quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Sabato 19 GENNAIO 2019
Lo Psicologo di Famiglia, tra prospettive e criticità. Viaggio all’interno delle Regioni per analizzarne l’evoluzione

La figura dello Psicologo di Cure Primarie (cosiddetto “Psicologo di Famiglia”) è una realtà operante nel nostro Paese che cresce nell’ottica di un differente approccio all’assistenza primaria. Sperimentazioni sussistono in diverse Regioni, ma dall’Ordine degli Psicologi auspicano un inquadramento nazionale. Medici e Pediatri, chiamati a collaborare con lo Psicologo nei loro studi, segnalano pro e criticità del ruolo.

L’evolversi delle problematicità legate alla Salute ha portato a mettere sempre di più l’accento sul potenziamento dell’assistenza territoriale come primo e più immediato presidio per le azioni di prevenzione e promozione della salute e quelle di cura ed assistenza. Già il “Patto per la Salute” del luglio 2014 indicava tra i principali obiettivi il potenziamento dell’assistenza territoriale (art.5), evidenziando la necessità di un “modello assistenziale orientato alla promozione attiva della salute, anche tramite l’educazione della popolazione ai corretti stili di vita, nonché all’assunzione del bisogno di salute prima dell’insorgere della malattia o prima che essa di manifesti o si aggravi, anche tramite una gestione attiva della cronicità”.
 
Proprio in quest’ottica, i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea, Dpcm 12 gennaio 2017) prevedono che: “Nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base, il Servizio sanitario nazionale garantisce, attraverso i propri servizi ed attraverso i medici ed i pediatri convenzionati, la gestione ambulatoriale e domiciliare delle patologie acute e croniche secondo la migliore pratica ed in accordo con il malato, inclusi gli interventi e le azioni di promozione e di tutela globale della salute”.
 
Ecco allora che si sviluppa una figura professionale nuova: lo Psicologo di Cure Primarie, comunemente definito “Psicologo di Famiglia”. Tre sono le Regioni in cui le sperimentazioni sono attive al momento: l’Umbria, in primis; la Regione Veneto, che tramite lo sforzo di piccoli e medi Comuni coadiuvati dall’impegno regionale, vede svilupparsi sperimentazioni importanti da molti anni; e infine la Puglia, dove la sperimentazione non si è fermata solo grazie all’impegno personale di un Medico di Medicina Generale (Mmg).  Altre Regioni, come la Liguria hanno partecipato a un bando europeo inerente questa figura senza riuscire a vincerlo; mentre in Sicilia gli Psicologi provano a replicare il modello umbro, aprendo un tavolo con l’Assessore regionale Razza e dei fondi sarebbero già stati stanziati.
 
Occorre però sottolineare come siano emerse nel passato numerose esperienze “micro”. “Negli anni scorsi – afferma infatti David Lazzari, del board del Consiglio Nazionale Ordini degli Psicologi (Cnop) - ci sono state molte sperimentazioni a livello “micro”. Per esempio io stesso per cinque anni ho lavorato in uno studio con sette Mmg, quindi sperimentazioni e collaborazioni ce ne sono state molte, ma non hanno avuto una dimensione pubblica e regionale. Ma sono usciti anche diversi libri su queste esperienze. Non c’è mai stata, però, una vera e propria cabina di regia nazionale che raccogliesse tutti questi dati, ma solo una lunga serie di testimonianze. Negli anni ci sono stati diversi convegni. Stiamo lavorando anche tenendo conto delle esperienze negli altri Paesi europei ma anche della nuova importanza che si registra nell’evoluzione delle Cure Primarie, che oggi passano dallo studio del Mmg che riceve il suo paziente da solo ad aggregazioni che cercano di dare tutta una serie di risposte. E quindi come altre figure sono state contemplate (infermiere di famiglia, etc)… è razionale e sensato immaginare di dare delle risposte psicologiche a questo livello. Esistono studi non solo di efficacia ma anche di costi/benefici. Per altro i nuovi Lea parlano del disagio psicologico in varie forme e in vari contesti; dunque intervenire con un’azione anche preventiva risulta fondamentale”.
 
Lo Psicologo di Famiglia
Lo “Psicologo di Famiglia” opererebbe al fianco del Mmg, ma è contemplata anche l’assistenza al Pediatra di Famiglia, intervenendo ad esempio sull’assistenza psicologica a casi cronici, come quelli affetti dal morbo di Alzheimer, oppure nell’assistenza ai minori problematici nel caso degli studi pediatrici. Il Sistema Sanitario, del resto, sin dalla sua istituzione fu sempre orientato alla tutela e alla promozione della Salute, piuttosto che esclusivamente alla diagnosi e alla cura: lo spostamento dell’asse dalla malattia alla salute e al “soggetto persona”, ha determinato la necessità di un’attenzione costante e fondante anche alle componenti di ordine psicologico - sociali, relazionali e comportamentali - che influenzano lo stato di Salute, così come la malattia e la molteplicità delle  dimensioni correlate ai percorsi  di cura. Recentemente si è cominciando a inquadrare dovutamente la figura professionale in particolare attraverso un tavolo congiunto Cnop-Fimmg-Fimp del giugno 2018.

