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Mercoledì 05 SETTEMBRE 2018
Tutti i limiti della critica allo “scientismo”



Gentile direttore,
Ivan Cavicchi parla di “scientismo” intendendo un certo modo autoritario di intendere la scienza, insito, per altro, nel pensiero positivista che è alla base della medicina ufficiale (Quotidiano Sanità, 3 settembre 2018). In altre parole, secondo Cavicchi, fuori dalle evidenze, per lo “scientismo”, non ci sarebbe nulla che valga la pena di essere considerato, compreso le medicine non convenzionali. Per semplificare, tra le righe si legge che ognuno dovrebbe essere libero di curarsi come gli pare. Penso che nessuno sia contrario a questo concetto peraltro sancito dalla costituzione.
 
Il problema è però semplice: chi paga? Vogliamo che lo stato paghi anche le cure più strampalate? Bene, allora dobbiamo accettare livelli di tassazione inimmaginabili. Se vogliamo mantenere una spesa sostenibile dobbiamo fare una scelta.
 
Vogliamo scegliere le terapie non scientifiche al posto di quelle scientifiche? E’ una possibilità. Non è per questo però che le scemenze diventano cure efficaci. Le scemenze rimangono scemenze anche se vengono rimborsate dallo Stato.

Per capire se un provvedimento che riguarda la nostra salute funziona non ci sono scorciatoie: ci vogliono anni di lavoro talvolta noioso e ripetitivo, sicuramente faticoso, sperimentazioni complicate, studi in doppio cieco, per arrivare alla agognata verità scientifica e alle prove di efficacia o di inefficacia, perché sapere se una cosa non funziona è altrettanto importante che sapere che funziona.
 
Come si fa a farsi ingannare da quelli che per aver letto da qualche parte qualche cosa di strano ci dicono quale è la cura migliore, quando coorti di scienziati dopo anni di studio non ne sono venuti a capo? Come si fa a farsi ingannare da chi non ha nemmeno l’idea di cosa sia una sperimentazione clinica? Come si fa a farsi ingannare da chi non ha la minima idea di cosa sia il rapporto di causalità?
 
Come si fa a farsi ingannare da chi vende illusioni quando la realtà è quella che è? Come si fa a confondere l’inganno dalla speranza? Come si fa a non utilizzare le poche verità scientifiche che abbiamo nel campo della salute? Uno può anche dire che in una condizione di debolezza questo è possibile, però bisogna ammettere che bisogna essere anche un po’ cretini. “I cinque minuti del coglione”, prima o poi capitano a tutti, ma perseverare è da imbecilli!

La medicina ufficiale dovrebbe rendere la scienza più appetibile, indicando tutti i suoi limiti, ma anche spiegando che non c’è niente di meglio. La medicina come tutte le scienze biologiche, sociali ed economiche è una scienza del “pressappoco” che il medico deve cercare di limitare e ridurre nel tempo, tenendo presente che anche che le evidenze scientifiche si modificano con l’evoluzione ed il progresso della conoscenza e che hanno bisogno di condivisione, non di consenso.
 
Il consenso serve per la politica, la fede per la religione, la condivisione per la scienza. Una preferenza diversa da quella scientifica da parte del paziente va rispettata e assecondata solo se a pagare è lui e non la collettività.
 
Franco Cosmi
Cardiologia (Cortona, AR)

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