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Lunedì 24 DICEMBRE 2018
I furbetti del dottor Beux



Gentile Direttore,
sono un Tecnico di Laboratorio di Roma e scrivo in merito all’intervista del presidente Beux  del 6 dicembre scorso. Sono uno dei 190.000 professionisti che devono iscriversi all’ordine e sentirci definire “furbetti” suona esagerato e improprio da parte di un presidente che dovrebbe essere solidale ed inclusivo.
 
Neanche i più critici hanno messo in dubbio l’obbligatorietà, anche se è la stessa legge ad essere ambigua quando prima parla di “necessità” e poi di “possibilità” di iscrizione. Poi dal 1 luglio è scattata la domanda: fino a quando ci si può iscrivere, visto che una procedura ha un inizio ed una fine? Il Ministero nella nota 2913 del 4/6 dice che le iscrizioni “avranno inizio dal 01/06 e termineranno a settembre 2019”, indicazione che poi cambiata in “subito”. Se un professionista ha letto la sola nota e quindi pensa di avere tempo, che facciamo? Avviamo la santa inquisizione? Ma sarebbe utile capire il perché c’è quel cambio di direzione.
 
Volendo, poi, parlare di economia, sappiamo che gli ordini sono enti pubblici non economici e finanziati esclusivamente con i contributi degli iscritti, che la legge prevede possano essere “diversificati, tenendo conto delle condizioni economiche e lavorative”. E’ evidente la spinta della FNO a far pagare la quota 2018 ma non c’è traccia di diversificazione. E se per caso si attestasse di non poter pagare la quota, che fanno? Pignorano la tv? Non ti iscrivono? Per non parlare dei 35€ di diritti di segreteria, che vengono pagati solo da chi non è iscritto alle AMR.E’ una gestione equa? Come faranno a pagare le AMR con quote associative simili o inferiori? Sarà possibile sapere come i 6.600.000€ verranno o sono stati spesi?
 
Per l’iscrizione la legge prevede la “la laurea abilitante, ovvero titolo equivalente o equipollente”. Perché nella procedura si è deciso di chiedere il primo titolo abilitante? Se ho la laurea metto quella, al contrario metterò il titolo che verrà valutato se abilitante o meno. Sicuramente molti casi di quasi idonei si risolverebbero subito…
 
Riguardo all’autocertificazione da dare dal 1/01/19, si ricorda che nella circolare si rafforzava la scelta con una “validazione legale”. Si pensa che ci saranno contenziosi? Si vuole intimorire perché lo “dice il legale”? Come dice la legge, visto che mancano decreti che disciplinano “tenuta degli albi, iscrizioni, riscossione ed erogazione contributi, gestione amministrativa e contabile”, valgono le disposizioni precedenti ed in particolare il dPR 221/50 che evidenzia come elementi essenziali per l’iscrizione la delibera del CD e il pagamento della tassa governativa.
 
Quindi finché questi due non sono perfezionati, il professionista non può considerarsi iscritto e quindi non è tenuto a pagare la quota associativa. Cosa prevede la procedura di iscrizione? Ordine: accoglie domanda e lo comunica al professionista per il completamento; Professionista: completa la domanda e paga il bollettino sia della tassa governativa e sia della quota associativa; Ordine: verifica il tutto, iscrive all’albo il professionista. E’ la stessa cosa di quanto prescritto dalla legge? Sembrerebbe proprio di no e quindi che facciamo? verifichiamo quale validazione legale è più forte? Facciamo testa o croce?
 
Infine ci pare di capire che la quota associativa comprende l’assicurazione collettiva per i TSRM. Perché tutti gli altri professionisti devono pagarla se non è prevista per loro? Perché non viene scontata? Alla fine saranno tutti gli altri a “regalarla” ai soli TSRM…equo? Forse…ma a senso unico!!
 
Qui non si tratta di fare i “furbetti”; qui non si va in mutande a non iscriversi; qui non ci si vuole non iscrivere…quello che si chiede è di utilizzare il buon senso, di essere inclusivi nei fatti e non solo a parole; rendere ciascuno protagonista di un ambio epocale, che magari non tutti comprendono. E non si pensi che essere inclusivi vuol dire dare la possibilità agli altri professionisti di votare “solo” senza potersi candidare e quindi provare ad incidere sulle scelte gestionali future. Questa possibilità rischia di provocare solo accordi di sottobanco fra qualche soggetto o singole professioni del tipo: “oggi sostengo te.. Domani sostieni me”.
 
Sarà determinante capire se si vuole percorrere una via inclusiva e credibile oppure intraprendere quella divisiva e della lotta che determinerà che un giudice terzo dirà chi sta nel giusto e chi no.
 
Questa seconda sarebbe la morte immediata dello stesso ordine e di quello spirito che a parole anche la FNO ha più volte ribadito: “tre sono le bussole che ci guidano nel mare delle incertezze che stiamo solcando: equità, solidarietà e rispetto dei vincoli normativi … una parola chiave…. È gradualità: …. Stiamo vivendo un periodo di transizione, lento ma inesorabile” (Dr. A. Beux, da Quotidiano Sanità 15/06/2018).
 
Dr. Antonio Di Nicola
TSLB Roma

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