“Attualmente – ci spiega Fulvio Giardina, Presidente Nazionale del Consiglio Nazionale Ordini degli Psicologi - purtroppo non esiste un modello condiviso. Bisognerebbe trovare più Mmg (5 o 6) che si consorzino, così che lo Psicologo di Famiglia possa inserirsi. Sono tuttavia discorsi ancora generali. C’è stata la disponibilità un anno fa della Fimmg che ritenne che la presenza dello Psicologo potesse allievare il loro lavoro, riducendo il numero delle visite. Mi auguro che a tutela della Salute dei cittadini, in particolare degli over65, questa figura emerga, è questo è il mio auspicio. Se noi andiamo negli ambulatori dei Mmg vediamo che sono pieni di anziani che chiedono solamente un conforto per i loro stili di vita, quindi questa figura secondo me è assolutamente necessaria”.

La sperimentazione umbra
In Umbria la sperimentazione del progetto “La psicologia nelle Cure Primarie” (Psicup) è iniziata nel maggio del 2018 grazie alla Dgr n°135 del 20 febbraio 2017 in cui si è dato mandato alle due aziende territoriali della Regione di attivare il progetto nella “Casa della salute di Trevi” e nella Aft di Marsciano.
Il modello sperimentale si fonda sull’adozione di interventi terapeutici evidence-based, multi-professionali e integrati (capaci cioè di coniugare tutte le istanze portate dal paziente, relative sia alle componenti fisiche che agli aspetti cognitivi ed emotivi) i quali consentono di affrontare in modo appropriato e tempestivo le patologie al loro esordio, di incrementare il benessere individuale e di diminuire  i costi del Ssn.

Nello specifico, la metodologia prevede un approccio collaborativo con il Mmg, che invia allo Psicologo tutti quei pazienti con sintomatologia lieve o moderata, conclamata o sospetta, per una valutazione ed una eventuale presa in carico.

“La sperimentazione – dichiara Antonella Micheletti, Psicologa dell’Ordine dell’Umbria che se ne è occupata in prima persona -, in questi primi 8 mesi, è stata accolta favorevolmente da tutti i Mmg e dai vari servizi coinvolti (Consultorio, Centri salute mentale, etc) ed ha riscosso un buon  gradimento da parte degli utenti. È emerso, inoltre, che le cure primarie sono un livello di setting adeguato per il trattamento di forme di disagio di lieve/moderata intensità, sia di tipo primario che conseguente a difficoltà di adattamento a patologie organiche concomitanti, croniche o episodiche. Alla fine del primo anno di sperimentazione verificheremo anche in dettaglio gli esiti di questo progetto”.

“Lo psicologo nelle cure primarie – sostiene Micheletti -  è, secondo me, il cambiamento fondamentale che il Ssn dovrebbe introdurre in quanto permetterebbe finalmente di rispondere veramente a tutti i bisogni di salute del cittadino in maniera integrata, precoce ed efficace. È ormai evidente a tutti, esperti del settore e cittadini, che il benessere psicologico è un aspetto della salute complessiva  e questo rende necessario che il Ministero della Salute faccia scelte innovative, di sistema, che vadano in questa direzione”.

Il caso della Puglia
In Puglia la prima sperimentazione è durata 18 mesi, conclusasi, l’esperienza è potuta proseguire per merito di un Mmg, Antonio Antonaci. “Il progetto – ci spiega Antonaci - è stato realizzato presso il distretto sociosanitario di Galatina, della Asl di Lecce in collaborazione con i servizi sociali dell’ambito. Ha coinvolto tre medici di famiglia e tre psicologi di comuni differenti dell’ambito. Durata 18 mesi. Si è concluso il 31 agosto 2018”.

“Lo psicologo (una dottoressa) – prosegue il Mmg pugliese - mi affiancava stando seduta accanto a me, nella mia stanza, durante tutto il tempo delle visite; quindi condivideva con me e con il paziente (oltre che con la mia collaboratrice di studio), ogni momento della visita, anche di quelle che nulla avevano a che vedere con il suo ruolo e la sua presenza lì. L’obiettivo era quello di far conoscere, far accettare, quindi proporre agli assistiti, la figura dello ‘psicologo di famiglia’”.

Antonaci segnala delle criticità, avendo dovuto combattere contro: “Contro diffidenza, pregiudizi, ignoranza e i luoghi ‘comuni’ della gente ‘comune’; alle persone, insomma, che affollano giornalmente gli studi dei Mmg. Lo psicologo a disposizione di tutti, con sue specifiche peculiarità e competenze, non è quello che ‘cura i pazzi’, è anch’egli un professionista della salute, che può essere di notevolissimo supporto nell’attività di una moderna assistenza ‘di base’; potendosi, pertanto, a pieno titolo, collocare nell’ambito delle cure primarie rivolte ai cittadini iscritti al Ssn”.

