quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Sabato 27 OTTOBRE 2018
Caso Chiavenna. Anelli (Fnomceo): “Nel 118 tutti bravi e competenti, ma binomio medico-infermiere sulle ambulanze è irrinunciabile”

Così il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici ad alcuni giorni di distanza dai fatti di Chiavenna, dove una quattordicenne è morta a seguito di un malore in attesa dell'elisoccorso. La polemica è nata dal fatto che a soccorrerla per prima era stata un'ambulanza senza medico a bordo. "La presenza di un medico a bordo fa la differenza riguardo a tutte le condizioni cliniche di emergenza, medica e chirurgica. Non possiamo accettare che tagli alla sanità vadano a inficiare questa garanzia”, sostiene Anelli.

“Vogliamo esprimere la nostra gratitudine, come medici e come cittadini, a tutto il personale impegnato nel 118: agli autisti soccorritori, agli infermieri, ai medici che, ogni giorno, in ogni fascia oraria, in contesti anche difficili e persino pericolosi prestano la propria opera per salvare vite. Pensiamo alle grandi emergenze, come i terremoti o il crollo del ponte di Genova, ma pensiamo soprattutto alle vite salvate ogni giorno, sulle nostre strade, nelle nostre case, nelle nostre città, nelle aree rurali o periferiche del nostro paese. Sono stati quasi quattro milioni, secondo i dati Emur (il sistema informativo per il monitoraggio dell’emergenza - urgenza del Ministero della Salute) gli interventi del 118 nel 2017. Quattro milioni di nostri concittadini che hanno ricevuto soccorso, a moltissimi dei quali è stato possibile salvare la vita. Lo abbiamo ricordato ancora recentemente nella nostra campagna contro le aggressioni, per mettere in evidenza che il medico, gli operatori sanitari dedicano la loro vita a salvare quella degli altri”.
 
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli torna, ad alcuni giorni di distanza dai fatti di Chiavenna, dove una quattordicenne è morta a seguito di un malore, a parlare del sistema 118.
 
“Non vogliamo né possiamo dare alcun giudizio su quello che è successo - continua Anelli - e siamo certi che, in questo come in altri casi specifici, il personale coinvolto abbia agito nel migliore dei modi. La nostra riflessione è rivolta semmai a chi vuole depauperare, sino ad annientare, un sistema che funziona, e vuole farlo a macchia di leopardo sul territorio, aumentando le disuguaglianze tra Regioni. E, si badi bene, le disuguaglianze vanno qui in senso opposto al trend solito, perché sono le Regioni del Nord ad avere un minor numero di ambulanze con a bordo il medico e l’infermiere, mentre la percentuale di tali mezzi di soccorso avanzato è massima in Molise, Puglia, Calabria”.
 
“Che la presenza del binomio medico e infermiere sia irrinunciabile nel soccorso avanzato non siamo noi a dirlo - spiega - : lo dimostrano i dati presenti in letteratura, lo ribadisce anche la normativa, con il D.M.70 del 2015, che prevede un mezzo di soccorso avanzato, con medico e infermiere, ogni 60mila abitanti”.
 
“Quando il paziente è in imminente pericolo di vita, abbiamo il dovere di garantire che, nei tempi previsti dall’attuale normativa, arrivi un mezzo di soccorso con un equipaggio sanitario in grado di effettuare, in modo pertinente e integrato, diagnosi e terapia potenzialmente salvavita, e quindi con medico e infermiere a bordo - conclude -. La presenza di un medico a bordo, secondo le evidenze, fa la differenza riguardo a tutte le condizioni cliniche di emergenza, medica e chirurgica, in cui il ragionamento clinico diagnostico- differenziale precoce, conseguente alla valutazione obiettiva del paziente, e non riferita tramite telefono, unitamente alla terapia medica di emergenza precoce assumono comprovato ruolo salvavita, come, ad esempio, nell’arresto cardiaco improvviso. Non possiamo accettare che tagli alla sanità vadano a inficiare questa garanzia, risparmiando a scapito della sicurezza dei cittadini”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA