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Venerdì 21 SETTEMBRE 2018
Diabete e scuola. Incontro tra Federazione giovanile e Lorefice. Obiettivo: stilare un protocollo d’intesa per tutelare i bambini

Incontro alla camera tra la Federazione Diabete Giovanile e il Presidente della commissione Affari sociali. Cabras: “Troppe responsabilità alle maestre. Nasce l’esigenza di un protocollo per costringere le Regioni ad adeguarsi alle necessità dei bambini”

La gestione del diabete insulinodipendente in ambito scolastico è stata al centro di un incontro che la Federazione Diabete Giovanile ha avuto con il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, On. Marialucia Lorefice.
 
“E’ assurdo pensare che una maestra debba assumersi questa responsabilità – ha commentato il presidente della Federazione, Antonio Cabras – con le eventuali conseguenze, anche sul piano legale, dovute ad un qualsiasi errore. Con il diabete infantile non si scherza e questo compito spetta alle ASL attraverso infermieri, medici e personale qualificato”.
 
L’On. Lorefice si è assunta l’impegno di approfondire il tema attraverso un’analisi di quello che avviene nei centri dove il sistema sanitario è intervenuto efficacemente nella gestione del bambino con diabete durante la sua permanenza a scuola. L’obiettivo è quello di arrivare ad un protocollo d’intesa al quale tutte le regioni dovranno attenersi per assicurare ai bambini con diabete le giuste assistenze ed evitare ai loro genitori di dover intervenire direttamente, con conseguenti problemi in ambito lavorativo e professionale.
 
“Proprio nei giorni scorsi - ha sottolineato Cabras - si è verificato l’ennesimo fatto di cronaca. In provincia di Crema, una bambina affetta da diabete di tipo 1 deve ricevere quattro dosi di insulina nell’arco della giornata, ma le maestre non sono state autorizzate a praticare le punture. Inoltre, secondo le autorità scolastiche, la bambina non può fare l’iniezione a scuola, ma deve andare a casa il che significherebbe fare quattro volte al giorno avanti e indietro. Ecco, queste cose non possono più accadere in un Paese civile e la rabbia dei genitori deve ottenere risposte concrete”.

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