Il Mmg pugliese vuole segnalarci un caso particolare: “Emblematico – spiega Antonaci - il caso della giovane donna letteralmente catapultatasi, all’improvviso, nel mio studio, in un momento in cui era affollatissimo di pazienti in attesa, con una crisi d’ansia acuta per l’ennesimo episodio di stalking subito da parte del compagno, che aveva lasciato. Accoltala sul lettino dell’infermeria adiacente alla mia stanza, dopo averla valutata e stabilizzata dal punto di vista medico, l’ho affidata alla competente azione della psicologa, tornando in breve nella mia stanza, dove avevo lasciato un’altra persona. La psicologa l’ha aiutata concretamente, inquadrandone il caso, suggerendo, con le giuste parole, con la necessaria calma, il da farsi per stare meglio ed, infine, indirizzandola al Cav della Asl. Intanto, io ho avuto la possibilità di tornare ad occuparmi di ciò che, riguardo la salute i miei assistiti mi è più pertinente; senza disagi ulteriori per tutti e a beneficio di tutti. Quella signora ha risolto il suo problema, anche di salute; ed io il mio; ecco il messaggio da mandare ai miei colleghi. E poi, supporto psicologico ai malati cronici e neoplastici; sostegno preventivo a coloro che devono affrontare un intervento chirurgico, un programma di chemioterapia; e ai familiari di costoro! Ai familiari di malati gravi di Alzheimer, per esempio, che vivono uno stress psicologico, familiare e personale in genere, a volte, tremendo”.

Infine, Antonio Antonaci ha voluto far proseguire di sua volontà l’utilizzo di questa figura professionale: “Per i risultati raggiunti e le soddisfazioni professionali conseguite, finiti i 18 mesi di progetto, facendo uno sforzo economico, ho voluto continuare ad essere affiancato, almeno una volta la settimana, dalla psicologa del progetto; in attesa e nella viva speranza che qualcosa si muova a livello istituzionale. Anche per non disperdere il risultato che concretamente si è cominciato a vedere dopo il 12esimo/ 13esimo mese, cioè quello di veder considerare, da parte dei miei assistiti, la presenza del professionista psicologo, una risorsa dello studio, capace di fare, oggi, la differenza. Io ci credo”.

Il Veneto
“Il Veneto è stato un apripista – spiega Alessandro De Carlo, Presidente dell’Ordine degli Psicologi regionale -: da noi le sperimentazioni esistono da più di cinque anni. Le prime furono finanziate dai Comuni, in seguito subentrò la Regione finanziando un progetto sperimentale, i cui dati sono stati analizzati insieme all’Università di Padova. Abbiamo avuto una grossa partecipazione, anche in termini di utenti che hanno avuto accesso a questo strumento. I Comuni hanno poi costruito delle sperimentazioni sulla scorta della prima, che fu quella di Carmignano di Brenta (Padova), queste furono autonome, in collaborazione con quelle che dovevano essere le cosiddette Case della Salute e l’Ordine degli Psicologi fu parte coinvolta nell’operazione. Al momento è partita un’ultima sperimentazione a Castelfranco Veneto (Treviso), del tutto autonoma”.

La visione di Medici e Pediatri
“Lo Psicologo delle Cure Primarie è un termine molto generico – chiarisce Paolo Biasci, Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) -. Per noi specialisti pediatri che abbiamo in cura il bambino da 0 a 14 anni, si evince certo una necessità di potersi rivolgere a degli Psicologi preparati per affrontare le problematiche dell’età evolutiva. Voglio però sottolineare che il riferimento fondamentale per tutte le patologie emergenti della pediatria (il neurosviluppo, su cui lavoriamo anche con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss); i disturbi specifici dell’apprendimento, che negli ultimi anni si sono molto incrementati) necessitano di una diagnosi preliminare, svolta dal pediatra ma anche dal collega Neuropsichiatra infantile; per lo Psicologo il caso è diverso: può intervenire in determinati disturbi, ma non sono la maggior parte di quelli che ho citato. Tutto questo non prevede un accesso diretto a una figura professionale che è importante ma non è un Medico, non è uno specialista come l’età evolutiva richiederebbe. Lo Psicologo si inserisce sicuramente successivamente, ma non come prima battuta in queste situazioni particolari, anche perché negli adulti, nei maggiorenni è previsto un libero accesso mentre nei bambini questo è mediato dalla famiglia, dunque c’è sempre qualcuno che invia, che richiede una consulenza”.

“È chiaro – conclude Pier Luigi Bartoletti a nome della Fimmg - che chi opera nella Medicina Generale non può vedere negativamente la presenza dello Psicologo al suo fianco. Il punto è che queste funzioni nei nostri studi possono essere utili solo se vengono messi a disposizione determinati interventi economici. In un lavoro di equipe la figura dello Psicologo è quanto mai essenziale, il punto è chi lo sostiene economicamente, dunque questa figura non deve rimanere una sperimentazione locale, altrimenti è destinata a rimanere una esperienza marginale”.

 
Lorenzo Proia

© RIPRODUZIONE RISERVATA