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Lunedì 21 GENNAIO 2019
Legge 194. Relazione nuova, approccio vecchio



Gentile Direttore,
qualche giorno fa è stata presentata la relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della legge 194, che conferma la tendenza alla riduzione dei tassi di abortività e del numero delle IVG/anno; nel 2017 sono state 80.733. In particolare, la relazione ministeriale evidenzia la peculiarità tutta italiana dell’andamento dei tassi di abortività (1): quasi ovunque dopo la legalizzazione si ha una diminuzione progressiva, seguita da un plateau che si mantiene negli anni; in Italia, al contrario, dal 2005, i tassi di abortività diminuiscono significativamente di anno in anno.

Nella relazione si attribuisce tale riduzione ad una serie di fattori, primi fra tutti l’eliminazione dell’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza per le maggiorenni, nonché l’aumento dell’uso di contraccettivi e l’“uso estensivo del profilattico” per le minorenni.

Questa lettura dei dati non ci convince: come spiegare infatti la più netta riduzione dei tassi di abortività tra le minorenni, per le quali persiste l’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza? Non sono peraltro disponibili dati, se non limitati e frammentari, relativi alla vendita dei contraccettivi ormonali e dei condom che supportino questa spiegazione.

A nostro avviso, la caduta dei tassi di abortività dal 2005 potrebbe essere, almeno in parte, correlata con un aumento delle pratiche al di fuori della legge, che a partire da quegli anni ha coinciso con la possibilità di ricorrere ai metodi farmacologici, legati al commercio illegale, o all’uso “off label” del misoprostolo.

La relazione riporta una stabilizzazione del fenomeno della abortività clandestina, stimando nel 2017 un “ numero di aborti clandestini per le donne italiane compreso …. tra 12˙000 e 15˙000….e per le donne straniere …. tra 3˙000 e 5˙000” (15˙000 erano gli aborti clandestini stimati per le italiane nel 2005)”; in questo caso la stabilità dei numeri non costituisce affatto una stabilità del fenomeno: nel 2005 le IVG sono state 132.790 e dunque gli aborti clandestini hanno costituito poco più di 1/10 rispetto al totale; nel 2017, invece, i 12-15.000 aborti clandestini sono stati circa 1/5 rispetto alle 80.733 IVG legali, senza calcolare le 3.000-5.000 IVG stimate per le donne straniere.

Numeri importanti, dunque, ed una non stabilità del fenomeno, che pongono interrogativi sulle ricadute in termini di salute pubblica delle difficoltà che le donne incontrano nel momento in cui chiedono di interrompere una gravidanza non voluta; a conferma di ciò, va notato come i tassi di abortività più elevati si riscontrino proprio nelle aree geografiche nelle quali l’accesso all’IVG è meno ostacolato (2), mentre sono più alti al sud e nelle isole, dove si hanno maggiori difficoltà di accesso.

L’altro dato che si evidenzia dalla relazione ministeriale, è la grande difformità nella applicazione della legge, con differenze enormi non solo tra regione e regione, ma anche tra province diverse, in contrasto con i principi di universalità e di uguaglianza stabiliti dalla nostra costituzione e da un’altra legge che ha appena compiuto 40 anni, la 833 del 1978, che istituiva il Sistema Sanitario Nazionale.

Rimane pressoché stabile, invece, l’utilizzo della metodica farmacologica, che ci vede tra gli ultimi nei confronti internazionali: nel 2017 le IVG farmacologiche sono state il 17,8% del totale, a fronte di più del 90% in Finlandia e Svezia, più dell’80% in Norvegia e Scozia, più del 60% in Inghilterra e Galles, Francia, Danimarca, Portogallo, Islanda (3).

Sin dal 2011 le relazioni ministeriali hanno evidenziato la efficacia e la sicurezza del metodo, in linea con i dati riportati dagli altri paesi con maggiore e più antica esperienza rispetto a noi (in Francia e in Cina si pratica dal 1989). Le linee di indirizzo ministeriali sulla IVG farmacologica fanno riferimento alle linee guida della FDA, che nel marzo 2016, in relazione alla evidente sicurezza del metodo, sono state modificate raccomandando il regime di dispensazione a domicilio (4), più sicuro ed economico rispetto alla ospedalizzazione.

Nonostante questi dati, il Ministero della Salute raccomanda/impone tuttora, perpetrando una inammissibile inappropriatezza, il regime di ricovero ordinario dal momento dell’assunzione del mifepristone al momento dell’espulsione della gravidanza.

Purtroppo, anche in questa ultima relazione ministeriale i dati sull’obiezione di coscienza presentano una impostazione ideologica in contrapposizione polemica con i pochi professionisti che si fanno carico della applicazione della legge. Certamente i dati presentano una notevole difformità a livello regionale e sub-regionale, tuttavia va sottolineato che una valutazione del carico di lavoro dei medici non obiettori basata sulla sola contabilizzazione degli interventi denuncia la reale non conoscenza del lavoro svolto, del quale l’”intervento” costituisce la minima parte, e che, proprio per la sua peculiarità, richiede un impegno particolare difficilmente esprimibile in numeri: valutazione della salute della donna, ecografia, counselling sulle metodiche per l’aborto, eventuali consulenze, counselling sulla contraccezione post-ivg.

E’ evidente, dunque, come l’indicatore preso in esame dal Ministero, il “carico di lavoro settimanale”, riferito al solo numero di interventi, non prenda in considerazione né una relazione di cura complessa, non sempre facile, ne’ condizioni di lavoro spesso difficilissime soprattutto in alcuni contesti; è altresì evidente come il Ministero non si ponga assolutamente il problema di migliorare condizioni di lavoro per le quali l’Italia è già stata condannata dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali, sulla base di un ricorso presentato dalla CGIL (5).

Infine, come ogni anno, la relazione sottolinea l’importanza dei Consultori Familiari nella prevenzione e nel percorso IVG; si riferiscono i dati di un loro monitoraggio, con una presenza esigua sul territorio nazionale, lontana dall’obiettivo posto dal POMI di 1 consultorio ogni 20.000 abitanti; dobbiamo purtroppo denunciare per l’ennesima volta che si tratta di una stima fin troppo ottimistica, giacchè nella rilevazione sono stati inclusi centri vaccinali, neuropsichiatrie infantili e poliambulatori, che poco hanno a che vedere con i consultori (6).

Nella realtà oggi i consultori sono sempre di meno, sempre più dequalificati e con équipes ridotte all’osso, considerati dagli amministratori regionali interessati solo alla contabilità e ai numeri, meri poliambulatori di serie b, economicamente in cronica passività.

La 194 è la legge più monitorizzata nel nostro paese, tuttavia l’analisi della attuale e delle precedenti relazioni ministeriali ci porta a chiedere cosa ha comportato dopo tanti anni lo studio del fenomeno IVG, e quali sono stati i provvedimenti presi verso le criticità emerse.

Auspichiamo che la Ministra Grillo voglia dimostrare una effettiva discontinuità rispetto a chi l’ha preceduta, operando realmente per garantire alle donne i diritti riproduttivi, primo tra tutti il diritto a scegliere se, quando, come e quante volte diventare madre, prendendo misure finalizzate a:

−    garantire la gratuità della contraccezione, unica vera prevenzione del ricorso all’aborto;

−    consentire anche alle ragazze minori l’accesso alla contraccezione di emergenza senza obbligo di prescrizione;

−    migliorare l’accesso alla IVG farmacologica, permettendo il regime ambulatoriale e “at home”, come avviene nel resto del mondo, o il regime di “day hospital”,

−    eliminando finalmente la raccomandazione del regime di ricovero ordinario

−    sollecitare AIFA ad estendere il termine per l’IVG farmacologica del I trimestre da 49 a almeno 63 giorni

−    potenziare realmente la rete dei consultori familiari.

Tali istanze, presentate nel 2016 dalla Associazione AMICA (7) in una lettera aperta alla allora Ministra della Salute Lorenzin, sono contenute in un’interrogazione urgente posta alla Ministra Grillo dalla senatrice Bonino. Ci auguriamo che la Ministra voglia accoglierle, incontrando gli operatori sanitari che assicurano l’applicazione della legge, nell’ottica di un reale superamento delle diseguaglianze e delle disparità rilevate nelle varie regioni, al fine di garantire l’appropriatezza delle procedure, obiettivo primario per la sanità pubblica.

Dott.ssa Mirella Parachini
Dott.ssa Anna Pompili

Ginecologhe di:
AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e aborto)

Associazione Luca Coscioni
 
 1 http://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioPubblicazioniDonna.jsp?lingua=italiano&id=2807, fig. 2 pag.2
 2 cfr. fig. 10 a pag 16 della relazione ministeriale
3 Riina Korjamo, FIAPAC 2018
4  Food and Drug Administration: “Mifepristone/misoprostol abortion protocol”, march 2016
5  http://www.cgil.it/admin_nv47t8g34/wp-content/uploads/2016/04/cc-91-2013-dadmissandmerits-en.pdf.pdf
6  http://www.salute.gov.it/portale/fertility/consultoriFertility.jsp?lingua=italiano&id=4597&area=fertilita&menu=consultori
7  https://www.amicacontraccezioneaborto.it/iniziative/lettera-aperta-alla-ministra-della-salute-beatrice-lorenzin/

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