quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Sabato 01 SETTEMBRE 2018
Violenza sulle donne. Ancora non ci siamo



Gentile Direttore,
l’ennesimo episodio di stupro in Italia, vittima una giovane donna di 21 anni di Parma, ci porta  necessariamente, ed ancora una volta, a manifestare il nostro fermo dissenso invitandoci implicitamente per senso civico ad esprimere considerazioni sulla violenza di genere.  
 
Negli episodi di violenza sessuale risultano maggiormente vittime giovani ragazze e gli autori della violenza sono indifferentemente italiani e stranieri, di diverso ceto sociale. Le cronache ci rimandano purtroppo a casi di violenze, o presunte tali, perpetuate addirittura da allievi della Scuola di Polizia, da operatori  socio sanitari, agenti pubblicitari, baristi, camerieri, etc.
 
Non è da dimenticare - poi - gli atti di violenza sessuale, assurti agli onori della cronaca nera recentemente,  perpetuati su donne medico nell’esercizio della professione, subite anche da pazienti a cui si prestava aiuto.
 
La violenza di genere, però, non riguarda solo le giovani in Italia, ma finisce  per colpire drammaticamente  anche le donne over 65. Sono circa 2,5 milioni di esse che subiscono, secondo le stime ufficiali, violenze verbali e fisiche ad opera di badanti, familiari e personale di sostegno. Le anziane di solito sono vedove sole e vivono in silenzio gli abusi per la condizione di estrema fragilità legata all’età.
 
E allora c’è da chiedersi, è sufficiente il piano antiviolenza in vigore, oppure sarebbe opportuno che le donne stipulassero un’assicurazione anti violenza obbligatoria?
 
Ben sette anni fa vi fu, in Italia, un comunicato stampa che annunciava la nascita di una polizza anti-stupro: Amidonna”,che prevedeva per le assicurate, consulto telefonico psicologico e rimborso spese fino a 5000 euro ed una indennità mensile fino a 1200 euro per 12 mesi. Risultava prevista, inoltre, una tutela legale fino a 15000 euro, con un rimborso per il soggiorno in albergo nel caso fosse stato necessario allontanare la vittima dal luogo della violenza ed il consulto medico telefonico 24 h su 24, con invio di medico a domicilio e la possibilità del trasporto in ambulanza per recarsi in ospedale, in caso di lesioni e traumi. 
 
Ed ancora, non  si potrebbero rendere obbligatori i corsi di educazione sentimentale anche nelle scuole primarie e secondarie, iniziativa che appare adesso essere concreta e fattiva solo nella città di Torino, ma solo per gli studenti delle ultime due classi delle scuole medie superiori?
                                                                                                                         
dott.ssa Maria Ludovica Genna
Osservatorio  Sanitario di Napoli

© RIPRODUZIONE RISERVATA