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Mercoledì 11 GENNAIO 2012
Bevacizumab. L’Ue approva il farmaco per il trattamento del carcinoma ovarico

Il medicinale era già stato approvato per  il trattamento di stadi avanzati del tumore del colon-retto, della mammella, del polmone non a piccole cellule e del rene. Ma da oggi potrà essere usato, in combinazione con la chemioterapia standard, anche nel tumore all’ovaio.

Arriva oggi dalla Commissione Europea l’approvazione per l’uso del farmaco bevacizumab in combinazione con chemioterapia standard (carboplatino e paclitaxel) nel trattamento di prima linea, dopo la chirurgia, per le donne affette da carcinoma ovarico in stadio avanzato, non pretrattate.
Bevacizumab aveva infatti dimostrato in due studi di fase III (GOG0218 e ICON7) che le donne con diagnosi di  carcinoma ovarico in stadio avanzato che ricevono un trattamento con il farmaco in combinazione con chemioterapia, seguito da una somministrazione in monoterapia, vivono più a lungo senza peggioramento della malattia rispetto alle pazienti sottoposte alla sola chemioterapia.

Il carcinoma ovarico rappresenta, tra i tumori ginecologici, la forma a più elevata mortalità: si stima che ogni anno nel mondo venga diagnosticato a 220.000 donne, con circa 140.000 decessi ed esso rappresenta in termini di frequenza l’ottava forma di cancro diagnosticata e la settima causa di mortalità per tumore tra le donne.
Questa neoplasia è correlata a elevate concentrazioni plasmatiche del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), una proteina associata alla crescita e alla diffusione del tumore: il VEGF è infatti fondamentale nel meccanismo che stimola l'angiogenesi tumorale, un processo essenziale e necessario al tumore per poter crescere e diffondersi (metastatizzare) ad altre parti dell'organismo.
Il farmaco appena approvato inibisce in modo specifico proprio questa proteina, le cui concentrazioni elevate implica in particolare un rischio maggiore di ascite (versamento liquido patologico nella cavità addominale), un peggioramento della malattia e una prognosi in media infausta nelle donne che presentano questo carcinoma.

L’intervento chirurgico radicale per ottenere la maggior rimozione possibile del tumore, seguito dalla chemioterapia, rappresenta un pilastro importante a livello terapeutico, ma sfortunatamente la maggior parte dei casi viene diagnosticata in fase avanzata di malattia (quando il cancro è cresciuto o si è diffuso) e richiede pertanto un trattamento ulteriore. Il meccanismo d’azione specifico di bevacizumab consente al farmaco di poter essere combinato efficacemente con un'ampia serie di chemioterapie e di altri trattamenti oncologici.
Il medicinale, prodotto da Roche, viene somministrato in infusione endovenosa proprio in aggiunta alla chemioterapia per un massimo di sei cicli di trattamento, seguiti dall'uso continuato in monoterapia fino a progressione della malattia o per un massimo di 15 mesi o in presenza di una tossicità non sostenibile.
Il farmaco era già stato approvato negli USA per il trattamento del carcinoma del colon-retto in stadio avanzato nel 2004 e per le neoplasie che attaccano il rene, quelle del polmone non a piccole cellule e per il glioblastoma. In Europa Bevacizumab è approvato anche per il trattamento di stadi avanzati del tumore della mammella, oltre che, da oggi, dell’ovaio.

 
L.B.

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