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Venerdì 23 NOVEMBRE 2018
Un Master formativo per superare la crisi attuale della bioetica



Gentile Direttore,
pare a molti che la bioetica sia oggi in difficoltà: non sono più i tempi in cui i casi Welby e Englaro appassionavano tanti, lo scontro tra laici e cattolici era netto, e offriva materia per vivaci e approfonditi dibattiti pubblici. I problemi affrontati erano nuovi,  molte persone avevano dubbi e non sapevano che cosa pensare: erano indecise e quindi interessate a sentire le diverse posizioni per farsi una propria opinione.
 
Ci si combatteva, e in caso di sconfitta si accettava (non gioendo!) la posizione avversa. Quelli sono stati i momenti d’oro della bioetica! Ora, invece, le persone sanno già che posizione prendere, se essere pro o contro un dato tema, per cui i dibattiti si trasformano in monologhi in cui ciascun interlocutore accusa l’altro di avere dati falsi o pregiudizi ideologici. il risultato è che ciascuno non fa altro che confermare la propria idea e sottolineare (con una spruzzatina di vittimismo, che non guasta mai!) i soprusi e le scorrettezze dell’altro. Addirittura, a volte, neanche si tollera che sia manifestata.
 
Si è perso il gusto della scoperta e dell’interrogarsi per rimettere in discussione l’opinione ricevuta al fine di aprirsi a posizioni nuove; ha prevalso l’atteggiamento che valorizza la tradizione,  l’ovvio e il dato per scontato: ossia tutto ciò per cui viene immediato e spontaneo l’avverbio “rigorosamente”, ripetuto da uno spot pubblicitario.
 
Il quadro delineato non è completo, ma forse coglie alcuni tratti della situazione attuale. Una conferma del nuovo clima culturale diffuso sta nel fatto che le questioni bioetiche sono state tenute fuori dal “Contratto” di Governo. Eppure, non passa giorno che non se ne presenti qualcuna: sarà quello di due uomini, o due donne, che chiedono di essere iscritti/e all’anagrafe come padri/madri, o quello di un concittadino (ormai sono centinaia) che varca il confine svizzero alla ricerca della morte assistita, ma i problemi affiorano con prepotenza e urgenza.
 
Quello del suicidio assistito è tanto pressante che la Corte costituzionale lo scorso 24 ottobre ha deciso di attendere un anno prima di pronunciarsi sul caso Cappato per consentire “al Parlamento di intervenire con un’appropriata disciplina” sul fine vita. Nonostante tutto questo, il Governo del cambiamento ha pensato di non occuparsi di bioetica.
 
Sia chiaro: questa constatazione non vuole essere una critica al Governo. È solo una conferma del quadro sopra tratteggiato: le questioni bioetiche sono state escluse dal Contratto non per disattenzione o distrazione, ma perché con realismo è maturata la consapevolezza che su di esse gli atteggiamenti sono così polarizzati da non consentire la necessaria mediazione richiesta dalla politica. Ecco in che senso l’esclusione dei temi bioetici dal Contratto è indice dell’impasse in cui si trova la bioetica stessa.
 
Per uscire da questa situazione affaticata in cui la bioetica si trova, la cattedra di Bioetica del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino ha pensato di puntare al rilancio della riflessione critica informata al pluralismo delle prospettive come previsto da una visione laica, e pronta a scandagliare le diverse posizioni in modo non estemporaneo.
 
Ponendosi in questa direzione, per sottolineare l’aspetto del pluralismo, si è pensato di lanciare una nuova edizione del Master biennale in Bioetica, Pluralismo e Consulenza Etica assieme a colleghi di Università Pontificie della capitale, tra cui il cardinale Elio Sgreccia, monsignor Mauro Cozzoli, e la professoressa Palma Sgreccia. L’idea di fondo è quella di far sì che i partecipanti possano trovare gli strumenti concettuali per un chiarimento delle principali questioni bioetiche fatto in spirito dialogico. Si intende cioè riprendere l’atteggiamento di confronto critico delle diverse posizioni, al fine di consentire ai partecipanti di avere le ragioni a sostegno della propria posizione.
 
Direttore del Master è lo scrivente, mentre vice-direttore è Palma Sgreccia, a garanzia del pluralismo. Proprio per evitare ogni forma di indottrinamento, si prevede che molte lezioni siano svolte con docenti di prospettive diverse in modo che chi partecipa al Master possa sentire dalla viva voce dei diversi studiosi la posizione sostenuta.
 
Un Master biennale che impegna per un fine settimana al mese gli iscritti non risolve le difficoltà che la bioetica sta attraversando, ma può offrire un’opportunità di crescita culturale capace di arricchire chi fosse interessato alle tematiche, primi tra tutti gli operatori sanitari (che trovano anche i crediti richiesti).
 
Un Master che, come ogni Master, partirà solo ove il numero di iscritti sia sufficiente. Salvo dilazioni dell’ultima ora, le iscrizioni terminano il 30 novembre.
 
Maurizio Mori
Ordinario di bioetica all’università di Torino
Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica
Direttore di Bioetica. Rivista Interdisciplinare

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