avvenute negli ultimi anni. Pertanto auspicando che questa sia l’occasione per una reale stima del fabbisogno quali-quantitativo di medici specialisti”.
 
È quanto ha dichiarato l’Associazione Italiana Giovani Medici in merito alla ricognizione del personale sanitario presso i Servizi sanitari regionali chiesta dal ministro della Salute Giulia Grillo.
 
“Si ritengono opportune alcune considerazioni di merito– hanno spiegato in una nota – Innanzitutto, con il DM 70/2015 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera le strutture ospedaliere vengono ridimensionate e suddivise sulla base dell’intensità di cura. Tra le innovazioni degne di nota, un’organizzazione della rete ospedaliera sul modello Hub & spoke, attenzione e valutazione dei volumi e degli esiti di una struttura per garantire una qualità adeguata dell’assistenza, nuova importanza ai servizi territoriali per la gestione delle cronicità. Una corretta applicazione del DM 70 ha determinato la chiusura o una revisione dei piccoli ospedali e delle strutture periferiche che, secondo i suddetti criteri, non avrebbero potuto garantire un’assistenza di qualità. In molte regioni questo è avvenuto a rilento a causa di resistenze da parte della politica locale, per differenti interessi strategici o, anche, per ridotte capacità regionali di management. Si vuole far notare, quindi – proseguono –  che l’applicazione più o meno parziale di questo decreto comporta inevitabilmente una contrazione delle strutture ospedaliere e di concerto una contrazione del fabbisogno di specialità prettamente ospedaliere”.
 
I giovani medici pongono poi l’accento anche su altri aspetti: “è in corso una transizione demografica, epidemiologica e sociale rappresentata dall’invecchiamento della popolazione, dall’aumento delle cronicità, ovvero da un aumento della quantità di vita ma da una riduzione degli anni vissuti in salute, del ritardato accesso al mondo del lavoro e dall’impoverimento delle reti sociali. Tutto ciò sta determinando, e determinerà sempre più, un fabbisogno di salute della popolazione abbastanza differente rispetto a quello espresso finora. In questo scenario le Cure Primarie e l’assistenza socio-sanitaria territoriale avranno un ruolo sempre più determinante, così come appare necessaria una maggiore attenzione alla promozione della salute, al prolungamento degli anni di vita in salute, dell’autonomia e dell’autosufficienza.
La sfida alla cronicità attraverso un approccio per intensità di cura e la risposta ai nuovi fabbisogni di salute rappresentano un’importante sfida per il Ssn, una sfida che passa obbligatoriamente per il potenziamento delle cure primarie, del territorio e per la valorizzazione del personale sanitario non medico attraverso il task-shifting. Ragion per cui, senza una reale riformulazione dell’assistenza territoriale, il dato che potrebbe arrivare dalle Regioni potrebbe essere parziale e incompleto”.  
 
Nella richiesta alle Regioni si chiede anche una stima dei medici che lavorano presso i Ssr. Il Sigm auspica che tale dato venga fornito includendo presso quali unità operative avvenga e che non venga strumentalizzato per proporre percorsi formativi post-lauream alternativi che rischiano di minare la salute dei cittadini: “La valorizzazione dei medici, in particolare di quelli che aspettano di accedere ad un percorso di formazione post-lauream, passa attraverso un aumento delle borse sia della medicina generale sia della specializzazione”.

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